Enzo Bianchi - Ritiro di Quaresima - Discernimento

5 marzo 2017

Enzo Bianchi 
Fondatore di Bose.

Il tema del ritiro di Quaresima, tenuto dal fondatore della comunità di Bose, fr. Enzo Bianchi, è stato “il discernimento”, definito recentemente da papa Francesco come la questione più urgente della vita cristiana, e già trattato ampiamente dallo stesso fr. Enzo.

Il discernimento è un dono dello Spirito, ma anche un esercizio che ci compete per una fede capace di un’obbedienza matura, intelligente, in cui emerga la soggettività e la libertà del credente, il solo spazio di azione dello Spirito Santo. La Scrittura, a partire dall’Antico Testamento, ci ricorda che la vita ci pone davanti costantemente delle scelte: tra il bene e il male, tra accogliere la possibilità di Dio o il lasciarla cadere, tra la vita e la morte. In noi c’è un’inclinazione, un’ispirazione al bene, un desiderio di essere amati e di amare, una voce che ci chiama alla vita piena, alla relazione, ad uscire da noi stessi, e, nello stesso tempo, un altro istinto, espressione del desiderio di vivere e sopravvivere ad ogni costo, che diventa inclinazione al male e al peccato e che non accetta o persino rifiuta la relazione e la comunicazione con l’altro. Tutti e due gli istinti si fanno sentire in noi: questo è il terreno in cui si giocano la libertà e tutte le facoltà dell’essere umano. A questa libertà e a questo esercizio richiama anche Gesù: anche noi siamo chiamati a far fruttare il dono dello Spirito tramite un “esercizio quotidiano di adesione al reale” e a camminare verso quell’ “unità singolarissima tra il suo sentire, il suo volere, il suo praticare” per esaminare noi stessi e le situazioni, ritenere ciò che è buono e respingere il male.

Nella parte finale, fr. Enzo ha proposto alcune tracce per una pratica del discernimento.

Il discernimento è un dono che viene dall’alto e perciò va invocato, ma bisogna ricordare che questo dono “si unisce al nostro spirito e, unito al nostro spirito, diventa eloquente”. Per questo occorre saper vedere, ascoltare, pensare, ed essere capaci di attenzione e di vigilanza. Occorre quindi un forte contatto con la realtà e nello stesso tempo il metterci in ascolto della Parola di Dio, con la fiducia nella sua efficacia di “spada a doppio taglio, che discerne e scruta i desideri del cuore”. E’ così che possiamo arrivare a sentire e a decidere con lo Spirito Santo, sapendo che una coscienza, illuminata, confrontata, non autoreferenziale è l’ultimo giudice per il discernimento, anche in situazioni dove non è ben chiaro dove è il bene e dove è il male. “Se invocato, se esercitato, il dono del discernimento non viene a mancare”.

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