ARISTOTLE PAPANIKOLAOU

PapanikolauAristotle Papanikolaou è nato e cresciuto e Chicago, Illinois. È co-fondatore e Senior Fellow al Fordham’s Orthodox Christian Studies Center e al Center for the Study of Law and Religion presso l’Università di Emory. Nel 2012, ha ricevuto il premio di eccellenza per l’insegnamento universitario in discipline umanistiche. È appassionato di letteratura russa e di musica bizantina . Le sue aree di conoscenza comprendono la teologia ortodossa orientale, la teologia trinitaria, e la religione nella vita pubblica. Al momento sta elaborando uno studio sulla relazione tra antropologia teologica, violenza e virtù etiche.

La sua ricerca esplora in particolare la rilevanza del dire la verità (confessione) per comprendere cosa significhi essere umani. La ricerca è parte di un progetto interdisciplinare e si concentra sull’effetto affettivo del dire la verità, cioè sull’impatto del dire la verità sull’ambito delle emozioni e dei desideri umani, e su come questo impatto sia condizionato dalla presenza o meno di particolari uditori. Ha ricevuto il premio Sabbatical Grant for Researchers dal Louisville Institute per il suo progetto The Ascetics of War (L’ascetica della guerra), che esplora la rilevanza della nozione ortodossa orientale di virtù e il ruolo del dire la verità per eliminare gli effetti affettivi della guerra sulla persona umana. Dalla prospettiva della antropologia teologica, è interessato alla questione di come il dire la verità possa illuminare la comprensione dell’identità, del peccato, della virtù, della comunicazione della grazia, una comprensione relazionale dell’individuo e la nozione ortodosssa di theosis (divinizzazione). Tra le sue pubblicazioni: The Mystical as Political: Democracy and Non-Radical Orthodoxy, Notre Dame, Indiana 2012; Being with God: Trinity, Apophaticism, and Divine-Human Communion, Notre Dame, Indiana 2006; “The Ascetics of War: The Undoing and Redoing of Virtue,” in Orthodox Perspectives on War, ed. Perry Hamalis, Notre Dame Press, forthcoming; “Modes of Godly Being: Reflections on the Virtues in Eastern Orthodox Christianity”, eds. Aristotle Papanikolaou and Perry Hamalis, in Studies in Christian Ethics 26:3 (August 2013); Orthodox Constructions of the West, eds. George Demacopoulos and Aristotle Papanikolaou (New York: Fordham University Press, 2013); Orthodox Readings of Augustine, eds. George Demacopoulos and Aristotle Papanikolaou (St. Vladimir’s Seminary Press, 2008); Thinking through Faith: New Perspectives from Orthodox Christian Scholars, eds. Aristotle Papanikolaou and Elizabeth Prodromou (St. Vladimir’s Seminary Press, 2008);“Learning How to Love: St. Maximus on Virtue”, in Knowing the Purpose of Creation Through the Resurrection: Proceedings of the Symposium on St. Maximus the Confessor, ed. Bishop Maxim Vasiljević (Alhambra, CA: Sebastian Press & The Faculty of Orthodox Theology – University of Belgrade, 2013): 239-250.


Dire la verità come martirio in vista della comunione

Quali sono gli elementi costitutivi del martirio cristiano che lo rendono distinguibile dal suicidio o da altre forme di morte volontaria? Il martirio è un evento di comunione costituito da una particolare forma di interrelazione tra la morte, l’altro e il dire la verità. Ciò che costituisce la morte come martirio non è la morte come tale, affrontata per fede nella resurrezione, ma una morte che è conseguenza di un dire la verità e che realizza una comunione. L’autore illumina quindi la fenomenologia del martirio a partire dalla fenomenologia dell’atto di dire la verità. L’atto di dire la verità, accolto da qualcun altro nella verità e nell’amore, diventa un evento di libertà; esso è una forma di martirio e rende possibile la comunione, perché rompe la maschera che impedisce la comunione con l’altro. L’autore si chiede se il martirio-come-dire-la-verità in vista della comunione possa avere implicazioni politiche. Egli è convinto che nelle società delle democrazie liberali, nonostante le grandi differenze e le apparenti inconciliabilità rispetto alla forma di comunione vissuta all’interno della chiesa, la capacità di dire la verità renda possibile un’autentica “politica del martirio”, e ne scorge il segno nella manifestazione visibile di forme di comunione politica e di forme di relazionalità che intersecano le profonde e irriducibili differenze che rendono gli esseri umani unici. Nelle osservazioni conclusive l’autore suggerisce che il dono dei martiri all’umanità consiste nel testimoniare che non ci può essere comunione senza martirio, senza una morte (spirituale o fisica) che sia il risultato di una verità detta all’altro. È solo nel martirio che l’amore vince la paura.