A visita do Arcebispo de Cantuária Rowan Williams a Bose

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Bose, 16 de Setembro de 2012

Nos últimos dias a nossa comunidade viveu um momento de particular graça, com a visita do arcebispo de Cantuária e primaz da Comunhão anglicana Rowan Williams

L'arcivescovo Rowan Williams venne accompagnato dal can. Jonathan Goodall, suo assistente per le relazioni ecumeniche e anch’egli amico della nostra comunità, e anche del can. David Richardson, rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury presso la santa Sede e direttore del Centro anglicano di Roma. Nonostante i suoi impegni ancora numerosi in questi mesi immediatamente precedenti la fine del suo ministero, l’arcivescovo ha risposto prontamente e con gioia al nostro invito a trascorrere due giorni con noi, occasione per celebrare con lui l’amicizia nata e cresciuta negli anni e per manifestargli il nostro grande riconoscimento per il ministero episcopale svolto in questi ultimi dieci anni a servizio dell’unità all’interno della Comunione anglicana e, più in là, a servizio di tutte le chiese.

Sabato 15 settembre l’arcivescovo ha presieduto i primi vespri nella nostra chiesa monastica e alla sera ha avuto con la comunità un incontro fraterno in cui, rispondendo ad alcune domande, ha accennato a diverse questioni, nello stile evangelico, franco e dialogico al contempo, che lo contraddistingue. Parlando della chiesa, che ha definito “lo spazio di coloro che riconoscono di non avere altra dimora se non nell’amore reciproco”, egli ha sottolineato l’urgenza di raccogliere la sfida per offrire “un’immagine più globale di umanità”, diventando “in maniera autentica una comunità più eucaristica”; solo così – ha detto – i cristiani, “afferrati dall’amore di Dio più che da atti propri”, sapranno rispondere a “Dio che chiede parole nuove per situazioni nuove”. Parlando del suo ministero di comunione, ha evidenziato come la sofferenza maggiore sia stata per lui la consapevolezza della divisione all’interno della Comunione anglicana, e come invece la gioia più grande sia stata il vedere, nelle parrocchie, semi di vita nuova, forme di vita evangelica comunitaria più rispondenti alle necessità dell’uomo e della società di oggi. Parlando infine della spiritualità cristiana, l’arcivescovo ha sottolineato come essa debba assumere la forma di quella che ha definito “spiritualità della vulnerabilità”, e come la vita contemplativa e monastica possano esplicitare al meglio, di fronte all’umanità, questa spiritualità “in modo vulnerabile, autentico e gioioso”.

Domenica 16 settembre è stato il momento, fortemente desiderato, di più profonda e sentita celebrazione della storia di fraternità, amicizia e comunione tra l’arcivescovo Rowan e la nostra comunità. In un confronto pubblico, alla presenza di numerosi ospiti, il priore di Bose Enzo Bianchi ha innanzitutto espresso, con toni di profonda gratitudine al Signore e di vero affetto per l’arcivescovo Rowan, tutto il nostro riconoscimento per la comunione vissuta con lui in questi anni, fin dalla sua prima sosta a Bose nel gennaio 2002 in preparazione all’insediamento sulla cattedra di Canterbury, una comunione nutrita da tanti e ripetuti segni di vicinanza, che “ci hanno aperto gli occhi e il cuore affinché conoscessimo e amassimo sempre più la via anglicana alla sequela di Gesù”.
Questa assiduità di relazioni fraterne si è intessuta attraverso le sue soste regolari per tempi di silenzio e di preghiera in gennaio, la sua partecipazione al Convegno su Thomas Merton nel 2004, l’invio di un suo delegato e di messaggi fraterni in occasione di tutti i nostri Convegni di spiritualità ortodossa e di liturgia, il contributo offerto al Simposio sul Martirologio ecumenico nel 2008, l’invito a un nostro fratello a partecipare nello stesso anno alla Conferenza di Lambeth, l’assemblea decennale dei vescovi della Comunione anglicana, la sua  visita alla nostra Fraternità di San Masseo in occasione dell’incontro interreligioso di  Assisi lo scorso 27 ottobre, e inoltre della possibilità offertaci di pubblicare in italiano diverse sue opere. Tutto questo – ha sottolineato fr. Enzo – “ha contribuito a incrementare non solo la stima per il pensiero di un grande teologo, profondamente radicato nella Scrittura e nei padri della Chiesa indivisa, ma anche la conoscenza della sua sollecitudine pastorale e del suo desiderio di trovare lo stile più adatto per l’annuncio del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo”.

Fr. Enzo ha anche in sintesi delineato, per i presenti, l’esemplarità del ministero svolto dall’arcivescovo Rowan in questi dieci anni: “Un costante sforzo di perseguire l’unità attraverso la conciliazione di opinioni diverse, la capacità di ascoltare l’altro e comprenderne le ragioni anche quando contrastano con le proprie convinzioni, la disponibilità a mettere da parte alcuni aspetti dei propri orientamenti teologici per non impedire la prosecuzione del dialogo, lo sforzo di ricondurre costantemente il dibattito nel suo alveo di ricerca di una maggiore obbedienza al Vangelo e alle sue esigenze radicali, il faticoso equilibrio tra responsabilità di chi presiede e pratica concreta della sinodalità, l’uso evangelico della potestà di sciogliere e legare, la costante dialettica tra giustizia e misericordia”.
Nel suo breve ma intenso intervento, cui sono seguite alcune domande da parte degli ospiti presenti, l’arcivescovo ha innanzitutto ricordato l’origine della sua storia di comunione con la nostra comunità: “Fin dalla mia prima visita dieci anni fa, ho trovato a Bose un’atmosfera, uno stile di vita cristiana, una visione della vita comune sotto l’autorità del Vangelo che per me sono risultati immediatamente attraenti, potenti, riconoscibili e arricchenti”. Poi ha sintetizzato la propria esperienza e la propria visione teologica sul tema del “Ministero di comunione e di unità”.

La Parola del Vangelo crea una nuova umanità in cui nessuno è più “straniero”, in cui tutti sono fatti “uno” perché nutriti dallo stesso cibo: “Questo – ha detto l’arcivescovo – il fondamento dell’unità della Chiesa, che non è semplicemente questione istituzionale, né questione di dire tutti la stessa cosa, ma è questione di riconoscere l’umanità gli uni negli altri”. Questo significa che “un aspetto del ministero di unità è di aiutare i cristiani a riconoscersi gli uni gli altri, di scoprire e illuminare per i cristiani la verità che il prossimo è nutrito dal medesimo cibo, la medesima verità di Cristo; un ministero che cerca sempre di aiutare a scoprire l’umanità del prossimo nel corpo di Cristo e persino oltre il corpo di Cristo, riconoscendo l’umanità che Dio ama e che Dio desidera trasfigurare”.

Un secondo aspetto – ha ricordato l’arcivescovo – è che “il ministero di unità non guarda indietro, bensì in avanti; non è una sorta di nostalgia per un’unità perduta molto tempo fa, bensì un’appassionata testimonianza di speranza per un’unità che deve ancora realizzarsi e che è nelle mani di Dio … Un ministero di comunione innovativo è quello che dice: ‘Possiamo essere ancora più profondamente insieme, possiamo ancora riconoscerci con più amore e con più gratitudine, possiamo essere condotti, nella nostra umanità, ancora più profondamente in quella reciproca gioia che Dio desidera’ … E quest’unità non deriva dai nostri sforzi, dai nostri accordi, dalle nostre contrattazioni, ma dal pane vivo che è Gesù Cristo”. L’arcivescovo Rowan ha infine concluso il suo intervento riconoscendo l’importante ministero di riconciliazione che hanno le nuove comunità monastiche: “La vita di una comunità che quotidianamente e intensamente vive della Parola di Dio nella meditazione, nella preghiera e nei sacramenti diviene un segno che ricorda che cosa deve essere la Chiesa. Bose per me ha realizzato questa funzione, e perciò sono riconoscente a Dio per questo, per voi”.

La festa di ringraziamento si è poi naturalmente prolungata nel ringraziamento al Signore celebrato con l’eucaristia. Presieduta dall’arcivescovo Joseph Tobin, segretario della congregazione per i religiosi e amico dell’arcivescovo Rowan, e concelebrata dal vescovo di Pinerolo Pier Giorgio Debernardi, delegato per l’ecumenismo della conferenza episcopale piemontese, e dal vescovo emerito di Biella Massimo Giustetti,l’eucaristia è stata un’ulteriore, preziosa occasione per ricevere in dono, al momento dell’omelia, altro nutrimento spirituale nelle parole dell’arcivescovo Rowan.