Disseppellire Dio

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7 aprile 2023

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 26,17-25 (Lezionario di Bose)

In quel tempo 38Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. 39Vi andò anche Nicodèmo - quello che in precedenza era andato da lui di notte - e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. 40Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. 41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. 42Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.


“Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani – ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza … Tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento – invece di salvare te, mio Dio”. 

Parole audaci queste di Etty Hillesum immortalate nel suo diario nel 1942. Parole che diventano preghiera e che possono accompagnare questo Venerdì santo in cui ripercorriamo la via della croce, attraverso cui Gesù sperimenta il dolore umano, l’angoscia, tutta la sua debolezza, la sua impotenza di fronte al male premeditato, orchestrato, consumato con violenza e orrore. Parole che possono commentare i gesti, altrettanto audaci, di due uomini che, morto il loro Maestro sulla croce, escono allo scoperto dopo un discepolato di “latitanza”: Giuseppe di Arimatea “discepolo di Gesù, ma di nascosto”, e Nicodemo “quello che in precedenza era andato da Gesù di notte”, per non essere scoperto in flagrante. A Nicodemo Gesù aveva parlato della necessità di “rinascere dallo Spirito” (cf. Gv 3), ora lui e Giuseppe attendono quella rinascita nel sepolcro nuovo di quel giardino, che accoglie le spoglie martoriate di Gesù.

In un tempo in cui solo occhi pieni di lacrime di donne, amiche e discepole del Nazareno, hanno contemplato lo “spettacolo” della crocifissione, ecco la rinascita di due uomini, che già profumano di Pasqua, già sperimentano il loro passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita. Non è più tempo di precauzioni, di tentennamenti, di vite sepolte nella paura: le cento libbre di oli aromatici, “circa trenta chili di una mistura di mirra e aloe” non passano inosservati. 

Nell’atto dolce della sepoltura questi discepoli in realtà stanno difendendo il piccolo pezzo di Dio che è dentro di loro, stanno aiutando Dio a risorgere, stanno disseppellendo Dio dai cuori devastati di altri uomini. Attraverso gesti di amore e di cura cercano di far spazio dentro di loro a quell’amore che hanno appreso dal Rabbì di Nazaret, amore vissuto come nessuno mai. Con la loro resurrezione stanno forzando l’alba della resurrezione di Gesù a sorgere. Il Padre non abbandonerà il Figlio nella tomba. Allora il giardino fiorirà a festa. 

fratel Giandomenico


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