“Simone, mi ami?”
15 aprile 2023
Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 21,15-23 (Lezionario di Bose)
In quel tempo,15Gesù disse a Simon Pietro: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pascola le mie pecore". 17Gli disse per la terza volta: "Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: "Mi vuoi bene?", e gli disse: "Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi". 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: "Seguimi".
20Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: "Signore, chi è che ti tradisce?". 21Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: "Signore, che cosa sarà di lui?". 22Gesù gli rispose: "Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi". 23Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: "Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?".
Oggi ci è narrata l’esperienza personale di Pietro con Gesù risorto. L’incontro non è diverso da quelli che aveva vissuto con lui nella loro vita comune: come allora, Gesù lo interroga, lo chiama a seguirlo, a ricominciare la sequela dietro a lui e lo conferma nel servizio delle sue pecore.
Ma questa pagina è anche la conclusione del quarto Vangelo, una sorta di verbum adbreviatum del Vangelo rivolto a tutti: se ami il Signore Gesù, parola fatta carne, icona e dimora del Dio invisibile, prenditi cura degli esseri umani perché tutti sono o saranno sue pecore, a cominciare dal suo piccolo gregge di pecore smarrite e già ritrovate.
Tre volte Gesù chiede a Pietro: “Mi ami tu? Mi vuoi bene?”. Per chi ha incontrato con fede Gesù, l’amore per lui è la prova che grazie a lui ha conosciuto qualcosa dell’amore infinito di Dio per ciascuna/o e per tutti. Perché l’amore totalmente gratuito e liberante di Dio per noi è sempre all’origine di ogni parola che ascoltiamo da lui, come attesta lo Shemà, la preghiera per eccellenza di Israele: “Ascolta, Israele: Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Amerai dunque il Signore tuo Dio…” (Dt 6,4) e poi il prossimo tuo come te stesso. Gesù lo chiede a Pietro tre volte: attenzione, non gli chiede di amarlo, gli chiedese lo ama, per potergli affidare gli esseri umani.
Gesù non ci chiede di amarlo, ma di amare. E questa triplice ripetizione amareggia Pietro che per la prima volta incontra Gesù a tu per tu dopo il suo rinnegamento. Perché essa è memoria del triplice tradimento di Pietro sulla soglia della passione di Gesù, quando lo rinnegò abbandonandolo ai suoi nemici mortali (cf. Gv 18,15-18.25-27). Ma ne anche è la trasfigurazione operata dal perdono di Gesù, l’occasione in cui Gesù fa della memoria di quel vertiginoso tradimento il luogo per riaffermare il suo amore ricreatore per Pietro e ridargli la possibilità di ridire il suo amore per Gesù: perché “dove il peccato abbondò, di più abbondò la grazia” (Rm 5,20). Ed è così che noi tutti, se viviamo nel suo amore, sappiamo che i nostri rinnegamenti e tradimenti dell’amore di Dio sono coperti dal suo perdono, che è amore eternamente fedele per noi che non mai si stanca di richiamarci a seguirlo per amore.
Ma la triplice ripetizione evoca anche una totalità: che con tutto noi stessi siamo chiamati ad amare Dio come lo Shemà ci insegna: col cuore, l’anima, le forze, la mente (cf. Dt 6,4). E chiamando Pietro alla cura delle sue pecore, conferma che amare Dio e il prossimo è un solo comandamento. Se custodiamo l’amore per Gesù e la sua parola, questo amore ci farà custodire coloro che ci sono affidati e che gli appartengono per sempre.
Ma al cuore di questo riassunto del vangelo c’è anche la nuova confessione di Pietro: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene!”: la fede, come per la samaritana e per il salmo 139 , si appoggia sul fatto meraviglioso di essere conosciuti dal Signore e non sulla nostra sempre povera conoscenza di lui. E questa confessione, insieme all’altra: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna” (Gv 6,68), fanno di Pietro soprattutto il discepolo: peccatore, eppure, grazie allo Spirito santo, sempre di nuovo perdonato e amante fedele di Gesù.
sorella Maria