Saluto di fr. Enzo Bianchi

Assisi, 22 ottobre 2011
Benedizione del Monastero di San Masseo

Assisi, 22 ottobre 2011
Benedizione del Monastero di San Masseo
È la quarta volta – dopo Gerusalemme, dopo Ostuni, dopo San Benedetto – che diamo inizio ad una fraternità che vive secondo la nostra Regola

      Assisi, 22 ottobre 2011

Benedizione del Monastero di San Masseo

Siamo qui per questa liturgia di lode, di ringraziamento, di benedizione di questo monastero e di invocazione su tutti noi. Siamo insieme in questo tramonto davanti al Signore per confessare la nostra fede in lui e per invocare le energie dello Spirito santo su questo luogo, sulla comunità che inizia qui la vita comune solo per obbedienza alla sequela di Gesù. È la quarta volta – dopo Gerusalemme, dopo Ostuni, dopo San Benedetto – che diamo inizio ad una fraternità che vive secondo la nostra Regola, una fraternità che vuole crescere nella nostra comunione. Nessuno di noi ha previsto, progettato, voluto tutto questo; ma semplicemente abbiamo, con le nostre lentezze e le nostre debolezze, risposto alla chiamata del Signore, alla voce del Signore che si è espressa nella voce di fratelli e sorelle che ci hanno incoraggiato a piantare la nostra tenda di pellegrini e forestieri anche qui ad Assisi. Eravamo venuti qui nel 1995, in questa terra, a San Benedetto al Subasio. Allora era stato gettato un piccolo seme e poi a causa del terremoto la nostra fraternità non ha avuto lungo vita. Ma è stato comunque un inizio della nostra comunità in questa terra benedetta. Ora eccoci a San Masseo per un nuovo inizio, per vivere la nostra vocazione monastica e nient’altro, ma viverla nella chiesa locale di Assisi, a servizio di questa Chiesa e di tanti cristiani cattolici, ortodossi e della Riforma che visitano questi luoghi memoria del vangelo vissuto da san Benedetto, san Francesco e santa Chiara. Noi diciamo al vescovo Domenico di non attendersi molto da noi: siamo piccoli, siamo semplici monaci, ma vogliamo vivere in comunione con questa Chiesa, cercando di rinnovare l’agápe, l’amore, il grande, ultimo e definitivo comandamento lasciatoci da Gesù. Sono venuto in questa terra esattamente cinquant’anni fa, nella Cittadella cristiana – la Pro civitate come si diceva allora – e da allora sono sempre tornato anche grazie all’amicizia, all’ospitalità, all’affetto dei volontari e delle volontarie che sono sempre stati di una grande affettuosa fedeltà, verso me e la comunità. Un grazie a loro convinto e forte. Permettetemi di esprimere un grazie sincero anche a monsignor Sergio Goretti, vescovo emerito di Assisi, e a monsignor Giuseppe Chiaretti, metropolita emerito di Perugia, che prendono parte a questa concelebrazione.

Enzo Bianchi