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In questa rubrica giornaliera vi proponiamo la meditazione del Vangelo del giorno preparata da un fratello o una sorella di Bose. Il nostro desiderio è di spezzare il pane quotidiano della parola di Dio, condividendo la lectio divina fatta nella solitudine della cella monastica. Per tutti il fine è quello indicato da Ignazio d’Antiochia, “rifugiarmi nel Vangelo come nella carne di Gesù” (Lettera ai Filadelfiesi).

Le pericopi del vangelo seguono il lezionario proprio del nostro monastero.

Contro la religione che adultera la fede

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9 dicembre 2024

È un fenomeno umano abbastanza attestato di ogni tempo e di ogni cultura religiosa, il passaggio dalla fede alla religione. La fede è propria degli inizi di una storia. È un atto di fiducia incondizionato verso Dio, che si percepisce come presenza operante nelle nostre vite; che non chiede nulla se non appunto di fidarsi delle sue promesse anche quando non sembrano così evidentemente realizzabili. 

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L’unico Pastore è Gesù

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7 dicembre 2024

C’è un’unità di tempo e di luogo che unisce i capitoli 7-10 del vangelo di Giovanni: inquadrata da due segnalazioni dell’ormai aperta ostilità delle autorità giudaiche (uccidere: 7,1 e catturare: 10,39), troviamo in questa sezione la rivelazione della messianicità di Gesù, avvenuta nello spazio del tempio e durante la festa delle Capanne. Nell’ultimo giorno, «il gran giorno della festa», sono inserite la promessa dell'acqua viva, l’identificazione di Gesù con la luce del mondo, la guarigione del cieco nato, il discorso sul buon Pastore (7,37-10,21). 

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“Tu amerai”

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6 dicembre 2024

Gesù risponde al dottore della legge citando un passo tratto dal Deuteronomio "Tu amerai...". Amare in fondo è tenere in considerazione, prestare attenzione, rivolgersi con tutto se stessi verso l'altro, è ascoltare. Il verbo “amerai” è strettamente legato al verbo ascoltare, come si può intuire leggendo per intero la citazione utilizzata da Gesù. Questo aiuta a comprendere che l'amore non possiamo darcelo da noi stessi ma lo riceviamo come un dono. Un dono che esige un tempo di assunzione, un luogo di silenzio dove la parola si deposita e germina.

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Un Dio fedele che non abbandona i suoi figli

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5 dicembre 2024

Il Vangelo del giorno, tratto dal testo matteano narra di un confronto serrato tra dei sadducei e Gesù al Tempio di Gerusalemme. L’argomento del dibattito è di una certa importanza, tuttavia il tono delle sue repliche ai loro ragionamenti è poco incisivo. Si tratta infatti della risurrezione dai morti, eppure le parole di Gesù mancano di quell’ardore tipico della sua predicazione evangelica.

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Scegliere di rivestirsi di Cristo

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4 dicembre 2024

“Il regno dei cieli è simile a…”. Il regno dei cieli è simile a una storia, dice Gesù ai responsabili religiosi e ai fedeli osservanti della Torah. “Un re fece una festa di nozze”, e subito questi credenti nutriti della Torah si ricordano del banchetto del re nella grande profezia di Isaia sulla fine dei tempi: “Il Signore preparerà per tutti i popoli un banchetto di grasse vivande, di vini eccellenti... Egli strapperà il velo che copriva la faccia di tutti i popoli. Eliminerà la morte per sempre e asciugherà le lacrime su ogni volto” (cf. Is 25,6-8).

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L’autorità divina e la ricerca della verità

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3 dicembre 2024

Alla vigilia della Pasqua, dopo l'ingresso trionfale a Gerusalemme, dove fu accolto come Messia (Mt 21,1-11), e dopo i gesti profetici come la cacciata dei mercanti dal Tempio (Mt 21,12-13), Gesù affronta i capi religiosi in questo luogo sacro, simbolo della presenza di Dio e della storia d'Israele. Di fronte alla loro domanda: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?» (Mt 21,23), emerge una profonda tensione. Non è una ricerca sincera della verità, ma la difesa di un sistema religioso rigido, che teme di perdere il controllo sulla folla e vede in Gesù una minaccia al proprio potere.

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Guardare da vicino il proprio cuore

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10 dicembre 2024

Gesù continua il suo discorso di rimprovero contro scribi e farisei che, potremmo dire sinteticamente, è una declinazione articolata del grande tema dell’ipocrisia: è la doppiezza del cuore e della vita, di cui scribi e farisei sono l’icona tristemente più eclatante

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