Transfiguration du Seigneur


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Quest’anno io ho vissuto e vivo una grazia particolare, in parte condivisa dalla comunità, ma è una grazia essenzialmente fatta a me. Pochi giorni fa uno dei primi cinque fratelli, Edoardo, ha fatto éxodos, è andato da questa vita al regno di Dio; e ora Fabio questa sera fa la sua entrata. Ritengo che sia una grande grazia quella che mi ha fatto il Signore, l’avermi fatto vivere il primo esodo di un fratello accanto all’entrata del più giovane tra i fratelli. I due eventi così vicini diventano capaci di insegnarmi, e spero di insegnarci, molte cose; di farci capire molte cose nella nostra vita monastica; di darci soprattutto una lezione sulla fedeltà, sulla perseveranza, sul non venire meno e sull’arrivare alla morte senza aver spezzato il legame con i fratelli. Abbiamo davanti a noi ancora Edoardo, uno dei primi fratelli, che ha terminato la sua corsa nella fedeltà. E che cosa abbiamo capito? Abbiamo capito forse per la prima volta quanto sia importante la perseveranza, che è proprio quella che dice la verità di una sequela. Non dicono la verità di una sequela le grandi cose che uno può fare, neppure i miracoli, se li fa; e non dicono una grande cosa della sequela neppure i peccati che uno compie, non le cadute, non le inadeguatezze, non le virtù, ma la perseveranza fedele sì. E che cosa significa perseveranza nella vita monastica? Significa due cose semplici: non rinnegare la fede, non rinnegare i fratelli. Un monaco che sta davanti a Dio, Giudice di ogni vita, dovrà dire almeno questo: ho conservato la fede, ho conservato la fraternità, l’alleanza stipulata.

Caro Fabio, ti ha preceduto nell’entrare nel regno un fratello, e tu stasera entri a vivere questa comunione in una pienezza che la comunità ha raggiunto proprio con l’esodo di Edoardo. Adesso siamo comunione piena: finché uno di noi non era morto, non eravamo una piena comunione, eravamo comunione solo tra noi di qui. Adesso invece uno di noi è nel regno, c’è una nuova dimensione nella nostra comunione, possiamo dire che la nostra comunione si è aperta alla comunione dei santi. Ecco, è in questa comunione, Fabio, che tu entri. Noi ti accogliamo con grande gioia, con profonda convinzione della tua vocazione, ti accogliamo come fratello per sempre e certamente con l’aiuto del Signore ti promettiamo che non verremo meno, che non ti tradiremo, perché sei nostro fratello fino alla morte e al di là della morte.

Mi sembra doveroso, al termine di questa nostra rilettura del vangelo, prima di accogliere la professione monastica di Fabio, dire una parola anche a sua madre che è qui in mezzo a noi. Vorrei ringraziarla perché insieme al padre di Fabio, che lo ha lasciato pochi mesi fa, hanno aiutato Fabio a crescere come uomo e come cristiano e l’hanno accompagnato fin qui all’adempimento della sua vocazione e della grazia battesimale. Voglio davvero dire un ringraziamento e invocare dal Signore le benedizioni per questo dono che loro hanno fatto al Signore ma anche alla nostra comunità.

 

ENZO BIANCHI

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