Comunicato stampa conclusivo

XXI Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
LE ETÀ DELLA VITA SPIRITUALE
Bose, 4-7 settembre 2013
in collaborazione con le Chiese Ortodosse

Convegno 2013 Le età della vita spiritualeCOMUNICATO STAMPA CONCLUSIVO

Si è concluso presso il monastero di Bose sabato 7 settembre 2013 il XXI Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, organizzato in collaborazione con le Chiese ortodosse e dedicato alle Età della vita spirituale. Metropoliti, vescovi e monaci appartenenti alle Chiese ortodosse, alla Riforma e alla Chiesa cattolica, dopo quattro intensi giorni d’incontri e dialogo, hanno terminato i lavori con una preghiera per la pace nella chiesa monastica di Bose, in adesione all’appello del vescovo di Roma, papa Francesco.

 Le rappresentanze delle Chiese

Il Convegno di Bose ha voluto mettersi in ascolto della sapienza dei padri, per offrire uno spazio di riflessione sul tema della maturazione spirituale attraverso le crisi di passaggio tra le età della vita, nella persuasione che la dimensione spirituale sia essenziale per un’autentica maturazione umana. È l’idea messa in rilievo dai numerosi messaggi augurali dei capi delle chiese, tra cui i messaggi del patriarca ecumenico Bartholomeos I, letto dal delegato del patriarca, il vescovo Iosif di Patara; del metropolita Ilarion a nome di Sua Santità il patriarca di Mosca Kirill I, e quello inviato dal card. Tarcisio Bertone a nome di Sua Santità papa Francesco.

Per la Chiesa Cattolica sono intervenuti al Convegno mons. Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia, presidente della commissione “Ecumenismo e dialogo interreligioso” della Conferenza episcopale italiana, che ha dato lettura del saluto di monsignor Mariano Crociata, segretario generale della CEI; l’arcivescovo Antonio Mennini, nunzio apostolico nel Regno Unito; monsignor Gabriele Mana, vescovo di Biella e ordinario del luogo,e padre Hyacinthe Destivelle, del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che ha recato il messaggio del suo presidente Card. Kurt Koch.

Il vescovo Konstantin (Ostrovskij) di Zarajsk, ha guidato la delegazione del Patriarcato di Mosca, con padre Dimitrij Sizonenko, responsabile del dialogo intercristiano del Dipartimento per le relazioni esterne. Il vescovo Stefan di Gomel’ e Žhiobin ha letto il messaggio del metropolita Filaret di Minsk, esarca patriarcale di Bielorussia; del patriarcato di Mosca erano inoltre presenti l’arcivescovo Zosima di Vladikavkaz, padre Stefan Domuschi, delegato dell’Accademia teologica di Mosca, l’archimandrita Serafim (Petrovskij), delegato del metropolita Aleksandr di Alma Ata e del Kazakhstan, gli ieromonaci Amvrosij (Vajnagij) e Pimen (Vojat) della Lavra delle Grotte di Kiev, che hanno recato il saluto del metropolita Volodimir di Kiev.

Il vescovo Ignatie di Mureş ha letto il messaggio del patriarca Daniel della Chiesa ortodossa romena. Hanno preso parte ai lavori del convegno il metropolita Dometian di Vidin, che ha trasmesso il saluto personale del patriarca Neofit e il vescovo Boris di Agatonitsa (Chiesa ortodossa Bulgara); il vescovo Melchisedek di Pittsburgh (Chiesa ortodossa d’America); l’archimandrita Athenagoras (Fasiolo), che ha dato il saluto del metropolita Gennadios d’Italia; il canonico Hugh Wybrew, che ha rivolto ai partecipanti il saluto dell'Arcivescovo di Canterbury Justin Welby; il vescovo Maxim dell’America Occidentale, che ha letto la lettera di Sua Santità Irinej, patriarca di Serbia.

I messaggi di Sua Santità Karekin II, Catholicos di tutti gli Armeni, dell’Arcivescovo di Atene Ieronymos II, del metropolita Elias di Beirut e quello del Segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese Olaf Fikse Tveit, sono stati letti rispettivamente da p. Zakaria Baghumyan, dal prof. Spirydon Kontoyannis, da p. Porphyrios Giorgi e dal dr Michel Nseir.

Di rilievo è stata la presenza di monaci e monache, provenienti da monasteri ortodossi (Grecia, Russia, Ucraina, Bulgaria, Romania, Turchia, Monte Sinai, Armenia, Francia, Inghilterra, Stati Uniti), cattolici e riformati (Belgio, Francia, Italia, Svizzera, Ungheria); in particolare quella di padre Joustinos, del monastero di Santa Caterina del Sinai in Egitto, di p. Evdokimos Karakoulakis del sacro monastero di Koutloumoussiou del Monte Athos, di p. Vasilije (Grolimund)di Geilnau. Hanno preso parte al Convegno anche l’ambasciatore di Romania presso la Santa Sede, Bogdan Tataru-Cazaban e i professori Gelian Prochorov (San Pietroburgo), Spyridon Kontoyannis e Nikitas Aliprandis (Atene), Pantelis Kalaitzidis (Volos).

Il lavori del convegno

Nel discorso introduttivo Enzo Bianchi, priore di Bose, ha spiegato il senso del tema del convegno, che conduce a meditare “sul segno che il passare tempo lascia nel nostro corpo, nella nostra mente, nel nostro cuore, ma anche nella nostra vita spirituale”. Il libro di Pavel Evdokimov, Le età della vita spirituale (Parigi 1964) ha ispirato la scelta del tema: le pagine del noto teologo ortodosso russo rivelano il volto di una santità capace di entrare in rapporto con Dio e con l’umanità, “depositaria della filantropia divina” (Gregorio di Nazianzo). Questo “amore divino per l’uomo” fa del cristianesimo la manifestazione di Dio che è amore: la vita spirituale cristiana, in quanto “vita in Dio”, è guarigione dell’umana capacità di amare, come ha mostrato la prolusione del vescovo Iosif di Patara, dedicata alla Vita spirituale e unità dei cristiani.
La prima parte del convegno ha interrogato la Scrittura e la tradizione dei padri della Chiesa d’Oriente e d’Occidente.

Michail Želtov, professore all’Accademia teologica di Mosca, ha proposto una riflessione sul battesimo quale fonte della vita in Cristo, sacramento che, realizzando la morte al peccato e la nuova nascita del credente, lo integra nella Chiesa, aprendogli una prospettiva di vita propriamente cristiana. Il biblista Andrej Desnickij di Mosca, rifacendosi alla Vita di Mosè di Gregorio di Nissa, ha offerto un’interpretazione biblico-patristica della vita del profeta come cammino esemplare di purificazione per l’uomo alla ricerca di Dio.
Petros Vassiliadis, professore di Nuovo Testamento a Tessalonica, commentando la pericope di Efesini 4,7-13 sulla “piena maturità di Cristo”, ha ricordato che la spiritualità cristiana deve integrare l’aspetto cristologico, terapeutico ed ecclesiologico. L’analisi della dottrina dell’infinito progresso spirituale caratteristica del pensiero di Gregorio di Nissa è stata affidata al patrologo Andrew Louth, professore emerito dell’Università di Durham.

I modelli di sviluppo della vita spirituale nei padri siriaci, che distinguono sulla scorta di Paolo tra uomo “carnale”, “psichico” e “pneumatico”, sono stati analizzati dal professor Sebastian Brock di Oxford. Symeon Paschalidis, professore di patristica e agiografia a Tessalonica, considerando come il termine “perfetto” (téleios) nel Nuovo Testamento indica l’uomo “rinnovato”, maturo e ben fondato in Cristo, si è soffermato sull’idea di “perfezione” in ogni vocazione cristiana secondo la tradizione dei padri. Norman Russell (Farnham) ha concentrato il suo intervento sulla Scala di Giovanni Climaco, al cui culmine sta la carità come scopo dell’intera vita monastica e via di assimilazione a Cristo.

La tradizione monastica occidentale è stata presentata da p. Michel Van Parys, già abate di Chevetogne e membro del comitato scientifico, che si è soffermato sulla “scala dell’umiltà” della Regola di Benedetto; padre Metodije Marković, igumeno del Monastero San Nicola di Vranje, ha proposto alcuni pensieri sull’inizio della vita monastica, risposta al comandamento di amare Dio “con tutto il cuore” in un quotidiano impegno di conversione.

Nella seconda parte del convegno, i relatori hanno cercato di mettere in relazione la sapienza dei padri con gli interrogativi del tempo presente.

Possono aiutare le crisi nella crescita spirituale?” è il titolo dell’intervento di p. Vassilios Thermos, presbitero greco, psicologo, professore di teologia sociale all’Università di Atene ed esperto del rapporto tra teologia e psicanalisi. Ogni crisi può essere allo stesso tempo un rischio dagli esiti mortiferi e un’occasione propizia di progresso e maturazione spirituale; in particolare la chiesa come spazio comunitario dovrebbe essere un «laboratorio in cui le crisi possono essere trasformate in vie di salvezza».

Esiste un’arte di invecchiare nella vita cristiana?, si è chiesto Andrei Pleşu, noto filosofo e saggista romeno, che ha ricoperto anche la carica di ministro della cultura e degli affari esteri del suo paese. Ciò che la tradizione cristiana ha definito «anzianità» in senso positivo, quale fonte di autorità e di magistero spirituale, non è il frutto di un accumulo puramente quantitativo di esperienze dovute all’età avanzata, ma è una qualità che può manifestarsi in ogni età della vita nella misura in cui si vive il tempo come «occasione» (kairós), situandosi al di là del mero flusso cronologico, e mantenendo un contatto con le «origini» e la «trascendenza» del mondo e della vita.

L’invisibilità della morte nel mondo contemporaneo cancella anche la presenza di Dio: la paradossalità del cristianesimo sta nel fatto che Cristo ha svelato il volto di Dio morendo come uomo. È una delle tesi di John Behr, decano del St Vladimir’s Theological Seminary, che parlando del “Vivere la morte cristiana”, ha mostrato come per il cristiano la vita nasce dalla decisione di morire a se stesso, in forza del battesimo, non vivendo più per se stesso ma per gli altri. Questa donazione di sé trasforma il proprio concreto morire in una manifestazione del mistero pasquale.

Quali indicazioni ha da offrire la tradizione monastica ortodossa fra le successive tappe della vita umana e le età della vita spirituale? Quale rapporto fra l’età giovanile e lo slancio del fervore spirituale, fra l’età di mezzo e il servizio del prossimo, fra la vecchiaia e la speranza cristiana nella malattia e nella morte? Ecco alcune delle domande che sono state affrontate nella tavola rotonda dedicata alla “Speranza cristiana nelle età della vita”, moderata da Konstantin Sigov, professore di filosofia all’Accademia Moghiliana di Kiev, in cui sono intervenuti Vassilios (Karayiannis), metropolita di Constantia-Ammochostos (Cipro), dal 2006 moderatore della commissione di Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese di Ginevra; Athanasios Papathanassiou, teologo ateniese, direttore della rivista teologica Synaxis; Antoine Arjakovsky, filosofo e teologo ortodosso, dal 2011 co-direttore del dipartimento « Società, Libertà, Pace » del Collège des Bernardins di Parigi.

Imparare a discernere l’azione dello Spirito in ogni età della vita significa anche aprire cammini di speranza per gli uomini e le donne che affrontano l’esperienza della sofferenza e della solitudine. Padre Porphyrios Giorgi, docente a Balamand, ha mostrato come nell’insegnamento di Gregorio Palamas la dottrina della divinizzazione sia il compimento dell’umano nella sua autenticità. La chiesa, luogo della celebrazione eucaristica e spazio di comunione tra gli uomini e Dio, è anche l’occasione di vivere un tempo pieno di senso, come ha spiegato nella sua relazione conclusiva, Il tempo nella vita della chiesa, il vescovo Maxim dell’America Occidentale della Chiesa ortodossa serba (Los Angeles).
Le conclusione del convegno sono state lette da fratel Adalberto Mainardi, monaco di Bose, a nome del comitato scientifico.

Nei ringraziamenti finali, Enzo Bianchi ha ricordato come il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo e altri capi delle Chiese ortodosse hanno raccolto l’appello del “fratello in Cristo Francesco”, vescovo di Roma, a pregare e digiunare per la pace in Medio Oriente. E proprio la pace, nella sua valenza cristologica e nella sua dimensione spirituale, è stato proposto come uno dei temi per il XXII Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa, che si terrà nella prima settimana di settembre del 2014.

Bose, 9 settembre 2013
comitato scientifico