Conférence du métropolite Elpidophoros Lambriniadis

     

La Parola della santa Scrittura è eterna; appartiene a tutte le epoche e tuttavia è sempre attuale. Essa è, dopo tutto, la Parola di Dio essenziale e portatrice di vita, che risponde con potenza alle domande fondamentali dei giovani e ai problemi esistenziali di tutti gli esseri umani. Credo che la santa Scrittura non debba essere studiata come tutti gli altri libri che soddisfano soltanto il nostro intelletto. Essa offre cibo solido per lo spirito. Lo studio della Scrittura assomiglia alla preghiera. È il Libro par excellence della Chiesa, corpo di Cristo. “La Chiesa cristiana è, soprattutto, una Chiesa basata sulle Scritture. Sebbene i metodi ermeneutici siano diversi da un padre della Chiesa a un altro, da una ‘scuola’ a un’altra e dall’Oriente all’Occidente, tuttavia la Scrittura è stata sempre accolta come realtà vivente e non come lettera morta”, come affermò il patriarca Bartolomeo nel discorso già menzionato (6). Questo è esattamente il motivo per cui la sacra Scrittura può essere compresa e interpretata correttamente soltanto quando si acquisisce “il pensiero di Cristo” (1Cor 2,16), come ci ricorda san Paolo. Ciò comporta l’acquisizione di una sensibilità ecclesiale autentica, quale è quella esistente nella tradizione della Chiesa ed è espressa dai padri teofori (7). Lo studio della sacra Scrittura con una tale sensibilità e con tali presupposti può rafforzare la nostra lotta personale e incoraggia la vita e l’orientamento della spiritualità ortodossa. Chiunque si accosti alla sacra Scrittura in questo modo concorderà con il re profeta David che disse: “Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, più del miele per la mia bocca” (Sal 119,103).           

Lo studio sistematico, continuo e approfondito della santa Scrittura ci farà scoprire che il nostro pastore è un Dio di assoluta benevolenza, è il nostro creatore, mentre noi siamo le pecore che ricevono la benedizione di Dio, che ricevono il dono e l’opportunità di essere condotte e guidate dal Buon Pastore, il nostro Signore Gesù Cristo. Noi siamo entrati nel suo gregge, la Chiesa, attraverso il battesimo, e in essa la cura pastorale nei nostri confronti è senza fine. In questo gregge troviamo protezione, sicurezza, benevolenza e impavidità. Condursi al pascolo da se stessi è sempre pericoloso e conduce all’isolamento e all’errore. Cristo crocifisso e risorto è il pastore spossessato di sé e autoimmolato, preservato da vanità, autoesaltazione e celata arroganza.           

  Il pastore deve essere sapiente, trasparente, buono, puro, autentico, venerabile, sincero, saldo e pieno di amore. La vita spirituale ortodossa non può fare a meno di possedere tutte queste caratteristiche. Se porta in sé segni di stolta presunzione, di impurità legata all’egoismo, di mancanza di genuinità o di sincerità, di amarezza e risentimento, o magari di un’umiltà simulata che cela un falso atteggiamento farisaico e un discorso ipocrita sull’amore, allora ciò che ne risulta è un’azione empia, un teatro ben allestito che presto o tardi rivelerà, dietro all’attore mascherato, un traditore fraudolento che distorce la vita spirituale.