La fede, forza nella debolezza

Foto di Inés Álvarez Fdez su Unsplash
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16 marzo 2023

Dal Vangelo secondo Marco - Mc 9,14-29 (Lezionario di Bose)

In quel tempo Gesù 14arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. 15E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. 16Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». 17E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. 18Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». 19Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». 20E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. 21Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia; 22anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». 23Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». 24Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». 25Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». 26Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». 27Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
28Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». 29Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».


Nel vangelo che meditiamo oggi è racchiusa una della più belle professioni di fede: “Credo, aiutami nella mia incredulità” (v.22). È “uno della folla” che grida ad alta voce questa invocazione a Gesù e come molte volte nei vangeli spesso i personaggi non hanno nome per indicare che potremmo anche essere noi. 

La nostra fede è sempre vacillante: è sì una certezza della nostra vita, ma è anche sempre in ricerca e a volte viene smentita da noi, dagli altri, dagli eventi. Fede che sempre deve essere rinnovata, che non va da sé perché è qualcosa di più grande di noi, che va oltre ed è dono che riceviamo dal Signore. 

La Lettera agli Ebrei ci ricorda che “la fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quella che non si vedono” (Eb 11,1). La fede è racchiusa nella speranza, nell’attesa e nell’amore del Signore. La fede è qualcosa che abita il cuore, che a volte sentiamo più intensa, e a volte sembra affievolirsi e spegnersi, ma sempre restano le braci che un soffio leggero può riaccendere. Un ricordo, una preghiera, un attimo di silenzio, una parola dell’evangelo, la cura o la riflessione di un amico, il dono del Signore che continua a cercarci, che si affatica nel cercarci, ma sempre anche non si stanca di cercarci… e la fede può risvegliarsi, risorgere seppur piccola come un granello di senape, che il è il più piccolo di tutti i semi!

Quest’uomo della folla è il padre di un figlio posseduto da uno spirito muto, che lo porta da Gesù. Lì si instaura un dialogo tra Gesù è questo padre.

Queste narrazioni intense di guarigioni ci sembrano strane e fanno apparire un lato quasi “miracolistico” di Gesù. Gesù certo incontra malati e li guarisce, porta loro una salvezza piena anche del corpo. Ma lui era Gesù: e noi?

Noi non operiamo miracoli e sono tante le situazioni in cui ci sentiamo impotenti e dobbiamo accettare la cruda realtà della malattia e della morte. Ma credo che potremmo appropriarci di più di una forza che viene dalla fede, e la vera domanda è: ci crediamo ancora nella potenza della fede? O la fede è per noi sempre più una dimensione orizzontale, un modo di comportarci, una disciplina di vita?

Certo, anche questo è molto importante, è Gesù stesso ad interpellarci e guidarci su come vivere con i nostri fratelli e sorelle in umanità. Ma dentro di noi alberga ancora quel desiderio di qualcosa di più; crediamo davvero che è il Signore che salva? Senza scivolare nel miracolismo, nella corsa dietro a eventi di guarigione, penso che possiamo coltivare e custodire dentro di noi una fede più forte, una fede che crede che la forza viene dal Signore e che nei nostri vasi di creta si può manifestare la salvezza che viene dal Signore, da lui solo.

Certo la nostra responsabilità e operosità umana non vengono e non devono venire meno, ma restano davanti a noi le parole di oggi: “Tutto è possibile a chi crede” (v. 23)

sorella Roberta


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