Conférence du métropolite Elpidophoros Lambriniadis

 

Una tale spiritualità ipocrita può prosperare sia in Oriente che in Occidente. Sorrisetti, scambi di cortesia, omelie sentimentali, ricette indolori: tutto questo si può diffondere facilmente e creare un piacevole sollievo psicologico che può persino essere considerato spirituale da qualcuno. In questo modo, tuttavia, si inganna il proprio spirito con delle illusioni; in questo modo non si gusterà mai il frutto maturo di una sana spiritualità ortodossa. La partecipazione alla liturgia, la preghiera secondo forme tradizionali e lo studio della sacra Scrittura sono indicativi più della religiosità che non della spiritualità. Spesso la spiritualità è identificata con l’avere pensieri e riflessioni profonde su Dio, oppure con l’essere emotivamente mossi da questi. Ma, come abbiamo già osservato, nell’Oriente ortodosso la spiritualità autentica ha più a che fare con i doni dello Spirito(12).          

  I doni dello Spirito santo non sono armi con cui fronteggiare i nemici, simili a un’efficace panoplia; sono invece doni di amore che sono riversati su coloro che lottano con umiltà e onore. La Chiesa è sempre stata afflitta da salvatori autoproclamatisi tali, da guide spirituali presunte tali, con ambizioni e azioni empie, e ne ha sempre sofferto. I doni dello Spirito santo non sono concessi affinché qualcuno prevalga o sorpassi gli altri, ma piuttosto affinché qualcuno progredisca spiritualmente e si metta al servizio degli altri. La Chiesa ha la missione di avvicinarsi agli esseri umani esistenzialmente e amabilmente per insegnare agli altri come amare ed essere amati, per guarire gli altri e insegnare loro ad accogliere gli altri, a essere in comunione con gli altri e spronarli al cambiamento. Come leggiamo nei Detti dei padri del  deserto: “All’interno della comunione dei santi, ciascuno di noi è chiamato a diventare ‘come fuoco’, di toccare il mondo con la forza mistica della Parola di Dio, così che – come un’estensione del corpo di Cristo – anche il mondo possa dire: ‘Qualcuno mi ha toccato!’ (Mt 9,20)”(13).          

Spesso nel cristianesimo è prevalsa una sorta di spiritualità puritana, e questa ha occasionalmente influenzato anche l’Oriente, dove alcune organizzazioni religiose diedero grande importanza alle maniere di comportamento esteriore, risultando faticose e dannose per molti. Questa spiritualità puritana di alcuni decenni fa venne presentata come contraltare a un’altra spiritualità, più psicologizzante. Comunque, entrambe queste spiritualità sono assai distanti dalla vera, preziosa essenza della spiritualità ortodossa, dal momento che questa si preoccupa seriamente dell’intera persona impegnata nella lotta ascetica, sebbene non faccia dell’ascetismo un fine in se stesso. Dopo tutto, l’ascetismo è soltanto un mezzo per conseguire il fine ultimo: il rinnovamento e la trasfigurazione dell’uomo vecchio. Questo è ciò che san Serafino di Sarov intese parlando dell’acquisizione dello Spirito santo onnipotente. Questo dono della grazia divina non è determinato dall’uomo, dal basso, ma da Dio, dall’alto.           

  A volte gli uomini sono gelosi dei loro fratelli che sono considerati più importanti o degni di attenzioni privilegiate, oppure che si pentono più profondamente o gustano il frutto dello Spirito prima di loro. A volte, come il fratello maggiore nella nota parabola del ritorno del figlio prodigo, alcuni se la prendono addirittura con il loro Padre celeste. Questa è la ragione per cui il criterio principale e più significativo per misurare il progresso nella vita spirituale ortodossa è la maturazione nell’amore. Il Nuovo Testamento è pieno di inni, affermazioni ed esortazioni riguardo all’acquisizione e alla maturazione dell’amore. Più amiamo più diveniamo simili a Dio che è Amore. La verità è che, sebbene lottiamo per imparare come amare in maniera autentica, normalmente non vogliamo amare l’altro come egli o ella è; vogliamo prima cambiare gli altri come noi immaginiamo o desideriamo che essi siano. Fare spazio all’altro, onorarlo, ascoltarlo, rispettarlo, accompagnarlo, sostenerlo ed essere paziente con lui, tutte queste sono caratteristiche essenziali del vero amore. Così il criterio di una persona autenticamente spirituale è se essa ama in modo autentico, disinteressato, con spirito di sacrificio e, in generale, nel modo in cui il Signore Gesù Cristo ama. Il ruolo dell’ascetismo cristiano è di ammorbidire il cuore di pietra, di offrire una qualche integrità, equilibrio e “rotondità” che ci permetta di “rotolare” verso gli altri e che ci faccia pentire di fronte alle nostre passioni. Saremo così più compassionevoli, più pazienti, più misericordiosi, più tolleranti verso gli altri, nostri fratelli peccatori come noi, amandoli in maniera più genuina.