Avviciniamoci
3 aprile 2023
Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 21,12-17 (Lezionario di Bose)
In quel tempo12Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: «Sta scritto:
La mia casa sarà chiamata casa di preghiera.
Voi invece ne fateun covo di ladri».
14Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. 15Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, 16e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto:
Dalla bocca di bambini e di lattanti
hai tratto per te una lode?».
17Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.
Gesù ha camminato tutta la vita. Con una meta chiara, e con un desiderio profondo nel cuore: rivelare il volto più vero del Padre, il volto della misericordia. E di rivelarlo alla totalità, senza confini, a ogni uomo e donna. Per questo ha camminato, vissuto, incontrato. Ora la meta, Gerusalemme, è raggiunta, ma il suo desiderio profondo non si è estinto e non si estinguerà mai: ancora oggi ci incontra attraverso la sua Parola e attraverso uomini e donne che portano un riflesso di questo amore smisurato e ce lo comunicano.
A Gerusalemme, meta del viaggio, la città santa, subito Gesù entra nel tempio, il luogo dell’incontro con Dio, di fronte al quale l’uomo può ritrovare sé stesso. Non ci viene detto il motivo ma subito, quasi fosse un tutt’uno con l’entrare, viene precisato il gesto che Gesù compie: scaccia quelli che “vendevano e compravano” (v. 12). Gesù ha un fine ben preciso, sembra quasi spinto da un’urgenza: quella di compiere la volontà del Padre, che qui nel tempio è negata.
Il tempio dovrebbe essere luogo di invocazione, “la mia casa sarà chiamata casa di preghiera” (v. 13; Is 56,7), un luogo in cui innalzare richieste con fiduciosa attesa, in cui affidare a Dio, con assoluto abbandono, le nostre gioie, i dolori, le fatiche, le sofferenze, quindi il luogo della rivelazione dell’assoluto e gratuito amore di Dio. Questa volontà di Dio, questa sua intenzione, a causa dell’agire dell’uomo, non si realizza, anzi, viene pervertita e il tempio diviene luogo in cui di questa richiesta e invocazione fiduciosa ci si approfitta e la si rende merce di scambio. Il tempio è ridotto a mercato, “un covo di ladri” (v. 13; cf. Ger 7,11), un luogo di pura compravendita, di cui Dio diviene l’oggetto.
A questo Gesù non può assistere inerte e silenzioso, non può perché è la sua stessa vita, come l’ha vissuta, che si oppone a questa logica dello scambio. La sua vita è dono totale e gratuito per l’umanità tutta, in comunione con la volontà del Padre. Dono per amore che dalla croce raggiunge tutti liberando da schiavitù e peccato. Gesù è gratuità, è il volto della gratuità della misericordia. Ora, nel tempio non può accettare che ciò da cui lui è venuto gratuitamente a liberare, divenga oggetto di cui approfittare per sfruttare chi è nel bisogno.
Gesù fa un gesto forte: “scaccia” chi riduce il rapporto con Dio a equo e giusto scambio commerciale, scaccia chi teme l’eccesso, il di più dell’amore. L’amore di Dio, la sua misericordia che incontra e copre la nostra miseria, è sproporzionato, sconfina, non ha un’unità di misura per poterlo “vendere e comprare” (cf. v. 12), è un amore senza calcolo.
Alla fine del nostro cammino di quaresima, carichi di pesanti fardelli di mancanze e infedeltà, cosa ne facciamo? Quale Dio ci aspettiamo di incontrare nella “casa di preghiera”? Gesù, immagine del Padre, oggi, in procinto di salire sulla croce, ha l’urgenza di ricordarci con forza la verità di un Dio Padre che “perdona la nostra iniquità e non ricorda più il nostro peccato” (cf. Ger 31,34), di un Dio Padre che ama senza misura.
Seguiamo Gesù in questa santa settimana con la fiducia dell’incontro con questo Dio di Gesù, con la fede di chi nel tempio, liberato dalla compravendita, può avvicinarsi a Gesù, “ciechi e storpi” (v. 14), bisognosi, piccoli, coloro che non hanno nulla da vendere o comprare, solo sono mancanti. L’ amore di Gesù non ha cancelli o barriere protettive. Lo spazio è stato aperto, ora attende solo che noi ci “avviciniamo” (cf. v. 14).
sorella Elisa