Homo-humus-humilis

Foto di Bernd Dittrich su Unsplash
Foto di Bernd Dittrich su Unsplash

29 marzo 2023

Dal Vangelo secondo Marco - Mc 12,1-12 (Lezionario di Bose)

In quel tempo Gesù 1 si mise a parlare loro con parabole: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 2Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. 3Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. 4Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. 5Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. 6Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio!». 7Ma quei contadini dissero tra loro: «Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra!». 8Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. 9Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. 10Non avete letto questa Scrittura:

La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d'angolo;
11questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi?».


12E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.


Il problema non è la produttività della vigna, ma i vignaiuoli, il loro voler decidere dove va il raccolto, come e da chi viene utilizzato. Alla fine vengono sostituiti i vignaioli, non distrutta la vigna! Perdono sé stessi, la vigna continua ad essere oggetto di amore attento e, proprio per questo, sarà curata da altri. Va in frantumi il loro sogno, diventato pretesa, che la vigna esista in funzione loro, senza altri riferimenti né gestioni possibili.
Si inizia con una fiducia che dura nel tempo: dopo tanto lavoro e cure, un Padrone lontano che si fa avanti solo “al tempo opportuno”, si fida del lavoro dei suoi affittuari e del loro senso di ciò che è giusto. Poi si prende cura anche di loro con pazienza e disponibilità, in un “fino a dove” umanamente eccessivo e insensato, che fa pensare alle considerazioni di Paolo su sapienza di Dio e sapienza degli uomini: la pazzia della predicazione come strumento per salvare gli uomini, qui sembra essere la pazzia del semplice chiedere, aspettandosi giustizia e rispetto, come modo di relazione con loro (cfr. 1Cor 1,21.25).
Invece riceve un rifiuto incomprensibile, forse motivato dalla lettura distorta di un Dio Padrone a cui bisogna negare e strappare con la violenza per avere qualcosa per sé: non un lavoro/servizio reso possibile dall’affitto concesso, ma schiavitù da cui ci si ha il diritto di liberarsi, con azioni dettate non dal “in relazione con…”, ma in difesa di sé.
Una serie di Venute in questa situazione di disobbedienza e rifiuto, tutte e fin dall’inizio “non per i sani ma per i malati”. Non viene il Padrone, manda prima degli inviati, non riconosciuti né accettati come tali, poi il figlio, come estremo tentativo gratuito.
La Venuta del Padrone (quando verrà?) ristabilisce la giustizia, ma l’appello attuale è ad ascoltare la Parola: riconoscere l’opera del Signore e accogliere l’Ucciso come “pietra angolare” anziché subirlo come sasso che sfracella. Pietra angolare che prima è stata scartata: l’accoglienza è sempre un punto successivo rispetto all’Invio, effetto di pentimento e conversione.
La parabola, svelamento di situazione e appello alla conversione, fornisce il modello e la possibilità della risposta: la via dell’amore, Cristo consegnato, che rischia la sua vita per incontrare ed accogliere gli uomini e dare loro ancora una chance.
Andando al di là (o al di dentro?) della parabola, mi interrogo sulla genesi di un tale comportamento, su cosa evitare e dove lottare, in una vita credente.
Forti del proprio lavoro, ciò che è stato affidato e che rimane proprietà di un Altro, può essere vissuto come diritto acquisito che toglie il limite, rende tutto lecito. Il ripetuto non ascolto degli inviati/servi, conduce all’impensabile, al rifiuto radicale.
Non accogliere l’Erede ma sostituirsi a lui, volersi impadronire dell’eredità è il più grave dei “peccati capitali”, risultato e causa di tutti gli altri, il “grande peccato” (Sal 19,14;), superbia e orgoglio, narcisismo. Super-manifestazione di sé, innalzamento di sé anche nel rapporto con Dio. Super-bia, super-bios, vita sovra-considerata e perdita del senso della realtà e dell’umiltà. 

Ilario di Poitiers dice : “Umile è colui che si ricorda di essere uomo”.9.


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