Lecture by Armand Veilleux

 

Quando Teodorico, re degli Ostrogoti, prende il potere a Roma, nel 493, si apre di nuovo un piccolo spiraglio di civiltà. Egli si circonda di collaboratori di grande qualità, come Boezio e Cassiodoro, e la sua apertura alla tradizione romana permette la comparsa nella chiesa della rinascita gelasiana. All’epoca, Roma è ancora, e lo sarà per un certo tempo, un centro frequentato da gente che proviene da tutta Italia, dall’Africa e dalla Gallia per studiare.

È nella congiuntura di questo brevissimo periodo di rinnovamento ecclesiale e sociale che un autore sconosciuto scrive la Regula Magisteri, e tra gli studenti che venivano ancora mandati dai genitori a Roma per la formazione c’è un giovane di Norcia, un Benedictus vir, come lo chiamerà Gregorio Magno due secoli dopo.
In questo contesto romano, la differenza tra le forme di vita è chiara. Benedetto conosce gli eremiti, ma scrive una regola per cenobiti. La vita eremitica per la quale nutre stima è quella di chi fa l’eremita dopo essersi formato a lungo in seno alla vita comunitaria. Questo tipo di monachesimo, chiaramente cenobitico, comincia a diffondersi in Italia.

Ma i barbari dilagano nell’Impero con un’ondata di nuove invasioni. Il monastero di Montecassino viene distrutto nel 573, e nulla rimane dei monasteri fondati personalmente da Benedetto, a parte la sua Regola, che viene utilizzata da alcune piccole comunità disperse. Di essa viene a conoscenza molto più tardi papa Gregorio I (590-604), che non soltanto consegna ai posteri l’eredità del Benedictus vir di Subiaco e di Montecassino, raccontandone la Vita nel secondo libro dei Dialoghi, ma invia monaci romani a evangelizzare l’Inghilterra. Forse bisognerebbe dire piuttosto “romanizzare” l’Inghilterra, perché questa era stata già evangelizzata dai monaci irlandesi, i quali d’altro canto avevano creato un loro equilibrio tra solitudine radicale e comunione in seno alla chiesa monastica locale. Sempre nella stessa epoca Colombano e i suoi monaci fanno il percorso inverso e vengono sul continente a evangelizzare la chiesa merovingia.
Questa rifondazione del monachesimo benedettino da parte di Gregorio Magno conferisce da quel momento al monachesimo occidentale un orientamento chiaramente cenobitico, con l’aggiunta di un accento missionario. Il cenobitismo diventa sempre più organizzato, mentre l’eremitismo, che comunque continua a sussistere, non lo è molto.