Conférence du métropolite Hilarion de Volokolamsk

3. Come i santi Padri leggevano la Scrittura

Nell’interpretare la sacra Scrittura, i Padri della Chiesa distinguono una lettura letterale da quella spirituale. “Il corpo della sacra Scrittura è il suo tessuto storico, la sua anima è il senso di ciò che vi è stato scritto … Come l’uomo è mortale nella sua parte visibile, ma in quella invisibile è immortale, così anche la sacra Scrittura possiede da un lato l’evidenza transitoria della lettera, dall’altro contiene lo spirito in essa celato, la cui realtà è perenne e costituisce l’oggetto autentico della contemplazione” (Massimo il Confessore)(12).
La comprensione spirituale (non-letterale) della Scrittura avviene a diversi livelli. Tra i modi non-letterali di interpretare la Scrittura presso i padri della Chiesa i principali sono quello allegorico-morale, quello tipologico (per “prototipi”) e quello anagogico (per “elevazione”).

L’esegesi allegorico-morale dava la possibilità ai teologi cristiani di considerare le narrazioni dell’Antico e Nuovo Testamento come allegorie dell’esperienza spirituale della singola persona umana. Classico esempio di tale interpretazione sono i commenti di Origene al Cantico dei cantici, in cui il lettore va molto di là del senso letterale e si trasporta in un’altra realtà, dove il testo biblico è assunto solo come immagine, simbolo di questa realtà. Incontriamo interpretazioni allegoriche della Scrittura in particolare in san Gregorio Nisseno, nella maggior parte della scuola teologica alessandrina, in Massimo il Confessore.

L’esegesi tipologica prevale nella ricezione patristica dell’Antico Testamento, che nella tradizione cristiana è considerato come prototipo delle realtà del Nuovo Testamento, attraverso il prisma del Vangelo. “Scrutate le Scritture, credendo di avere in esse la vita eterna; ma sono esse che mi rendono testimonianza” (Gv 5,39), molti avvenimenti della sua vita sono interpretati come adempimento delle antiche profezie. Questa interpretazione tipologica la troviamo nelle lettere di san Paolo, la si trova in particolare nella lettera agli Ebrei, dove tutta la storia veterotestamentaria è vista in senso proto-tipico, tipologico. Questa tradizione è continuata nei testi liturgici della Chiesa ortodossa, ricchi di allusioni a fatti dell’Antico Testamento, visti in relazione a Cristo e agli eventi della sua vita, come anche agli eventi nella vita della Chiesa.
L’interpretazione anagogica della Scrittura presuppone di innalzarsi dalla lettera del testo alla contemplazione delle realtà escatologiche, l’imminente Regno di Dio. Se l’Antico Testamento è prototipo del Nuovo, il Nuovo Testamento, secondo alcuni autori, è l’ombra del Regno di Dio che viene: “La legge è l’ombra del Vangelo, il Vangelo è immagine dei beni futuri”, dice Massimo il Confessore(13). Massimo prese questo pensiero da Origene, come anche il metodo allegorico di interpretazione.

Dice Origine sui tre livelli di lettura: “il corpo” è la lettera della Scrittura, “l’anima” è l’insegnamento morale, “lo spirito” sono i misteri e i prototipi(14); lo stesso ripete Gerolamo(15). Basandosi su Origene, san Giovanni Cassiano Romano sistematizza l’insegnamento sui quattro livelli di significato della Scrittura(16), distinguendo (1) la lettura letterale del testo, (2) l’interpretazione allegorica (il senso prototipico dell’Antico Testamento), (3) l’interpretazione tropologica (morale) e (4) quella anagogica (il senso escatologico). L’insegnamento di Giovanni Cassiano ha molto influito sulla teologia dell’Occidente latino.