La doppia domanda su cui oggi ci soffermiamo si inserisce in un brano evangelico piuttosto noto, in un susseguirsi di inviti e domande di Gesù, fra cui: “La vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?” (v. 25).
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Dopo aver sostato a settembre nella stazione della gratitudine e in ottobre sulla capacità di stupore e di affidamento, oggi facciamo tappa in una stazione che è sullo stesso percorso delle altre due, molto prossima a quelle precedenti, la stazione della fede, della fiducia, e possiamo soffermarci su questo tema grazie a una domanda di Gesù che ci apre sul futuro partendo proprio dal nostro presente e ricordando il passato, infatti questa domanda si fonda sulla promessa che egli ha fatto di ritornare e la fede in questa sua parola dovrebbe sostenere la nostra attesa e plasmare la nostra vita.
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Il racconto dell’evangelista Luca ci pone in cammino con Gesù. Ecco che vengono incontro a Gesù dieci “lebbrosi”, persone affette da malattie alla pelle che per il pensiero dell’epoca erano considerate “impure”, costrette a stare fuori dai centri abitati, tagliate fuori da ogni tipo di socialità, private di ogni riconoscimento come esseri umani. Costrette a stare lontane dagli altri.
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La domanda di oggi è rivolta ai discepoli, ai discepoli nella tempesta. La domanda di Gesù risuona come un rombo sordo: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Hanno paura perché non hanno fede, non hanno abbastanza fiducia in lui, non lo conoscono davvero, non lo sanno riconoscere nelle tempeste della loro vita. Loro come noi.
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