Non ti abbandonerà mai più

Foto di Paul Pastourmatzis su Unsplash
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24 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 16,16-23 (Lezionario di Bose)

In quel tempo Gesù disse: « 16Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». 17Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos'è questo che ci dice: «Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete», e: «Io me ne vado al Padre»?». 18Dicevano perciò: «Che cos'è questo «un poco», di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
19Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: «Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete»? 20In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
21La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. 22Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia.  23Quel giorno non mi domanderete più nulla.
In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà


Ogni “addio” è crisi e promessa, e lo è stato anche quello di Gesù dai suoi. Il brano evangelico odierno illustra la difficile accoglienza e al contempo laforza creatrice di questo “addio”. Come è ovvio e prevedibile, la crisi aperta dalla partenza di Gesù provoca nei discepoli una reazione di profondo smarrimento. Essi non comprendono l’annuncio del loro Maestro riguardante il suo andare al Padre, attraverso la sua morte, e la promessa che egli fa loro di poterlo rivedere di nuovo dopo “un poco”, attraverso la sua resurrezione.

Prendendosi amorevole cura dello sconforto generato da questa situazione, Gesù rivela ai discepoli che l’esistenza dei credenti in lui si configura sempre di nuovo come un passaggio dalla tristezza alla gioia: condividendo la logica di morte e resurrezione di cui il Cristo ha dato la testimonianza definitiva nella sua persona, essi potranno attraversare con fiduciosa forza ogni iato che sempre si produrrà nel quotidiano delle loro esistenze.

Come qui i discepoli, anche tu spesso sei scoraggiato, sfiduciato, non riuscendo a capire il senso di questo “un poco”, non reggendo il peso di ogni “un poco” di assenza e di smarrimento di cui fai esperienza a più riprese nella tua vita, e forse smetti di credere alla promessa di un’alba di luce che faccia tacere l’oscurità della notte. Ti capita di inabissarti così in una tristezza di morte, non lasciando spazio alla fiducia nella vittoria della Vita più forte della morte che la resurrezione di Gesù ha aperto anche per te. Forse non riesci più ad accogliere la luminosa forza con cui il Risorto sempre torna a illuminare con novità di vita tutta la tua esistenza

Ma ecco la rivelazione offerta a te, ora, dalla parola di Gesù. Ecco la proposta per te, ora, di una rinnovata fiducia. Puoi crederci, perché è una fiducia provata dalla crisi dell’addio, ferita dall’assenza, ma illuminata dalla promessa: la tua tristezza non è definitiva ma, innestata nella passione e nella resurrezione di Cristo, avrà un esito certo di gioia, dal momento che lui per te è passato dalla morte alla vita, assicurando di essere “con te tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (cf. Mt 28,20), donandoti la Vita in pienezza. 

Come scrive Etty Hillesum nel suo Diario: “Sono certa che la vita è bellissima, degna di essere vissuta e ricca di significato. Malgrado tutto. Il che non vuol dire che uno sia sempre nello stato d’animo più elevato e pieno di fede … ma … [tutto] fa parte della vita, e dentro di te c’è qualcosa che non ti abbandonerà mai più”. Quel “qualcosa” dentro di te è la fiducia in Qualcuno.

fratel Matteo


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