La città futura - Diego Fusaro


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Il priore di Bose, fratel Enzo Bianchi, lo presenta come “una delle voci più convincenti sul futuro, dotato di chiarezza di visione sulla nostra società”. Diego Fusaro insegna storia della filosofia presso l’Università San Raffaele di Milano, e si presenta così: “Non amo descrivermi: e, tuttavia, preferisco che a farlo sia io e non il ‘si dice’ di heideggeriana memoria. Mi considero allievo indipendente di Hegel e di Marx, di Gentile e di Gramsci. Intellettuale dissidente e non allineato, sono al di là di destra e sinistra. Ho una passione durevole per la filosofia e un amore sfrenato per il mare, immagine mobile della libertà. Odio gli indifferenti e gli opportunisti”. Durante la mattina Fusaro ha proposto una riflessione critica sulla società odierna, dove il futuro costituisce un orizzonte di senso: nell’immaginario collettivo, il presente tende a farsi eterno, e di conseguenza il futuro si desertifica, viene meno l’ideale di un futuro alternativo. Complice di questo chiudersi dell’orizzonte è la logica della mercificazione, cifra della società capitalistica. Dopo la celebrazione dell’eucaristia, il pranzo e un’ora e mezza di tempo libero, c’è stato spazio per le domande. A chi gli chiede come si costruisce, oggi, una generazione capace di speranza e di azione, risponde che la cultura e la maturazione di un pensiero critico sono, a suo parere, le vie da percorrere.

Sintesi della giornata di Chiara Pignocchi

Storie d'amore 1 - Enzo Bianchi


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Leggi tutto: Storie d'amore 1 - Enzo Bianchi“L’esortazione del papa Amoris Laetitia, pubblicata venerdì 8 aprile, esprime la volontà di papa Francesco di uscire dalla visione angosciata della sessualità, che regna nella chiesa dal Settecento, e di affidare alla coscienza del cristiano, alla sua maturità, il discernimento dei peccati: non alle istituzioni ecclesiali”. Dopo questa introduzione, fratel Enzo ha parlato di sessualità a partire dal vissuto delle storie d’amore raccontate nell’Antico Testamento: storie ambigue, che rivelano che il cammino di umanizzazione, particolarmente nella sfera sessuale, è lento e difficile. Storie che dicono anche che il bisogno di amare e di essere amati è il cuore di ogni persona. Storie che fanno capire che dovunque ci sono dei frammenti di amore, anche nelle strade che sembrano “sbagliate”. Storie che mettono in luce la differenza tra l’uomo e la donna, entrambi chiamati a stare l’uno di fronte all’altra nel rispetto dell’alterità, e ad amarsi custodendo questa alterità. 

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Sintesi della giornata di Chiara Pignocchi

Il profeta Amos - Gianfranco Ravasi


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Leggi tutto: Il profeta Amos - Gianfranco RavasiLa “voce” squillante, veemente, a tratti perfino violenta del profeta Amos viene evocata, risvegliata dal cardinal Gianfranco Ravasi, in un’atmosfera di semplicità e familiarità. “La cosa migliore che io so fare è rivestire parole antiche di nuovo”: accompagnato da questo verso del sonetto 76 di Shakespeare, Ravasi si appresta a far risuonare le parole di Amos. Amos, allevatore di pecore, non faceva di lavoro il profeta, né era figlio di profeti: la vocazione a parlare a nome del Signore lo raggiunge dall’esterno, è qualcosa che lo precede e lo supera. La Parola che Amos trasmette è impastata con le parole che gli sono proprie: si esprime, infatti, con immagini concrete, legate alla sua esperienza di pastore. Con eloquio affabulatorio e stile didattico, Ravasi narra ai circa trecentosettanta ospiti presenti i passi più significativi del libro.

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Sintesi della giornata di Chiara Pignocchi

Essere un figlio giusto: da Edipo al figliol prodigo - Massimo Recalcati


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Leggi tutto: Essere un figlio giusto: da Edipo al figliol prodigo - Massimo Recalcati È la quarta volta che Massimo Recalcati è a Bose per parlare agli ospiti e alla comunità. Il priore, fratel Enzo Bianchi, lo presenta come uno dei suoi più grandi amici: “amicizia che è proporzionale alle cose che Massimo riesce a dire e a fare per la polis”.

Il tema affrontato oggi da Massimo Recalcati è la figura del figlio: nella vita tutti possiamo essere o non essere fratelli, sorelle, madri, padri ecc., ma tutti siamo figli, e nessuno può sottrarsi a questa condizione, che quindi ci accomuna. Recalcati presenta due figure alternative di figlio: Edipo, il figlio di Laio, raccontato nella tragedia di Sofocle, e il figlio minore della parabola del vangelo di Luca. Due figli che appartengono a culture profondamente diverse. Il padre narrato nel vangelo, diversamente dal padre sofocleo (Laio), non ha paura del figlio, ha fiducia in lui, gli dona la possibilità della libertà. In questo modo, il padre “spiazza” il figlio, non entra in conflitto con lui. La condizione che rende possibile l’abbraccio, quando il figlio ritorna, è la sospensione della legge, la rinuncia a infliggere il castigo, la punizione. Nella tragedia di Sofocle, invece, gli errori di Edipo, tutti i tentativi che fa di liberarsi dal suo “destino”, ne rafforzano le maglie. Edipo è un figlio dal destino già scritto, senza possibilità di scampo. Il giovane della parabola del vangelo di Luca è un figlio cui vengono accordate fiducia, libertà e perdono. È un figlio che imbocca, come Edipo, una strada di morte, ma a cui, attraverso il perdono, è ridonata la vita. La possibilità di una nuova vita.

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Sintesi della giornata di Chiara Pignocchi

Noi e l'Islam - Paolo Branca


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Leggi tutto: Noi e l'Islam - Paolo BrancaAlla giornata di oggi, dedicata all’incontro con Paolo Luigi Branca sul rapporto tra noi e l’islam, hanno partecipato numerosi ospiti. Durante la mattina il professor Branca ha fornito dei brevi cenni su quello che ha definito un universo molto complesso, formato da un miliardo e mezzo di persone: la comunità islamica. È seguita la celebrazione eucaristica, prima della quale il priore della comunità di Bose, fratel Enzo Bianchi, ha espresso una vicinanza nella preghiera con i fratelli musulmani, che professano una fede che è insieme nell’unico Dio ma anche “altra” rispetto a quella dei cristiani.

Non vi sono forme praticabili di coesistenza tra due antiche tradizioni culturali e religiose in un'epoca nella quale esse si trovano a vivere una crescente intensificazione di contatti? Che quest'ultima comporti
problemi e che non siano né pochi né di scarso rilievo i rischi che la gestione di un simile fenomeno porta con sé è del tutto evidente. Ma proprio qui sta il punto. La domanda essenziale che dobbiamo porci è
appunto se il multiculturalismo sia un fenomeno gestito o semplicemente subito, di fronte al quale prevalgono atteggiamenti comunque inadeguati.
Non ci vuol molto ad accorgersi infatti che, come contraltare di una posizione demonizzante, l'atteggiamento più comunemente diffuso è quello del relativismo o, per dirla in modo più chiaro, dell'indifferenza. Se
l'islamofobia è più rumorosa e facile a diffondersi, non meno dannoso è il concordismo facilone di quanti si illudono che la mediazione avverrà da sé, spontaneamente, con tanta maggiore agilità quanto più saremo capaci di rinunciare a simboli e a valori tradizionali per sederci concordi all'effimero tavolo del benessere materiale.
Che gli esseri umani si stiano mischiando è un fatto, molto meno sicuro è che le culture si stiano incontrando.

Durante il pomeriggio è stato possibile, per i presenti, porre domande al professor Branca, suscitando così uno scambio vivace di questioni e idee.

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