Al termine del nostro viaggio quale immagine esprime il cuore degli incontri che Gesù vive sulla strada? Il corpo non conforme.
Gesù incontra corpi non conformi all’ideale di norma della società. Il corpo non conforme è il corpo che non corrisponde alla norma di umanamente corretto di quella cultura o società. Sono proprio queste le persone incontrate da Gesù: una donna pagana (nemica religiosa per eccellenza), un mercenario pagano, un lebbroso, un uomo posseduto da spiriti impuri, una peccatrice, un’adultera, un fratello e delle sorelle single, un malfattore condannato a morte... e la lista potrebbe proseguire. Questi corpi vanno rimossi dallo sguardo, resi invisibili oppure letteralmente eliminati. Generano disagio. Testimoniano che la norma è precaria, che quello che diciamo e consideriamo “normale” in realtà è relativo e parziale, che i confini sono labili.
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Gesù sta morendo in croce. Da solo. I discepoli e il Padre lo hanno abbandonato. Le persone ostili ai piedi della croce lo scherniscono. Persino uno dei compagni di pena lo deride. Le domande si fanno attanaglianti. Il Figlio di Dio muore in croce, il posto dei senza Dio? Non è il fallimento della strada percorsa da Gesù e il segno che la via di Dio è altra? Dio tace. Gesù troverà aiuto?
Accade qualcosa di inatteso. L’altro condannato a morte, un essere umano anonimo, si rivolge a Gesù: “Gesù, ricordati di me quando sarai giunto nel tuo regno!” (Lc 23,42). È l’unica persona nei vangeli che chiama Gesù per nome senza alcun altro titolo e si affida a lui, quando Gesù è totalmente impotente.
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Come sta Gesù nella violenza di un conflitto? Come lo impara? C’è un brano del vangelo di Giovanni (Gv 8,2-11) molto interessante. Gesù insegna nel tempio di Gerusalemme. Irrompe un’orda di soli maschi e gli getta ai piedi come un cencio usato una donna. È stata sorpresa con l’amante tradendo così il marito. Gli chiedono che cosa fare di lei ricordandogli la Legge di Mosè: è prevista la lapidazione per gli adulteri. Dicono alla lettera: “Nella Legge a noi Mosè comanda di lapidare siffatte”. Ai loro occhi non è più nemmeno una donna, un essere umano come loro. È qualcosa di indefinito. È il processo della deumanizzazione. Si priva l’altra persona di tratti e qualità umane in modo che non essendo più una di “noi” è possibile fare di lei qualunque cosa, nella più totale insensibilità.
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Gesù ricorre alla lingua dell’amicizia per descrivere il cuore della relazione dei credenti con lui (Gv 15,13-17). Lo fa, perché conosce l’amicizia. Nel vangelo si parla di tre suoi amici, Marta, Maria e Lazzaro (Gv 11). Cè una scena particolare che racconta questa amicizia: quando Marta e Maria ospitano Gesù in casa (Lc 10,38-42).
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