Quale fame ci abita?
27 aprile 2023
Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 6,1-15 (Lezionario di Bose)
In quel tempo1 Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. 3Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
5Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. 7Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9«C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». 10Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 12E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». 13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». 15Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Oggi cominciamo a leggere una parte dell’evangelo di Giovanni incentrata sul tema del “pane di vita”. Questa parte ci accompagnerà per parecchi giorni e inizia con il miracolo più narrato nei vangeli: la moltiplicazione dei pani. Lo troviamo infatti descritto in tutti quattro gli evangeli. Inoltre, nell’evangelo secondo Matteo e nell’evangelo secondo Marco lo troviamo addirittura due volte.
Ma se è vero che ogni evangelista dà una sua lettura particolare di questo avvenimento, per l'evangelista Giovanni le specificità sono ancora più marcate. Quella che forse è la più evidente delle peculiarità giovannee è che quello che siamo soliti chiamare il miracolo della moltiplicazione dei pani da Giovanni è chiamato “segno”. Invano cercheremo infatti nel nostro testo il termine miracolo, mentre invece vi troviamo sia all'inizio che alla fine il termine segno. All'inizio è detto che una grande folla seguiva Gesù perché vedeva i segni compiuti sugli infermi e alla fine viene detto che la gente, visto il segno che aveva compiuto Gesù, voleva farlo re.
E per noi cosa rappresentano i segni compiuti da Gesù? Siamo affamati di vedere segni? Quale fame ci abita al punto da farci accostare all’evangelo? È una fame di pane, una fame di senso, o di quale ricerca si tratta?
Ma la cosa interessante del nostro testo è che, ieri come oggi, è Gesù a interessarsi del fatto che coloro che lo seguono siano sfamati. È Gesù che oggi si interessa a noi, alla nostra fame, al darci da mangiare, ai nostri bisogni e alle nostre attese. Ma se è vero che Gesù si interessa a noi è altrettanto vero che non acconsente facilmente alle nostre attese e ai nostri desideri. Soprattutto se questi desideri puntano a fare di lui ciò che noi vogliamo e non a fare di noi ciò che lui vuole.
Il testo lo mostra molto bene. Infatti, la gente che seguiva Gesù, dopo essere stata sfamata, cerca di prenderlo per farlo re, ma Gesù non acconsente e se ne va ritirandosi tutto solo sul monte. Ma se Gesù non acconsente ai desideri della folla il testo evidenzia come sia molto più esigente con i suoi discepoli. È più esigente con Filippo al punto da metterlo alla prova. Gesù sembra addirittura indurlo in tentazione chiedendogli dove trovare il pane per sfamare la gente. Anche con Andrea fa all'incirca lo stesso non rispondendo per nulla al suo mostrargli il poco cibo messo a disposizione da un ragazzo.
Ma oggi Gesù è particolarmente esigente anche con noi. Gesù ci mostra un segno, e noi dobbiamo guardare a questo segno in quanto indicatore di qualcos'altro (questo, infatti, è il significato di segno). Dobbiamo guardare non tanto alle nostre attese nei confronti di Gesù, ma al suo non acconsentire alle nostre attese ogni qualvolta queste attese non si accordano con la sua proposta, con il suo volerci sfamare non solo di pane ma soprattutto di senso, con il suo voler essere seguito non per i segni da lui compiuti ma per ritirarci con lui nella solitudine del monte dell'incontro con il Signore Dio che nel silenzio parla al nostro cuore per saziare la nostra fame più profonda, il nostro desiderio di senso, la nostra ricerca di vita piena.
Dario di Cellole