Remerciements finals

XX Convegno Ecumenico Internazionale
XX Convegno Ecumenico Internazionale
Bose, 8 septembre 2012
XXe Colloque œcuménique international
par ENZO BIANCHI
L’œcuménisme n'est pas une sorte de compromis ni de tactique ou de stratégie, écrivait le métropolite Antoine Bloom

XXe Colloque œcuménique international
de spiritualité orthodoxe 

L'HOMME GARDIEN DE LA CRÉATION

Bose, mercredi 5 - samedi 8 septembre 2012

en collaboration avec les Églises Orthodoxes

 

TEXTE ORIGIANL ITALIEN DES REMERCIEMENTS DE FR. ENZO AU TERME DU COLLOQUE 

 

Bose, 8 settembre 2012
di ENZO BIANCHI

Per concludere questo 20° convegno – sembra ieri quando con molta esitazione e tremore abbiamo iniziato questa avventura, venti anni fa! – voglio semplicemente esprimere un grande ringraziamento al Signore. È il Signore che ci accompagna sempre in questi convegni; è il Signore che sta in mezzo a noi con la sua misericordia e il suo amore; è il Signore che ci permette di incontrarci, di ascoltarci a vicenda, di scambiarci i doni, i doni che le nostre chiese hanno e che devono essere condivisi tra quanti si dicono cristiani. Il ringraziamento lo esprimeremo certamente nella preghiera ma è anche un sentimento convinto, profondo che sta nei nostri cuori e quindi dobbiamo assolutamente riconoscerlo al termine dei nostri incontri.

Il Patriarca ecumenico Bartholomeos I ha detto nel giugno scorso che“la crisi vera non è nell’ambiente, ma nel cuore dell’uomo”. Credo che questo non sia soltanto vero, ma è qualcosa che ci deve impegnare in una vera e propria responsabilità che è quella della vita cristiana. Io cerco di non dimenticare mai le parole pronunciate dal vescovo Ioann (Wendland), poi Metropolita di Jaroslav (1909-1989), rappresentante della chiesa russa al Consiglio ecumenico delle chiese; egli presentò se stesso e la chiesa russa con queste parole: “Fratelli, vogliamo ringraziarvi di averci accolti in mezzo a voi. Vi domanderete qual è il nostro apporto. Noi non offriamo una nuova dottrina religiosa, offriamo la fede della chiesa primitiva. Forse non siamo stati capaci di vivere alla sua altezza. Ve la offriamo, e noi speriamo che voi sarete capaci, e insieme saremo capaci, di produrre i frutti che forse noi da soli non abbiamo potuto portare!”.

Sono parole umili e grandi, che rivelano che cosa può significare incontrarci, accoglierci, tendere alla comunione in Cristo. L’ecumenismo non è una sorta di compromesso né di tattica o di strategia, scriveva il metropolita Anthony Bloom, un modo di riunire chiese differenti e di avvicinare credenti; ma l’ecumenismo è un’attitudine dello spirito che riconosce che il Cristo è il Kýrios dell’ecumene, e che il nostro ruolo è di apportare a questo universo una verità che lo abbraccia, lo esalta, lo conduce a una bellezza e a una salvezza che non conosceva. Il fine dell’ecumenismo è la trasfigurazione del mondo, tutti insieme, perché “Dio ha concepito la nostra salvezza attraverso anche la materia del mondo, il mondo materiale, il mondo visibile”, scrive Giovanni di Damasco (Sulle sacre Immagini 1,16).

La crisi ecologica, come ha ricordato il metropolita di Pergamo Ioannis, non è solamente conseguenza dell’individualismo, dell’opulenza, del consumismo, ma è soprattutto una conseguenza di una patologia dell’identità dell’uomo, del cristiano, che rischia di dimenticare chi lui è, e a che cosa è chiamato.
Questi nostri convegni, che fin dall’inizio hanno avuto la benedizione del Patriarcato Ecumenico e del Patriarcato di Mosca che ci hanno sempre sostenuto e incoraggiato, e da qualche anno anche delle altre Chiese ortodosse, vorrebbero essere in questa direzione un antidoto, un’umile possibilità di incontro, un seme di speranza!