Il patentino?

Foto di Rene Böhmer su Unsplash
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28 marzo 2023

Dal Vangelo secondo Marco - Mc 11,27-33 (Lezionario di Bose)

In quel tempo Gesù e i suoi discepoli, 27andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani 28e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farle?». 29Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. 30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». 31Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: «Dal cielo», risponderà: «Perché allora non gli avete creduto?». 32Diciamo dunque: «Dagli uomini»?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. 33Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».


L’arrivo di Gesù a Gerusalemme è iniziato piuttosto male: acclamato certo da una folla sul monte degli Ulivi, ha dovuto constatare che il tempio, da casa di preghiera per tutte le genti, era diventato un covo di ladri (cf. Mc 11,17), per cui ha fatto piazza pulita dei mercanti e delle tavole dei cambiamonete. L’episodio del fico sterile seccato dalla parola di Gesù (cf. Mc 11,12-14.20-26) non ha fatto che esplicitare il gesto compiuto da Gesù nel tempio: ciò che era preso di mira nella parola contro il fico non era il fico in sé, bensì il tempio e ciò che era diventato.

Ora Gesù è tornato nel tempio, unico luogo di Gerusalemme, che lo interessa. Egli “cammina”, o “passeggia” nel tempio come in principio anche Dio aveva “passeggiato” nel giardino di Eden in cerca dell’essere umano, chiamando: “Dove sei?” (Gen 3,8-9). Che anche Gesù cerchi l’essere umano? Nel tempio, lo si dovrebbe pur trovare, poiché è il luogo fissato da Dio per incontrarvi le sue creature.

Ma Gesù non vi trova l’umano, incontra invece il mondo dei funzionari: addetti ai sacrifici, specialisti dei codici giuridici, gente del potere religioso, la cui unica preoccupazione di fronte al “caso” Gesù è quella del “patentino”: in nome di chi fai questo, chi te ne ha dato l’autorizzazione?

Da maestro ebreo Gesù risponde ponendo una controdomanda, ma da vero maestro non si accontenta di quest’altra domanda: essa contiene in sé – per chi la vuol intendere – la risposta alla domanda dell’apparato burocratico. “Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?” (Mc 11,30). La domanda non intende mettere gli interlocutori di Gesù in imbarazzo, anche se poi sarà questo il risultato: essi resteranno fra la loro voglia di non fare brutta figura e la loro paura della folla.

In realtà, con questa domanda Gesù indica l’origine della sua autorevolezza, più ancora della sua autorità: è il battesimo di Giovanni. Esso però non è l’origine, è il vettore col quale Gesù è stato rivestito di autorità. Ricordiamo ciò che allora avvenne per Gesù: i cieli si squarciarono, scrive Marco, e lo Spirito santo scese su di lui come colomba, mentre dal cielo una voce proclamava: “Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento” (Mc 1,10-11). 

Nel suo battesimo Gesù prese coscienza della sua particolare figliolanza divina, figliolanza che espresse poi nella maniera a lui tutta particolare di rivolgersi a Dio quando pregava, chiamandolo Abba, “babbo, papà” (Mc 14,36), espressione che nessuno oserà riprendere, ma che rivela l’intensa intimità della relazione che Gesù intrattiene con Dio, suo Padre.

Tuttavia, se le autorità non rispondono è per un altro motivo ancora: tacciono anche per volontà di Marco che vuole così lasciare ai suoi lettori, a noi, la facoltà di rispondere. Tocca a noi, in fin dei conti, decidere se l’autorevolezza di Gesù viene da Dio o dagli uomini, e dunque scegliere se vogliamo accogliere o rifiutare colui che il Padre ha mandato perché avessimo in lui la vita in pienezza e la gioia.

fratel Daniel


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