Questo vangelo potrebbe essere comodamente confinato in una cornice storica, al massimo aggiornata per sostituire a scribi e farisei altre figure religiose di cui denunciare l’inconsistenza e l’ipocrisia: sarebbe una soluzione consolante, che nel farci puntare il dito contro il nostro bersaglio, volgerebbe altre dita della nostra mano contro di noi.
«Ha (ri)ordinato, in me, l’amore» (Ct 2,4). Sì, il Signore che viene armonizza il disordine dei nostri amori, e ci insegna la dimensione duale dell’amore, condensato nella profondità di «due comandamenti» (Mt 22,40).
Mia gioia, Cristo è risorto!” con queste parole il monaco russo Serafim (1759-1833) accoglieva i pellegrini che da ogni regione della Russia, attirati dalla fama della sua santità, venivano a trovarlo nel monastero di Sarov per ricevere da lui consigli, consolazione, incoraggiamento. Serafino compendiava in questo suo saluto la fede cristiana.
Matteo ha collezionato tra il capitolo 21 e il capitolo 22 una serie di parabole e vicende che vedono Gesù ammonire i capi religiosi che lo incalzano e si oppongono alla sua predicazione. Infatti il brano che meditiamo oggi è preceduto dai vignaioli che non hanno rispetto per il figlio del loro padrone (Mt 21,33 e ss.) ed è seguita dalla disputa sul tributo all’imperatore (Mt 22,15 e ss.).
Appena prima di questo confronto, che Matteo oggi racconta, Gesù aveva detto ai discepoli:” Se avrete fede e non dubiterete …”, e prima ancora: ” Se avrete fede come un granello di senape …” (Mt 17,20). Ora è proprio la mancanza di fede dell’autorità religiosa ufficiale che Gesù smaschera. “Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti …” (Mt 23,37).
Memoria di Charles de Foucauld, per nascita e per buona parte della sua vita uno dei ricchi per i quali “è così difficile entrare nel Regno dei cieli”. Passato di eccesso in eccesso nel male e nel bene, nella dissipazione e nella conversione, trovata la vocazione cui rispondere con libertà e perseveranza, pur tentando, non ebbe compagni in vita, ebbe molti discepoli dopo la sua morte apparentemente casuale ed inutile.
O Chiave di David, scettro della stirpe di Israele, tu che apri e nessuno può chiudere, tu che chiudi e nessuno può aprire, vieni a liberare i prigionieri della morte.