“Luce per tutti i salvati”
12 maggio 2023
Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 9,17-41 (Lezionario di Bose)
In quel tempo 17i farisei dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a lui!».
24Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
35Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: «Noi vediamo», il vostro peccato rimane»
I capi dei giudei “avevano già stabilito che, se uno avesse riconosciuto [Gesù] come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga”. L’evangelista, in questo v. 22, inserisce nel racconto iniziato a leggere ieri un’allusione all’esclusione dei cristiani dalla sinagoga dopo la morte e resurrezione di Gesù, retroproiettando negli anni della sua vita una misura dunque posteriore. Vi fanno riferimento anche i vv. 34-35: è la pena in cui incorrerà l’uomo guarito dalla sua cecità, che viene “cacciato fuori”, e lì nuovamente avvicinato dal Figlio dell’uomo, il Signore risorto. Giovanni tornerà su questo: “Anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga” (Gv 12,42; e così gli altri evangelisti, cf. Mc 13,9).
Tale espulsione aveva pesanti ricadute sulla vita sociale di quanti confessavano il Messia risorto, e il vangelo di oggi ci può proprio far riflettere sul rapporto tra resurrezione e relazioni: confessare la resurrezione di Gesù, e la nostra nella sua, non può non avere conseguenze sulle relazioni che viviamo.
L’uomo guarito non viene interrogato soltanto sulla sua relazione con Gesù: “Che cosa dici di lui?” (v. 17); non è solo in questione la sua appartenenza alla comunità, di cui i capi dei giudei evidentemente si ritengono unici proprietari; vengono chiamati a rapporto i genitori, è interpellata e vagliata anche quella relazione così fondamentale. I genitori: in effetti chi potrebbe conoscerlo meglio? Eppure anche loro devono ammettere un’ignoranza: nella vita di quel loro figlio è intervenuta una novità che a loro sfugge, un’esperienza personalissima che non sanno spiegare. Ignorano come sia avvenuta quell’illuminazione perché ignorano chi è veramente colui che gliel'ha portata. Certo, temono di dover fare i conti fino in fondo con quella novità.
L’ostilità e l’incomprensione hanno però un effetto positivo sull’uomo risanato, che si mette a parlare in prima persona, sempre più distintamente, della sua esperienza. Una nuova luce l’ha portato a rivedere il suo sapere, perché ciò che sapeva di sé non era tutto: “Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo” (v. 25). È quanto non riescono a fare i suoi interlocutori, bloccati nel loro sapere di ieri, incapaci di sottoporlo a revisione alla luce del giorno di Pasqua. Canta un inno in questo tempo:
Irrompe la luce del giorno
disperde le ombre del cielo
il Cristo risorto da morte
è luce per tutti i salvati.
Noi, tutti di per sé salvati, rimaniamo liberi di ignorare la novità di questa salvezza. Se però accettiamo di ricercare, insieme ad altri mendicanti di luce, il “da dove” (cf. vv. 29-33), allora riconosciamo la nostra cecità e, radunati dal Risorto, non siamo più soli a tentare di far levare le pesanti ombre del nostro cielo (cf. 1Pt 2,9).
È lui che raccoglie la chiesa
e invita alla lode i credenti
cantiamo l’amore del Padre
che a noi si rivela nel Figlio.
Là dove accogliamo il racconto di ciò che ci ha fatto, là dove la testimonianza degli altri sul Cristo ci scuote dalla nostra sufficienza, ecco rinascere coloro che vogliono diventare suoi discepoli (cf. vv. 26-27), ecco la chiesa frutto della Pasqua:
Insieme facciamo memoria
del Cristo che è morto ed è vivo
viviamo il mistero pasquale
che compie la nostra salvezza.
fratel Fabio