Padre, voglio che quelli che mi hai dato...

Foto di Murat su Unsplash
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27 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 17,11b-26 (Lezionario di Bose)

In quel tempo Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.12Quand'ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. 13Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. 14Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.15Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. 16Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 17Consacrali nella verità. La tua parola è verità. 18Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; 19per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.  20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
22E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.24Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. 26E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro»


Nel vangelo di Giovanni queste sono le ultime parole di Gesù, prima della Passione. Siamo al capitolo 17, interamente strutturato in forma di preghiera al Padre e in cui si ricompongono le fila di tutti i temi propri a questo vangelo. 

La prima parte della preghiera riguarda la missione e la glorificazione di Gesù, il Figlio inviato nel mondo perché “dia la vita eterna a tutti coloro che [il Padre] gli hai dato” (17,2). La seconda parte - la nostra pericope - riguarda coloro che il Padre ha dato al Figlio e che il Figlio ha associato alla sua vita donando loro la parola e la conoscenza del Padre.

Come rileva X. Leon-Dufour, “il movimento del testo è costituito dall’alternanza continua tra uno sguardo su ciò che è avvenuto e un’apertura sull’avvenire. Questa oscillazione è tipica delle preghiere giudaiche, che prendono spunto dai prodigi di Dio per invocare un nuovo intervento da parte sua… Questa preghiera ha un accento di lode molto più che di preghiera o di intercessione. Essa corrisponde al Prologo che celebrava il Logos venuto nel mondo: qui il Figlio unico celebra il Padre, il cui amore lo ha colmato da prima della creazione del mondo e si estende a ogni creatura. Egli ora ritorna a lui, ma non da solo: i credenti, presenti e futuri, certamente rimangono e devono rimanere nel mondo, ma non sono più del mondo” 

Vorrei sottolineare solo un aspetto di questo testo: il rapporto tra Gesù e i credenti. Il vangelo di Giovanni può essere pericoloso se non è maneggiato con cura. Qui siamo di fronte a un linguaggio che potrebbe portare a comprensioni errate con derive “fusionali”: “tu mi hai dato”, “siano una sola cosa come noi siamo una cosa sola”, “l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro…” (17,11. 26). Nel vangelo di Giovanni, così come in tutte le Scritture, l’amore non è buonismo avvolgente e a buon mercato; l’amore è il dono della propria vita per far vivere l’altro; l’amore suscita vita, non è seduzione che imprigiona. 

Compimento della missione di Gesù è quello che egli dichiara al v. 23: “Che il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me”. Per questo, ripercorrendo a ritroso le affermazioni del nostro testo, Gesù ha avuto cura di introdurre i credenti nell’amore del Padre per ciascun uomo attraverso la “conoscenza del tuo nome” (v. 26) la consegna della “gloria che tu mi hai dato” (v.22) e “della tua parola” (v.14). Il linguaggio è sempre quello del dare e del consegnare. Unito a questo vi è quello della custodia, nel senso di mantenere nell’integrità (v.11.12.15) e in quello della protezione (da pericoli, v.12). Il riferimento è sempre al Tu, a quello che il Padre ha fatto. Vi è un’eccezione: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io” (v. 24). 

Questa esplicitazione della volontà di Gesù è unica ed è parallela alla dichiarazione – anch’essa unica - della volontà del Padre: “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno” (Gv 6,39). Ma anche questa volontà espressa con forza non lega nessuno. Gesù, nell’ora della Croce, dice il suo acconsentimento al Padre (cfr. Gv 12,27) e chiede al Padre che anche i credenti possano fare l’esperienza della scelta libera, del dono consapevole in vista di una realtà di vita e comunione che sono il significato della croce. Gesù dice “voglio” ma non strappa e non si impossessa di nessuna preda. Invoca il Padre perché custodisca gli uomini che lui stesso ha amato, quelli per i quali dona la vita; perché il Padre dia loro la forza di seguire le sue orme, per farli entrare nel mistero della comunione divina e affinché il mondo creda nel Figlio (v.21), l’inviato dal Padre, e in lui sia salvato.

sorella Raffaela


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