Discorso di apertura

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XXVIII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
S. ISACCO DI NINIVE
e il suo insegnamento spirituale

Monastero di Bose, 6-9 settembre 2022
in collaborazione con le Chiese ortodosse

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Discorso di apertura di Sabino Chialà, priore di Bose

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

metropoliti, vescovi, monaci e monache, amici e ospiti,

è con viva gioia che, a nome dei fratelli e delle sorelle di Bose, vi do il benvenuto a questa ventottesima edizione del nostro Convegno Ecumenico Internazionale di Spiritualità Ortodossa, dedicato al tema: “S. Isacco di Ninive e il suo insegnamento spirituale”.

Sono trascorsi tre anni dal precedente Convegno, il ventisettesimo, tenutosi nel settembre del 2019. Tre anni difficili per tutti, che hanno messo a dura prova questo nostro mondo, le nostre Chiese e anche questa Comunità che vi accoglie. Prima la pandemia, poi guerre e tensioni di ogni genere che ci hanno fatto vacillare, e ci hanno fatto e ci fanno soffrire. Abbiamo misurato e ancora misuriamo tutta la nostra fragilità e impotenza dinanzi all’enigma di un male che ci affligge in vari modi. Siamo tutti feriti… e spesso disorientati per quello che vediamo nel presente e anche nel futuro, che ci appare più incerto che mai.

La pandemia ci ha impedito di ritrovarci per tre lunghi anni. Poi, verso la fine dell’anno scorso, un certo allentamento delle misure di distanziamento, ci aveva incoraggiati a ripensare ai nostri convegni. Tutto era pronto, quando altre nubi si sono addensate all’orizzonte: la guerra in Ucraina. Sapevamo che questi eventi dolorosi avrebbero impedito o ridotto drasticamente la partecipazione di tanti amici provenienti da quel paese, come anche dalla Russia. E intanto anche la Siria e il Libano, continuavano ad essere afflitti da guerra e instabilità. Che fare dunque? Sospendere per rispetto di tanto dolore oppure andare avanti, osando un segno di speranza? Alla fine, anche ascoltando alcuni tra i presenti, abbiamo optato per la prosecuzione del progetto. Ed eccoci qui… non senza portare nel cuore tutto e tutti.

Il tempo di sospensione ci ha offerto l’opportunità di ripensare questi nostri Convegni. Prioritario resta l’incontro tra cristiani appartenenti a Chiese e tradizioni diverse, come negli anni precedenti, ma ci piacerebbe che ciò avvenga in una forma più semplice e familiare. Per questo abbiamo ridotto il numero dei partecipanti a quelli che siamo in grado di accogliere qui in monastero, senza ricorrere a strutture esterne. È stata una scelta difficile, ma ci è sembrata necessaria. Anche la novità del “pomeriggio di lettura” vorrebbe favorire lo scambio fraterno e l’approfondimento della conoscenza reciproca. Valuteremo insieme l’esito di queste scelte.

Per il tema del Convegno, quest’anno ci siamo affidati a uno dei grandi maestri della vita spirituale di tutti i tempi: Isacco di Ninive, o Isacco il Siro. Una figura che ha nutrito generazioni di cristiani di ogni tempo, condizione e latitudine; di ogni Chiesa e anche oltre. Un padre che, pur appartenendo a una delle Chiese più antiche e geograficamente più remote, ha conquistato tutti, come mostrano i suoi scritti tradotti (caso unico!) in tutte le lingue parlate da cristiani, anche quelle ormai non più praticate come il Sogdiano (che era parlato nella regione dell’attuale Uzbekistan).

Perché Isacco? Le perle che scorgiamo nei sui scritti sono tante: il suo insegnamento sull’umiltà, sulla preghiera, sulla di misericordia infinita di Dio, di cui abbiamo tutti costantemente bisogno. Le sue pagine su tali argomenti sono state vero balsamo sulle ferite di tanti uomini e donne di tutti i tempi.

Ma Isacco è anche l’annunciatore della speranza… al cuore della fragilità. In un’epoca di grandi rivolgimenti, politici e religiosi, in seguito all’espansione del dominio arabo, che nel Medio Oriente andava sostituendosi a quello bizantino e persiano, egli ha saputo scorgere nelle pieghe di quella storia così precaria e incerta (come la nostra) il riflesso di una speranza certa. E proprio al cuore di quel mondo così minacciato, ha annunciato il Dio amico degli uomini che non abbandona la sua creatura, che non viene meno alla sua promessa.

Quante volte, infatti, Isacco invita alla speranza e mette in guardia dalla disperazione, che egli considera il peccato per eccellenza?! Invita ripetutamente ad avere uno sguardo fiducioso nel futuro, a non lasciarsi irretire dai pericoli (cf. Prima collezione VI,49-54). Di colui che egli considera vero credente, afferma:

Non smetterà di combattere fino alla morte, né si darà per vinto finché c’è respiro nelle sue narici. E anche se la sua nave naufragasse ogni giorno e il frutto del suo commercio finisse nell’abisso, non smetterà di prendere a

prestito e caricare altre imbarcazioni e navigare con speranza. Finché il Signore, vedendo il suo impegno, avrà pietà della sua rovina, rivolgerà a lui la sua misericordia e gli darà moti potenti per sostenere e affrontare i dardi infuocati del male (cf. Ef 6,16). Questa è la sapienza che viene da Dio, e chi ne è malato, è sapiente. La disperazione non procura alcun vantaggio! Infatti, è meglio per noi essere giudicati per ciascuna [colpa commessa], piuttosto che per aver completamente disertato (Prima collezione IX,8).

Non disperare! Non voltare le spalle! Non lasciarsi spaventare e paralizzare dalle sventure, dal peccato, dalle contraddizioni e dal nonsenso che vediamo dilagare in noi e tra di noi... Ecco uno degli insegnamenti che Isacco ci consegna e che oggi vogliamo ascoltare. E anche una delle ragioni per cui abbiamo creduto che egli sarebbe stato la guida migliore per questo nostro nuovo incontro, e per questo nuovo inizio.

Peraltro, proprio qui a Bose poco più di vent’anni fa (nei giorni 30 giugno – 1° luglio 2001), si riuniva un piccolo gruppo di studiosi e amici di Isacco, per un primissimo seminario su questo padre. Eravamo una quindicina di partecipanti (alcuni oggi nuovamente qui tra noi): Sebastian Brock, Paolo Bettiolo, Simonetta Salvestroni, un giovassimo p. Hilarion Alfeev, p. Gabriel Bunge, p. André Louf (che vogliamo ricordare, certi che ci guarda dal cielo; è sua l’icona che è qui accanto al tavolo, opera dell’iconografo Joris Van Ael, anch’egli fra noi), e altri amici tra cui Pablo Argárate e Vittorio Berti, anch’essi oggi presenti.

Anche per questo Convegno abbiamo ottenuto l’adesione dei maggiori cultori del Ninivita, compresi alcuni giovani studiosi che negli ultimi anni si sono dedicati con grande profitto alla sua opera. Li ascolteremo con interesse e sicuro profitto. Ma fin d’ora li voglio ringraziare di cuore. E insieme ad essi vorrei ringraziare quanti guideranno i gruppi di lettura, aiutandoci a riassaporare le parole di Isacco.

Siamo anche particolarmente grati ai capi delle Chiese che hanno voluto farci pervenire il loro augurio e inviare rappresentati ufficiali. Inizio con ricordare la Chiesa Assira d’Oriente, la Chiesa di Isacco… Il Catholicos-Patriarca Mar Awa III ci ha fatto pervenire il suo messaggio e ha incaricato a rappresentarlo Mar Emmanuel Yosip, vescovo assiro del Canada. Un motivo di particolare gioia!

Per le Chiese Ortodosse abbiamo con noi il metropolita Athenagoras del Belgio, come rappresentante di SS il Patriarca ecumenico Bartholomeos di Costantinopoli, che ha seguito e patrocinato fin dall’inizio i nostri convegni. Il vescovo Amvrosij di

Bogorodsk rappresenta il patriarcato di Mosca. Il vescovo Siluan della diocesi ortodossa rumena d’Italia è il delegato del Patriarca Daniel di Romania. L’archimandrita Amphilochios Miltos è il delegato della Chiesa di Grecia. L’igumeno Panteleimon rappresenta la Chiesa ortodossa di Polonia. Il vescovo Asti di Bylis è il delegato dell’arcivescovo Anastasios e della Chiesa ortodossa di Albania. Il Vescovo Alexander appartiene alla Chiesa Ortodossa in America (OCA). Sono presenti anche membri delle altre Chiese ortodosse: Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia, Patriarcato di Serbia e Patriarcato di Georgia.

Salutiamo con affetto e sentimenti di ringraziamento anche le antiche Chiese Ortodosse Orientali, che ci hanno fatto pervenire i loro messaggi e inviato rappresentati: il papa e patriarca copto di Alessandria, Tawadros II, rappresentato da abuna Markos di San Macario; il catholicos supremo di tutti gli armeni, di Echmiadzin, Karekin II, rappresentato da p. Tirayr Hakobyan. È con noi anche un rappresentante della Chiesa siro-ortodossa di Antiochia (l’altro ramo della tradizione siriaca), p. Saliba Er, che salutiamo con affetto.

Abbiamo poi ricevuto messaggi dal segretario generale ad interim del Consiglio Ecumenico delle Chiese, p. Joan Sauca e dal nuovo Segretario generale, il pastore Jerry Pillay; dal Segretario di Stato di SS. papa Francesco, il Cardinale Pietro Parolin; dal Cardinale Kurt Koch, presidente del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, qui rappresentato dal sotto-segretario del medesimo Dicastero, mons. Andrea Palmieri; dal Cardinale Leonardo Sandri, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali. Abbiamo con noi anche il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della CEI, e don Giuliano Savina, direttore dell’ufficio ecumenismo della CEI.

Ci rallegriamo inoltre per i tanti monaci e monache, d’Oriente e d’Occidente, che hanno voluto essere con noi, a testimonianza dell’importanza che l’insegnamento di Isacco riveste ancora oggi, in particolare nella vita monastica: dal monastero greco-ortodosso di Saydnaya (Siria) l’igumeno Youhanna e il monaco Isaak, di San Macario (Egitto), di Buna-vestire (Romania), di Suprasl (Polonia). E ancora dalla Slovacchia, dalla Germania (Skiti S. Spiridon), dal Belgio (Chevetogne), dalla Francia (En Calcat e Solesmes), dalla Svizzera (Eremo S. Croce) e dall’Italia (Monastero copto di Lachiarella, monasteri benedettini di Dumenza e S. Giustina a Padova, monastero ortodosso del Pantokrator ad Arona, monastero di S. Barbara a Montaner, le clarisse di Sant’Agata Feltria, le monache del Cottolengo di Pralormo e di Montezago). Ci

rallegriamo anche per i giovani che sono tra noi: promettenti siriacisti o appassionati del “dolce insegnamento” di Isacco.

A tutti va il nostro sentito grazie, come anche alle varie istituzioni accademiche ortodosse che ci hanno fatto pervenire messaggi o sono qui rappresentate. Penso in particolare all’Accademia ecclesiastica di Creta, al Centro di Studi Ecumenici “Metropolita Panteleimon Papagheorghiou” di Tessalonica, all’Accademia Teologica di Volos, all’Accademia Teologica di Mosca, all’Università Aristotele di Tessalonica e alla Facoltà Teologica di Balamand (Libano).

Una precisazione doverosa prima di terminare: avrete notato che quest’anno non è prevista la traduzione simultanea in russo. Tale scelta ha un’unica ragione: l’impossibilità che, a motivo della guerra, si è da subito palesata per i tanti amici di Ucraina e Russia, abituali frequentatori dei nostri convegni, di essere con noi. Siamo comunque grati ai pochi che hanno potuto raggiungerci, per i quali abbiamo voluto prevedere un gruppo di lettura in lingua russa. A tutti gli altri va in nostro pensiero fraterno e la nostra preghiera intensa, che si estende anche alla Siria, al Libano e a tutte le altre terre martoriate dalla guerra. Il Signore ci doni presto la pace! La sua pace!

Infine un pensiero, che vuol essere un rendimento di grazie al Signore, va al caro metropolita Kallistos di Diokleia, ospite e presenza preziosissima a tanti nostri convegni. Figura amata e apprezzata da tanti cristiani d’Oriente e d’Occidente, che solo qualche giorno fa ci ha preceduti presso il Padre della misericordia. Un amico e un padre e un fratello che raccomandiamo a Dio.

Grazie a ciascuno di voi per essere qui con noi e buon convegno a tutti.