Pâques du Seigneur


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Gesù è morto, è realmente morto, morto come muore un uomo, morto come muore una vita animale. Ma Dio lo ha rialzato dalla morte e gli ha dato la sua vita divina, la vita eterna. Non ha rianimato un cadavere, non ha fatto tornare in vita un morto – facciamo attenzione – ma gli ha dato la sua stessa vita, la vita divina, la vita eterna. Proprio uno dei testi più antichi che possediamo, più antico degli scritti dei vangeli, il prologo della Lettera di Paolo ai Romani, dice: «Cristo Gesù … nato dalla stirpe di David come uomo, [è stato] costituito Figlio di Dio con la potenza dello Spirito santificatore nella resurrezione dai morti» (Rm 1,1.3-4). Ecco la risposta del Padre a Gesù, che rivela pienamente la paternità di Dio nei confronti di Gesù: è la risposta del Padre alla morte filiale di Gesù. Se c’è una rivelazione di Dio Padre, per noi cristiani, non ci viene neanche dall’invocazione fatta da Gesù: «Padre nostro» (Mt 6,9), ma ci viene soprattutto dall’azione con cui Dio ha fatto risorgere Gesù e lo ha fatto suo Figlio. Non solo, ma significativamente Paolo nella sua predicazione di fronte ai giudei di Antiochia di Pisidia afferma: «Dio ha risuscitato Gesù, come sta scritto nel Salmo secondo: “Mio Figlio sei tu, io oggi ti ho generato” (Sal 2,7)» (At 13,33). Questa esegesi dell’Apostolo sul Salmo 2 è un’esegesi canonica, dunque definitiva: la morte in croce di Gesù è in realtà una nascita alla pienezza di vita, è proprio perché Gesù ha saputo morire da Figlio, il Padre ha dovuto – potremmo dire – mostrarsi davvero Padre e dunque rialzare suo Figlio da morte.

In questa luce della morte come vera generazione di Gesù a Figlio di Dio, comprendiamo anche alcune parole disseminate nella Lettera agli Ebrei. Gesù che è venuto nel mondo (cf. Eb 10,5), che ha imparato la sottomissione dalla cose che ha sofferto (cf. Eb 5,8), che ha imparato la sottomissione durante tutta la sua vita, fino alla sua passione e morte, nella morte filiale ha potuto davvero dire con pienezza la parola: «Abba, Padre», senza nessuna riserva, offrendo totalmente la sua vita a Dio. Vogliamo mettere accanto le parole di Gesù alle parole del Padre secondo la Scrittura? Gesù dice: «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito», l’ultima sua parola prima di morire. E il Padre accoglie Gesù nella morte dicendogli: «Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato». Ecco dove sta il «tutto è compiuto» di Gesù, l’amen di Gesù al Padre, ma possiamo adesso dire anche l’amen del Padre a Gesù. Gesù è stato fedele, è stato un amen al Padre; e il Padre è fedele, è l’amen a Gesù.