“Va’, tuo figlio vive!”

Foto di Fuu J su Unsplash
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22 aprile 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 4,43-54 (Lezionario di Bose)

In quel tempo 43Gesù, partì di là per la Galilea. 44Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. 45Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.
46Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. 47Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. 48Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». 49Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». 50Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. 51Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». 52Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». 53Il padre riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. 54Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.


Gesù è in viaggio dalla Giudea alla Galilea, più precisamente va a Cana di Galilea. Anche il funzionario del re, l’altro protagonista, si mette in cammino da Cafarnao verso Cana per incontrare Gesù e ripete con insistenza l’invito a Gesù di andare a Cafarnao dal figlio malato. La vita racchiude in sé questa dinamica di movimento che porta la possibilità di incontri, di relazioni che aprono prospettive di vita inattese e nuove.

Gesù di fronte alla richiesta del funzionario quasi sbotta: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete” (v. 48), quasi come sconsolato, perché si sente non capito; ma sempre ascoltando l’invocazione di questo padre gli dice: “Va’, tuo figlio vive” (v. 50) e con sorpresa, ma anche naturalezza il funzionario-padre crede alla parola di Gesù e si mette in cammino senza pretendere che Gesù lo segua. Credere alla parola di Gesù è la strada che ci mette nel cammino che porta alla vita

Questo funzionario, un pagano, diventa esempio di fede che proprio in questi giorni pasquali ci viene ricordata con la benedizione che il risorto rivolge a Tommaso: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che pur non avendo visto crederanno!” (Gv 20,29) e la lettera di Pietro ci ricorda: “Voi lo amate, pur senza averlo visto e senza vederlo credete in lui” (1Pt 1,8). Il funzionario solo dopo avrà la certezza che la parola di Gesù si è compiuta, con una conferma precisa di tempo e di ora e la sua fede si rafforza e si estende a tutta la famiglia. Nel vangelo di Luca è Maria la figura del credente: “Beata colei che ha creduto all’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45). 

Gesù continua a camminare sanando e facendo del bene e chiede anche a noi di conformarci alla sua umanità coltivando lo sguardo di chi sa vedere l’invisibile e riceve la luce che si irradia dal Signore risorto. 

E quando noi riceviamo il messaggio di un’amica, di una mamma che ha il suo piccolo nato da poco che è grave, in terapia intensiva? Come vorremmo saper attingere alla potenza del Signore che risana e guarisce, come vorremmo che il Signore Gesù fosse qui vicino a noi e potesse ancora dire: “Va’, tuo figlio vive!”.

Restiamo invece solo con la nostra impotenza, con la nostra miseria, con la nostra poca fede e così prostrati dalla nostra povertà umana non possiamo che continuare ad alzare lo sguardo e tendere le mani verso il nostro Signore crocifisso e risorto che attraverso il mistero della risurrezione ci ha promesso che la vita è più forte della morte, che la vita continuerà in un “oltre” che noi non sappiamo spiegare e immaginare. Sì, il legame tra terra e cielo è più forte di quanto noi possiamo pensare e sentire e il Signore ci attende tutti per asciugare ogni lacrima dai nostri occhi. Questo tempo pasquale sia il tempo per rafforzare dentro di noi questa fede, questa fiducia, questa speranza: malattia, sofferenza, dolore, morte, soprattutto di chi è piccolo e innocente, non hanno l’ultima parola, ma ogni vita e tutta l’umanità cammina verso il regno, verso il luogo di salvezza e di vita vera dove il Signore ci custodirà per sempre.

sorella Roberta


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