Figlio di Maria
25 settembre 2023
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 8,19-21 (Lezionario di Bose)
In quel tempo 19andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 20Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». 21Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica»
“In ogni famiglia c’è un membro che orienta il clima emotivo di tutti gli altri. Quell’impercettibile catena di controllo che attribuisce silenziosamente a un solo familiare la supremazia emotiva non ha a che fare con l’età, col sesso e nemmeno con l’intelligenza di chi la esercita” (Michela Murgia). Non di rado, aggiungo io, è proprio la persona più debole, più disabile che diventa il centro degli affetti di tutti gli altri. Si tratta, perciò, di un fatto puramente emotivo, silenzioso e impercettibile, con ogni probabilità dovuto soprattutto alla madre, colei e che lo intuisce più profondamente e forse, inconsapevolmente, lo determina.
Non c’è dubbio che nella famiglia di Nazareth, nella sua accezione più allargata, questa supremazia emotiva spettasse a Gesù. Ma questa capacità affettiva è precisamente eccessiva e non si può limitare alla sfera familiare. Ha la necessità di debordare e trasferirsi anche al di fuori, in altri ambiti dell’esistenza adulta. Lo spostamento emotivo che in tal modo si attua non è privo di tensioni e di contrasti con l’ambiente che lo ha determinato: impone un superamento non indolore dei legami familiari.
Così avviene anche per Gesù: il legame così intenso con la madre, con i suoi fratelli e le sue sorelle, a un certo punto diviene contradditorio e problematico, quasi un motivo di inciampo. Il Vangelo di Marco è il più diretto, a questo proposito, e non teme di presentarci un vero conflitto familiare, fino al punto che i familiari di Gesù sono tentati di ricoverarlo con la forza: “Allora i suoi uscirono per andare a prenderlo; dicevano, infatti: E fuori di sé” (Mc 3,21).
Gesù è considerato “fuori di sé”, perché uscito fuori della cerchia nella quale egli esercitava la sua supremazia emotiva. Pretende che anche altri, e non più soltanto i familiari, siano oggetto del suo amore, costituiscano per lui come un’altra famiglia. Gesù ricrea liberamente, nella sua comunità, quei legami di fraternità che ha sperimentato e vissuto primariamente nello spazio familiare, e questo comporta una dovuta presa di distanza.
“Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli? Chi fa la volontà di Dio, costui è per me fratello, sorella e madre” (cf. Mc 3,33-35). Marco sembra quasi contrapporre la comunità di Gesù alla sua famiglia di origine. Il brano odierno, tratto dall’evangelista Luca, è molto più sfumato, attenua e ammorbidisce questo contrasto: “Mia madre e i miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.
Coloro che ascoltano la parola di Dio diventano perciò come la madre e i fratelli. Specialmente Maria, sua madre, che fin dall’infanzia “custodiva tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51). Proprio per questo, lei viene detta beata: non solo per aver partorito e allattato Gesù, ma per essere stata la prima a capirlo veramente.
“Una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato. Ma Gesù disse: Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11,27-28). Per questo motivo noi confessiamo che Gesù è il figlio di Maria.
fratel Alberto