Lecture by Armand Veilleux

 

Il vangelo si è diffuso in occidente – come del resto in oriente – utilizzando i mezzi di comunicazione dell’Impero romano. Ora, l’Impero romano era una federazione di “città”. Questo spiega perché il cristianesimo è stato, al tempo delle origini, soprattutto una religione urbana. Si può parlare della chiesa di Cartagine e di Roma come si parlava della chiesa di Corinto, di Antiochia o di Efeso. Bisognerà attendere la caduta dell’Impero romano e le invasioni dei barbari per assistere a una vera e propria evangelizzazione delle campagne. È evidente dunque che l’ascesi cristiana è stata vissuta, nel corso dei primi secoli, non soltanto al cuore delle città, ma all’interno delle famiglie. La vita delle vergini e delle vedove, ma anche degli asceti di sesso maschile – effettivamente meno numerosi –, si svolgeva in una relativa solitudine nella loro casa privata, non senza una comunione costante, soprattutto nella liturgia, con la chiesa locale. È l’epoca di Tertulliano e di Cipriano, che si possono considerare i padri dell’ascetismo occidentale. Un po’ più tardi nasce l’esperienza delle grandi dame romane che vivono all’interno della loro casa privata un’ascesi rigorosa e una vita di solitudine, ma ricevendo in essa anche il clero romano, di cui divengono le guide spirituali.
Questo ascetismo occidentale nelle prime generazioni era prevalentemente femminile, perché gli uomini, per assolvere i loro doveri militari in seno all’esercito romano dovevano praticare i riti della religione pagana ufficiale, e spesso ricevevano il battesimo solo in età avanzata o addirittura sul letto di morte, molto tempo dopo che le loro spose, sorelle e figlie si erano fatte cristiane.

Ma a partire dal iv secolo si sviluppa in occidente un monachesimo maschile caratterizzato da grandi personalità, uomini che saranno, nella loro vita personale, volta a volta eremiti, poi fondatori di cenobi, prima di diventare vescovi e fondatori di monasteri clericali. Le comunità che essi fondano, d’altro canto, coniugano armoniosamente solitudine, vita comunitaria e attività missionaria. Si pensi a un Martino di Tours e a un Ilario di Poitiers, così come alla fondazione di Ligugé nel 361 e a quella di Marmoutiers nel 371. Nel loro caso, parlare di eremitismo o di cenobitismo sarebbe un anacronismo: a seconda delle tappe della loro conversione personale, essi passano dalla solitudine alla vita comunitaria; e quest’ultima, a seconda delle necessità, viene vissuta in una grande solitudine o nell’attività missionaria.
Sant’Onorato sbarca intorno al 410 sull’isola di Lérins, descritta come horror solitudinis, ma in essa viene ben presto raggiunto da numerosi compagni. Qualche tempo dopo Cassiano tenta invece di riorganizzare la vita cenobitica già esistente a Marsiglia, su invito del vescovo Castore, ma la sua nostalgia del monachesimo egiziano conosciuto vent’anni prima lo porta a dare al suo insegnamento un orientamento nettamente eremitico in un contesto cenobitico.

All’inizio del v secolo, tra il 405 e il 419, le invasioni dei barbari cominciano a creare delle fratture geografiche e sociologiche nell’Impero occidentale. I romani abbandonano ben presto la Bretagna, i barbari passano il Reno e conquistano Roma e, nel 429, poco prima di morire, Agostino vede i Vandali davanti alle mura di Ippona. Valentiniano III (425-429) alla fine consegna l’occidente ai barbari, e, nel 476, si conclude la serie di imperatori romani d’occidente. La caduta dell’impero romano e l’arrivo dei barbari segnano l’inizio del processo di conversione delle campagne.