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Ascensão do Senhor


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Il mandato di insegnare e fare discepole le genti è un compito generante e significa educare alla fede, trasmettere la fede, esercitare un compito di paternità che introduca l’uomo alla relazione con Dio. Questo il compito della chiesa nella storia “fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Compito che la chiesa può assolvere se si affida alla promessa del Risorto: “Io sono con voi fino alla fine del mondo”. Queste parole non sono una garanzia, ma una promessa: e a una promessa si fa credito, ci si affida, senza altre garanzie che l’affidabilità di colui che ha parlato. Il quale, promettendo, ha promesso se stesso, la sua presenza. Inoltre, quelle parole “Io sono con voi” devono essere lasciate in bocca al Signore: sono completamente stravolte se poste sulla bocca di uomini che dicono: “Dio è con noi”. Questa non è più la promessa di un Altro a cui ci si affida ogni giorno con umiltà, timore e tremore, ma affermazione umana che fonda una pratica violenta e impositiva, arrogante e aggressiva.

Le parole “Io sono con voi” stanno nello spazio della fede e della speranza, le parole “Dio è con noi” stanno nello spazio della certezza e del sapere (e nascondono illusione e menzogna): se le prime aprono il futuro (e lo aprono indefinitivamente: “fino alla fine del mondo”), le seconde lo chiudono irrimediabilmente. Trasmettere la fede è dunque anche donare speranza.

La promessa solenne del Risorto evoca la formula di alleanza per cui Dio si lega al popolo (“Io sarò il vostro Dio”), e soprattutto evoca la presenza di Dio in mezzo al popolo, nel tempio. Quelle parole fondano dunque la comunità cristiana come luogo della presenza santa di Dio, come tempio, ma tempio di corpi e di relazioni. La promessa “Io sono con voi” impegna il “voi” a perseverare, a rimanere nella carità fraterna, nei legami reciproci, e a far regnare su di essi il Nome di Dio (“Io sono”) rivelato dal volto di Gesù di Nazaret. La presenza del Signore viene sperimentata come dono grazie alla fedeltà dei credenti. A sua volta, la faticosa fedeltà quotidiana (“tutti i giorni”) dei credenti è sostenuta dalla speranza suscitata dalla promessa: “Con la tua promessa mi hai fatto sperare” (Quoniam promisisti, me sperare fecisti: Agostino, Enarr. in Ps. 118,15,1).

LUCIANO MANICARDI

Comunità di Bose
Eucaristia e Parola
Testi per le celebrazioni eucaristiche - Anno A
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