Passaggio di testimone

DAVIDE BENATI, Tenebrocuore, tecnica mista su carta e su tela, cm 70x50, 1986
DAVIDE BENATI, Tenebrocuore, tecnica mista su carta e su tela, cm 70x50, 1986

17 aprile 2024

Gv 5,31-47 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, Gesù riprese a parlare e disse: «31Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. 32C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. 33Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. 35Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, 38e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. 40Ma voi non volete venire a me per avere vita.
41Io non ricevo gloria dagli uomini. 42Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di Dio. 43Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. 44E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio?
45Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. 46Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. 47Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?»


Due mani s’incontrano per un attimo soltanto, frazione di secondo nel quale il testimone passa dall’una all’altra, chi rallenta e chi accelera proiettandosi in avanti verso il traguardo.

Eppure in quell’attimo, in quell’incontro fuggevole accade ciò che dà senso alla corsa e che quel momento proietta in avanti.

Il passaggio del testimone durante la gara della staffetta con il gesto dello scambio del testimone esemplifica in modo visibile ed emblematico cosa può essere la trasmissione: movimento del dare e ricevere.

Pietro e Giovanni corrono al sepolcro, Maria Maddalena era corsa a narrare loro ciò che aveva visto, loro due correranno ad annunciare a loro volta agli altri discepoli e tutti diverranno teofori della parola correndo fino ai confini della terra.

Di mano in mano, di parola in parola, di racconto in racconto, attraverso la fiducia reciproca, il testimone comunica ciò che a sua volta ha ricevuto in una catena di umanità che non conosce ostacoli, confini temporali, geografici o qualsiasi altro tipo.

“La testimonianza da altri o ad altri è la trasmissione della verità che di mano in mano si arricchisce e se la testimonianza è vera ed è dettata dall’amore, ecco che produce libertà e vita. Se la testimonianza è falsa produce schiavitù e morte. Quindi è proprio sulla testimonianza, sulla qualità della testimonianza che si gioca l’esistenza umana”. (Silvano Fausti)

Gesù si sofferma su questa qualità della testimonianza che non ci si può dare da noi stessi, ma altri danno di noi. Fatto più che mai desueto tantopiù oggi.

L’invito del maestro è ad ascoltare la parola del Padre, ad ascoltare le Scritture che fanno parte di ciò che abbiamo ricevuto come ci ricorda Giovanni nel prologo della sua prima lettera:

«Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena» (1Gv 1,1-4)

«La testimonianza parla all’intelligenza, parla poi al cuore, alla volontà, se io non voglio accettarla perché ho interessi contrari, la verità non l’accetto e ne faccio un’altra.

Quindi la testimonianza esige non solo un’apertura mentale, libera da pregiudizi, ma anche una libertà del cuore che ama la verità, al di sopra di ogni interesse, che ha l’amore della verità perché per lui la verità dell’amore sta sopra tutto» (Silvano Fausti)

Un cuore che ama capisce, un cuore che è libero sa ricevere e dare testimonianza e Gesù denuncia il motivo della nostra incredulità: un “non sapere” che proviene da un “non amare”.

Chi non ama non capisce perché correre, perché essere felici di quell’incontro di mani, perché quel piccolo testimone ricevuto è la perla preziosa, il tesoro nascosto nel campo per il quale lasciare tutto e un domani passarlo a chi verrà dopo di noi.

fratel Michele