Scegliere la vita
20 marzo 2023
Dal Vangelo secondo Marco - Mc 10,1-16 (Lezionario di Bose)
In quel tempo1 Gesù venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. 2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
Mi sembra che non si possa capire il delicato discorso della separazione coniugale esposta da Gesù a partire dalla domanda dei Farisei, se non ci si sofferma sul modo di pensare la propria fede e le
nostre immagini di Dio.
Quando i Farisei chiedono “se è lecito” secondo la Torà, rivelano a Gesù il loro approccio alla Torà e l’immagine di Dio che ne consegue. Chi è il Dio di quei farisei? Un Dio che dà delle norme comportamentali alle quali si aderisce per essere giusti, poco importa la relazione con gli altri, per esempio sono senza scrupoli nel mettere un uomo, Gesù, alla prova per condannarlo o nel ripudiare la moglie. Ma come dice l’apostolo Giovanni “Se uno dice “io amo Dio” e odia suo fratello è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede.” (I Gv 4,20)
Come invece Gesù conosce il suo Dio?
È un Dio i cui comandi sono mezzi per far crescere la vita grazie alle relazioni di amore rispettoso: Come sta scritto “Vedi, io pongo davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Oggi perciò ti comando di amare il Signore, tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandamenti (le sue parole), le sue leggi e le sue norme, perché tu viva.” (Dt 30,15)
Scegliere la vita implica cercare, nella relazione con il Signore con l’invocazione incessante del suo Spirito, il senso profondo delle Sue parole. Davanti alla legge del ripudio, Gesù ritorna all’intento del creatore: “Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina… e i due diventeranno una carne sola. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Se la mia fede ha come immagine un Dio che aspetta l’essere umano al varco della sua debolezza per condannarlo, allora riduco la mia fede a una morale religiosa che mi allontana dalla vita voluta dal Dio di Gesù a una via di morte perché compirei il comando per sentirmi giustificata dalla mia bella condotta come i farisei del nostro testo. Cosa dice Gesù ai suoi discepoli?
Se un uomo o una donna si separa dal suo coniuge, la relazione chiamata all’unione rispettosa delle differenze (diventeranno una carne sola), che produce una pienezza di vita e di senso, è messa a morte (con l’adulterio). È il tradimento della chiamata a crescere nell’amore reciproco, tradimento dell’altra e di sé. Gesù non sminuisce la radicalità della parola di Dio, perché la vita e la morte sono radicali, ma non pronuncia nessuna condanna verso la povertà e la fragilità del nostro amore : “Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno, perché non sono venuto per condannare il mondo ma per salvarlo.” (Gv12,47)
Ci chiama alla verità a riconoscere l’indurimento del nostro cuore, la nostra difficoltà a crescere. Ci chiede di avere il coraggio di abbandonare l’immagine di un Dio perverso che crea l’uomo fragile per poterlo punire! O di un Dio che ci giustifica soltanto in merito alla nostra irreprensibilità. Ci chiede di cogliere il suo invito incessante alla vita accettando la sua salvezza incondizionata con il suo perdono, allora ci rialzeremo con umiltà e più sapienza di vita. Non siamo condannati ai nostri fallimenti.
È questa semplicità di cuore che il Signore riconosce nei bambini che vuole benedire.
sorella Sylvie