L’evangelo della pace
19 maggio 2023
Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 14,22-31a (Lezionario di Bose)
In quel tempo 22Giuda, non l'Iscariota disse a Gesù: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: «Vado e tornerò da voi». Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. 30Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, 31ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco»
Gesù risponde alla domanda di Giuda (non l’Iscariota) che gli ha chiesto come mai si sarebbe manifestato solo ai suoi e non al mondo, spiegandogli che cosa significa essere veramente suo discepolo: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). L’opposizione tra discepoli e mondo è segnata da un criterio preciso: l’amore per Gesù che porta a obbedire alla sua parola. E il Padre e il Figlio, già ora, vengono ad abitare in chi ama la parola e la mette in pratica. A costoro Gesù lascia la sua pace. Quale pace? Quella che Gesù risorto dona ai suoi: “Pace a voi!” (Gv 20,19.21.26). La fonte della pace è la croce, è il Cristo crocifisso e risorto. Da lui la nostra pace, in lui la nostra pace. Dietro a lui la via della pace. Altre non ve ne sono. Sono illusorie. La pace porta impresso il sigillo della croce.
Oboedientia et pax:sono parole, o meglio è un felice accostamento di parole operato da un padre della chiesa del quarto secolo, Gregorio di Nazianzo, un uomo mite, amante della solitudine e della preghiera, che dalle circostanze della vita fu trascinato a diventare vescovo e poi patriarca di Costantinopoli e a guidare il grande concilio del 381.
Il binomioOboedientia et paxè stato ripreso quale motto episcopale da un altro santo più vicino ai nostri tempi: papa Giovanni, uomo di grande obbedienza e di grande pace. Preparandosi alla consacrazione episcopale scrive: “Motto del mio stemma le parole Oboedietia et pax …. Queste parole sono un po’ la mia storia e la mia vita”.
Papa Giovanni ha impegnato la chiesa in un profondo processo di rinnovamento e di riforma secondo l’evangelo. In questa prospettiva si può ben comprendere come uno dei temi di fondo che egli assegnò al concilio sia stato quello della pace. “Le madri e i padri di famiglia detestano la guerra; la Chiesa, madre di tutti, indistintamente solleverà una volta ancora la conclamazione che sale dal fondo dei secoli e da Betlemme, e di là sul calvario, per effondersi in supplichevole precetto di pace, pace che previene i conflitti delle armi, pace che nel cuore di ciascun uomo deve avere una radice e una garanzia” (11 maggio 1962).
La pace è qui vista non come uno dei tanti problemi a cui la Chiesa deve dare una risposta, ma come un evento legato al mistero dell’incarnazione e della morte e resurrezione del Signore. La pace, cioè, non è più un capitolo della dottrina sociale della Chiesa ma una dimensione dell’evangelo. “La vera pace non può venire che da Dio; non ha che un nome: Pax Christi; non ha che un volto, quel volto quello impresso da Cristo il quale, quasi per prevenire le contraffazioni dell’uomo, ha sottolineato: ‘Io vi lascio la pace, io vi do la mia pace’ (Gv 14,27)” (Natale 1959).
E papa Giovanni continua invitando a pregare, perché la pace non sta nelle nostre mani, non è opera nostra ma discende dall’alto quale dono di Dio, e la Chiesa deve operare la pace che viene da Dio servendosi unicamente dei mezzi poveri di Dio. “Le vie della pace sono le vie di Dio e delle vere conquiste”. La Chiesa è chiamata a seguire unicamente queste vie, ad essere fedele “all’evangelo di pace” (Ef 6,15). Oboedientia et pax: obbedienza d’amore che genera pace.
sorella Lisa