Viene quel giorno
29 novembre 2025
Ultimo giorno dell’anno liturgico, non per fare un bilancio o per riposarci prima di iniziare l’anno nuovo. No! Ma giorno per far memoria di “quel giorno” annunciato da Gesù.
Ultimo giorno dell’anno liturgico, non per fare un bilancio o per riposarci prima di iniziare l’anno nuovo. No! Ma giorno per far memoria di “quel giorno” annunciato da Gesù.
Questa pagina del vangelo, siamo portati a dire, ci esorta alla vigilanza. E mi sembra che sia vero, ma a monte di questa esigenza vi è un annuncio per cui l’esigenza si trasforma in promessa, l’esigenza si trasforma nell’invito ad accogliere una lieta notizia, un evangelo, che appunto vuol dire “buona notizia”. E quale è questa buona notizia?
Immagini apocalittiche quelle descritte oggi da Gesù. Immagini che ci sembrano troppo irreali e dunque che ci fanno porre la domanda: ma che messaggio vuole darci Gesù? Che buona notizia si cela in queste righe di distruzione, omicidi, fughe?
La pagina del vangelo di oggi, continuazione del “discorso escatologico” di Gesù nell’imminenza della sua Pasqua, trova la sua chiave di lettura nel versetto 18: “Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. Cosa vuol dire Gesù?
Gesù, ogni giorno, insegna nel tempio a Gerusalemme. I responsabili religiosi e i capi del popolo cercano di farlo morire (Lc 20,19), mentre la gente lo ascolta con attenzione (Lc 19,47). È in questa tensione — tra il rifiuto di alcuni e l’accoglienza di altri — che Gesù si muove e si rivolge ai suoi discepoli, con un’esortazione alla vigilanza e al discernimento.