Spiritual struggle for church unity

George of Mount Lebanon – Patriarchate of Antiochia
George of Mount Lebanon – Patriarchate of Antiochia
Metropolitan GEORGE KHODR
Importante è pensare insieme tutto per la gloria di Dio che copre il corpo di Cristo. Siamo o non siamo in una comunione autentica e non in una quasi comunione?


Bose, 12 September 2009

GEORGE of Mount Lebanon


Listen to the lecture in the original language (French):

 

(Italian translation of the French original) 

Ciò che ci viene normalmente in mente parlando di unità della chiesa è il dialogo tra oriente e occidente che è un atteggiamento intellettuale che ha a che fare con una dogmatica costruita soprattutto da concetti, dottrine, da una coerenza logica, essendo tutte le logiche ugualmente sostenibili. Ora, e lo si è detto, un’idea respinge sempre un’idea. Ci dimentichiamo che gli incontri tra le chiese sono incontri tra uomini così come la vita li ha resi con tutti i gradi immaginabili che han potuto raggiungere sulla Scala delle virtù, prendendo il titolo del libro di Giovanni Climaco. E le comunità ecclesiali sono formate da questi uomini che costruiscono o demoliscono la casa di Dio.

Le comunità sono il prodotto della storia. Non si dice né si fa alcuna cosa senza le tristezze storiche, senza la passione delle culture, di più anche, e spesso, senza gli interessi politici che si aggirano nel nostro cuore. Agendo sul piano razionale spesso siamo agiti da questa confusione interiore che ci agita. Per questo motivo Barsanufio di Gaza ha scritto: “Ogni pensiero in cui non dominano la calma e l’umiltà non è da Dio”. Il pensiero allo stato puro è una visione dello spirito. L’uomo è un tutto capace di Dio se la fiamma incandescente della divinità brucia il suo cuore. Da qui il titolo di questa conferenza: “La lotta spirituale per l’unità della chiesa”.

È ovvio che in tutti i periodi della storia della chiesa ci furono dissensi personali legati oppure no a controversie dottrinali e canoniche. I fautori di scismi, di tensioni spesso non erano pervenuti a quella pace interiore che ne collocava gli spiriti nella giustizia. Con una grande serenità vanno trattate le dispute teologiche. Ora, satana cerca di abitare il santuario, di governalo per gerarchi che credono di rendere gloria a Dio con controversie poco amabili. Se nella stessa chiesa si formano fazioni mosse da uno spirito partigiano, da interessi personali o di gruppo, diviene evidente che questa chiesa non è più il luogo in cui ci si affatica per la gloria di Dio e la ricerca d’unità. Diventa anche chiaro che gli uomini sensibili a ogni grande causa come quella dell’unità dei cristiani possano essere allontanati dalle decisioni di ordine ecumenico capaci di far tremare il potere dominante.

Prendo come esempio le manovre di Cirillo di Alessandria per ottenere la condanna di Nestorio. Al di là della persona di chi fu dichiarato eretico, si tratta per la sede di Alessandria di dominare quella di Antiochia. Un altro esempio è quello del cardinale Umberto al momento dello scisma del 1054. Gli interessi dei suoi alleati politici da una parte, il suo odio per la sede di Costantinopoli dall’altra sostennero la sua azione di opposizione contro il patriarcato ecumenico. La scomunica di Michele Cerulario e soprattutto del suo gregge non aveva alcun fondamento nel diritto canonico orientale. Questi assurdi anatemi da entrambi le parti furono tolti quando due gerarchi mossi da uno spirito d’amore, Paolo VI e Athenagoras I, intavolarono il dialogo dell’amore. Riconoscere da parte dei capi della chiesa che anche l’altra chiesa è amata da Dio è riconoscere in modo manifesto che è una chiesa sorella. Quale che sia la nostra analisi degli eventi storici e la nostra teoria del movimento della storia, non vi è alcun dubbio che i decisori ecclesiastici hanno avuto un ruolo considerevole nelle divisioni.