Lecture by Armand Veilleux

 

Tra i frutti di questa crisi del cenobitismo e di questa nuova ondata di eremitismo, si possono annoverare, sul versante eremitico, la fondazione di Camaldoli e della Chartreuse, che rimarranno in vita fino ai nostri giorni, e, sul versante cenobitico, Cîteaux. Numerose altre esperienze fatte nella stessa epoca hanno avuto vita breve; ciò non significa che non abbiano svolto un ruolo efficace nel processo di rinnovamento tanto cenobitico quanto eremitico.

Mezzo secolo dopo ha inizio un lungo periodo della storia della chiesa, al quale è stato dato il nome di “Cristianità”, a grandi linee dal 1140 al 1648. È un periodo difficile da valutare, durante il quale la chiesa ha svolto un ruolo importante nell’edificazione della civiltà occidentale. Vi è chi si rallegra che sia passato, mentre alcune frange della chiesa di oggi vorrebbero farlo rinascere. Si potrebbe dire che nulla di molto speciale si è verificato nel corso di questo lungo periodo, sia per la vita eremitica che per la vita cenobitica, se non l’emergere di un bisogno crescente di rinnovamento e timidi tentativi di riforma qua e là. Vi è chi ha parlato di una nuova ondata di eremitismo nel secolo che ha preceduto la Riforma protestante e la Controriforma, ma si trattava di tentativi per un rinnovamento spirituale che interessasse tutte le forme di vita religiosa, più che di una riscoperta o di un approfondimento della vita propriamente eremitica. Così, ad esempio, il xiii secolo conosce la fondazione dell’Ordine degli eremiti di sant’Agostino; ma si tratta di cenobiti che vivono in solitudine, più che di eremiti in senso stretto.

Da Trento in poi e fino al Vaticano II, i diversi Istituti di vita eremitica e di vita cenobitica continuano ognuno nel solco della propria storia, cercando di rinnovarsi periodicamente, spesso dividendosi in osservanze diverse. Va detto che l’eremitismo nella chiesa latina è quasi sempre stato – soprattutto dopo il Codice di diritto canonico del 1917 – una vita solitaria vissuta in comunità, o per lo meno in collegamento con una comunità. Bisognerà attendere il Codice del 1983 perché un eremita che non appartiene ad alcuna comunità (a parte quella della sua chiesa diocesana) possa essere considerato come “religioso” o “consacrato” (a seconda del vocabolario che si preferisce).