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Jeudi sanit


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Ma questo ringraziamento era anche una risposta ai suoi avversari, a Giuda e ai suoi discepoli, risposta che viene data Gesù da con quel gesto sul pane e sul vino, accompagnato da pochissime parole. È significativo, Gesù non fa lunghi discorsi quella sera: sappiamo che nel quarto vangelo i discorsi di addio (cf. Gv 14,1-16,33) sono la memoria di sue parole, ma parole rivelate da un Kýrios glorioso e risorto alla sua chiesa, non parole dette da Gesù prima della sua passione. Gesù fa semplicemente un gesto, dice solo che quel gesto, quella Pasqua tanto desiderata (cf. Lc 22,15), sarebbe stata l’ultima con i suoi, e dice che quel calice del frutto della vite, quel vino della convivialità, quel vino che rappresentava tutto il possibile amore vissuto da un uomo sulla terra, sarebbe stato l’ultimo della sua vita. Chiarito il momento, resi consapevoli dell’ora i discepoli – l’abbiamo ascoltato, lo ascoltiamo sempre al cuore della nostra eucaristia, del nostro ringraziamento fatto con lui – «Gesù prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo per voi”» (Lc 22,19; 1Cor 11,24). Poi allo stesso modo disse: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue» (Lc 22,20; 1Cor 11,25), oppure: «Questo è il mio sangue dell’alleanza versato per le moltitudini» (Mc 14,24; Mt 26,28). Il gesto è chiarissimo, vuole essere una prefigurazione di quello che Gesù sta per vivere, la sua passione, la sua morte; ma vuole anche essere una sintesi di tutto ciò che fino ad allora Gesù ha vissuto. Ecco la risposta al Padre, all’attesa di Dio, che può essere espressa veramente dalle parole del Salmo: «Ecco, Padre, io vengo per fare la tua volontà (cf. Sal 40,8-9), il corpo che tu mi hai preparato ora accetto che sia spezzato, che sia dato, è un corpo per i discepoli, è un corpo per la comunità, è un corpo per la chiesa; e il sangue versato attraverso una morte violenta, è versato per le moltitudini di tutti gli uomini, di tutte le epoche e di tutta la terra».

Perché corpo spezzato e sangue versato? Il Padre cosa attendeva da Gesù? Il Padre attendeva da Gesù quello che aveva atteso da tutti i giorni della sua vita terrena. Attendeva che Gesù, quale Figlio, non assumesse nessun atteggiamento contrario alla giustizia, che Gesù non assumesse nessun atteggiamento contraddicente l’amore, non conforme alla sua infinita misericordia. Gesù risponde al Padre ringraziando, e in quel ringraziamento c’è un ringraziamento per la vita che il Padre gli aveva dato, perché Gesù sapeva, e sapeva più di noi, che la sua vita, come la vita di ciascuno di noi, l’aveva voluta Dio in un disegno preciso e in un amore preciso. Gesù ringrazia il Padre per il dono di essere un uomo, per il dono di essere un uomo, per la grazia di essere stato terreno, mortale come noi; ringrazia il Padre per aver potuto amare questa terra; ringrazia il Padre perché gli è dato di avere del pane e di avere del vino, di muoversi in quella logica del bisogno e della gratuità, nella quale ogni uomo cerca ogni giorno di vivere e di fare vivere gli altri accanto a sé; ringrazia benedicendo il Padre, ma soprattutto la vera benedizione al Padre il vero ringraziamento è offrire la propria vita, offrire se stesso. Ecco la risposta di Gesù a Dio. Dio si attendeva solo questo, non si attendeva né la morte di Gesù, né la violenza che egli ha subito, ma si attendeva che Gesù restasse fino all’ultimo fedele ai suoi sentimenti, che Gesù sapesse narrare fino all’ultimo l’amore di Dio agli uomini. Se Gesù moriva, era per una necessità umana, non perché Dio lo voleva.