Lecture by bishop Amvrosij of Gatčina

 

Nell’attuale contesto ecologico questa percezione del mistero della creazione si è quasi perduto. Facendo distinzione tra l’essenza misteriosa di Dio e le “energie” divine che tutto compenetrano, dobbiamo evidenziare sia la trascendenza, sia l’immanenza di Dio: affermare il profondo mistero trascendente dell’essenza divina, e al tempo stesso parlare delle energie divine, che penetrano e vivificano la creazione, la cui bellezza deve essere attinta come rivelazione dell’eterna Parola Divina mediante la quale essa fu operata.

Noi tendiamo a parlare di una crisi “ecologica”, ma questa non è tanto una crisi ecologica, quanto una crisi della nostra percezione della realtà, della nostra visione del mondo. Il superamento della crisi ecologica necessariamente deve presupporre il superamento di quella visione egoistica, sul rapporto uomo-natura, da cui è stata generata questa crisi. La guarigione della Terra è impossibile senza la guarigione dell’anima umana, è impossibile ristabilire l’ordine buono della creazione senza ristabilire l’ordine nel nostro cuore.

Dobbiamo porre a noi stessi il problema del nostro atteggiamento personale e spirituale verso tali questioni. Oggi l’uomo parla di libertà e di consumo, non parla mai di moderazione e ascetismo. L’ascetismo ci libera dalla “esistenza legata alle cose” (M. Heidegger), dal nostro egoismo. Siamo chiamati a operare in armonia con la creazione, e non a una crudele dominazione su di essa. L’ascesi cristiana non presuppone la fuga dal mondo o dalla società, ma una disposizione della mente e del cuore, orientata al rispetto e amore per ciò che ci circonda. Il consumo smisurato deriva dal nostro estraniamento da noi stessi, dalla terra, dalla vita e da Dio. L’ascetismo ci permette di attuare un sincero pentimento e quindi iniziare a rivolgerci al mondo come dono, come creazione.

Per assicurare al nostro futuro una vita secondo natura è necessaria una autolimitazione ascetica, e che la moltitudine di beni materiali venga ridotta solo a quelli utili. Quest’autolimitazione, però, deve essere volontaria e consapevole, e non una limitazione calata dall’esterno e priva di dimensione etica.