Una parabola che narra l’amore paziente del Padre

Foto di Meryem Kiremitçi su Unsplash
Foto di Meryem Kiremitçi su Unsplash

20 marzo 2024

Mc 12,1-12

In quel tempo Gesù 1 si mise a parlare loro con parabole: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 2Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. 3Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. 4Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. 5Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. 6Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio!». 7Ma quei contadini dissero tra loro: «Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra!». 8Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. 9Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. 10Non avete letto questa Scrittura:

La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d'angolo;
11questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi?».


12E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.


Oggi vediamo Gesù alle prese con i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani. Essi dubitano della sua autorità. O meglio: non riescono a collocare la sua provenienza perché esce dai loro schemi e percorsi di potere. A partire da questa incomprensione Gesù sceglie di raccontare loro una parabola. 

Ciò che sta a cuore al Signore è di riuscire, nonostante la durezza dei suoi interlocutori, a trasmettere il messaggio di amore del Padre. La parabola di oggi esprime chiaramente il desiderio di Dio di incontrare l’umanità ad ogni costo, anche attraverso la morte del suo unico figlio. 

Alla richiesta indagatoria degli scribi Gesù risponde senza incentrare su di sé il discorso, senza esibire le sue origini come figlio di Dio e dunque facendo discendere da lì la sua autorità. Gesù narra una storia che parla di un altro “potere”, se così vogliamo chiamarlo, basato su un altro ordine di grandezza quello dell’autorevolezza dell’amore e della libertà che scaturisce da essa.

Oggi Gesù ci parla di un uomo che piantò una vigna e dopo aver predisposto tutto perché si potesse raccogliere il suo frutto, la affida a dei contadini e solo al momento opportuno ne richiede la sua parte. 

L’uomo pianta e predispone tutto perché alla vigna non manchi nulla per poter portare frutto. L’atteggiamento del padrone della vigna è rivolto al benessere delle piante e al benessere dei contadini, affinché possano trovare tutto ciò che a loro serve per condurre con qualità il loro lavoro. Il padrone ha nell’orizzonte l’altro: la vigna e i contadini. 

Anche il tempo in cui sceglie di venire a prendere la propria parte lo misura rispetto a loro: “al tempo opportuno”, non quando conviene a lui. Già in questa attesa è sotteso l’atteggiamento paziente tipico del contadino che si sottomette ai bisogni e ai tempi della natura e che il protagonista della parabola dimostrerà anche nell’invio dei suoi servi. Prima ne invierà uno, poi un altro, nell’attesa e nella speranza che i vignaioli si convertano e lo accettino, fino ad arrivare all’invio del suo unico figlio. 

Ma oltre alla pazienza quello che è più sconcertante è che il padrone non chiude mai il suo orizzonte nell’idea di doversi riappropriare della sua vigna, ma cerca ad ogni costo di far sì che i vignaioli capiscano che quello che c’è in gioco va al di là del possesso del raccolto: il padrone della vigna desidera instaurare con loro una relazione. Relazione basata sul fatto di riconoscersi creature amate e custodite, a cui è stato affidato il compito di custodire la vigna, ma di non sentirsi come i padroni ultimi, e di porsi in una logica di condivisione con le altre creature e con il padrone stesso. 

Fino all’ultimo, alla moneta della violenza che i vignaioli presentano al padrone, egli risponde con quella dell’amore e della speranza, come se avesse di fronte degli interlocutori che prima o poi possano capire anche una logica diversa rispetto a quella dell’odio e del possesso. 

Infine la stessa durezza di cuore la ritroviamo negli interlocutori diretti di Gesù. Essi non si lasciano interpellare dal messaggio che è insito nella parabola, ma, accortisi che sta parlando di loro, se ne vanno riconoscendo che le sue parole sono davvero un inciampo pericoloso per il loro potere. La distanza che aumenta sempre di più tra loro e Gesù si manifesterà anche per loro nella stessa violenza dei vignaioli che porterà alla passione e alla crocifissione del Signore.

sorella Beatrice


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