Vangelo del giorno
4 luglio 2022
Due episodi incastonati uno nell’altro. Due storie distanti e imparentate dalla sofferenza. Due donne “figlie”, perdute e ritrovate. Una è la figlia “morta proprio ora” di un notabile di un villaggio della Galilea, l’altra è una donna con un problema ginecologico, forse una metrorragia cronica, e sarà Gesù a riesumare in lei la sua figliolanza. Una è giovanissima ed è già senza futuro, dell’altra non conosciamo l’età ma il numero che scandisce il tempo della sua malattia: ha alle spalle dodici anni di dolore e tormenti ma anche di restrizioni ed esclusione sociale, a causa del flusso di sangue e della legge di Israele che la etichetta come impura. In queste due storie c’è tutta la gamma dell’insensatezza, della miseria e delle assurdità umane che ci sovrastano. C’è la morte precoce e una malattia longeva, il lutto lacerante e il dolore testardo, la perdita inconsolabile e la triste sfigurazione dell’umano…
Giovani
“‘Devo rimanere ancora con il mio fratello anche se so che sto rovinando me stesso stando con lui?’ Continuo a ripensare a queste parole rivolte da quel giovane monaco all’abba. Ma vi sembra possibile?”.
“Che cosa?”
“È esattamente quello che anch’io sto vivendo: fino a quando continuare ad amare una persona di fronte a parole e gesti che non portano positività nella mia vita…” – risponde la ragazza, arrossendo e spegnendo progressivamente la voce.