23 maggio 2025
Continuiamo oggi la lettura del capitolo 9 di Giovanni iniziata ieri, laddove troviamo l’episodio della guarigione dell’uomo cieco dalla nascita. Questa guarigione è “segno” (Gv 9,16) del passaggio alla fede, del cammino verso il riconoscimento di Gesù quale Messia e Luce del mondo. Il racconto narra di come un uomo che sedeva nelle tenebre fu condotto a vedere la luce, non solo fisicamente ma, soprattutto, spiritualmente.
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21 maggio 2025
Gesù nel brano precedente ha parlato a lungo del suo rapporto con il Padre facendo anche riferimento alla sua morte ormai prossima, parole difficili da capire e da accettare, eppure il brano si conclude: “A queste parole molti credettero in lui”. Ed è a coloro che hanno creduto che ora si rivolge di nuovo Gesù.
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20 maggio 2025
Il capitolo 8 del vangelo di Giovanni raccoglie e presenta una serie di discussioni fra Gesù e i suoi oppositori: al centro il tema dell’identità di Gesù e la dinamica del credere o non credere. Nel testo di oggi emergono a più riprese le parole “Io sono”. Certo un modo attraverso cui Gesù si presenta e discute con i suoi interlocutori, ma allo stesso tempo un’espressione che rimanda al Nome che Dio rivela per la prima volta a Mosè dal roveto ardente (cf. Es 3,14), promettendo di essere una presenza reale, concreta, attiva e fedele nella storia del popolo di Israele.
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19 maggio 2025
Il brano di oggi è ritenuto da molti esegeti un’inserzione posteriore nel testo giovanneo, che interrompe l’unità dei capp. 7-8; è omesso del resto nei codici più antichi. Ma quale che sia la sua origine, questo racconto ci offre un’istantanea che ha tutti i tratti dell’autenticità gesuana. E dopo tutto non ci è difficile intuire i motivi della sua travagliata vicenda editoriale: il messaggio che trasmette è talmente radicale, talmente contrario alla mentalità dell’uomo religioso, che anche i cristiani hanno fatto fatica ad accettarlo.
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17 maggio 2025
Gesù ha parlato e di lui si parla. Gesù parla con parole che vengono da un altrove, da colui che l’ha mandato (Gv 7,16); “Chi parla da se stesso – dice – cerca la propria gloria” (7,18). Gli animali e le piante comunicano, ma non parlano. Solo all’essere umano è dato il dono di imparare a parlare. Ma come? A che ci servono le nostre parole?
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16 maggio 2025
Il vangelo di oggi ruota tutto intorno al tema del sapere, del conoscere. Noi spesso, come gli abitanti di Gerusalemme, presumiamo di conoscere gli altri, di conoscere l’Altro: la nostra conoscenza, per quanto cerchiamo di andare in profondità, è sempre parziale, superficiale, perché, nonostante possiamo sapere molte cose di chi incontriamo o di chi vive quotidianamente con noi, in realtà dell’altro c’è e resterà sempre una parte di mistero, di inconoscibile, d’insondabile. D’altronde questo lo sperimentiamo anche verso noi stessi: quanto di misterioso c’è in noi e, qualsiasi sia la nostra età, quanto dobbiamo ancora conoscerci!
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15 maggio 2025
Il brano di Luca previsto per la festa di san Pacomio è uno dei tre testi evangelici che ancora oggi i monaci del deserto egiziano ascoltano ogni mattina nella preghiera comune, a ricordare quotidianamente due verità: lo stretto legame tra vigilanza e servizio e – aspetto forse ancor più sorprendente – l’annuncio che il Signore al suo ritorno si cingerà le vesti per servire i discepoli vigilanti.
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14 maggio 2025
Mattia, in ebraico Mattithyahu dono di Dio, che oggi ricordiamo, ha nell’etimologia il segreto che ciascuno può riconoscere e vivere. Mattia divenuto “testimone” (cf. At 1,22) accoglie il dono che porta in sé: un Altro ha scelto lui prima che lui scegliesse l’Altro. (15,16) Mattia ha fatto esperienza di questo dono la cui fonte e la cui intensità è paterna e gesuana: “Io ho amato voi come il Padre ha amato me” (15,9).
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13 maggio 2025
Parole dure o parole di vita? Parole che scandalizzano o che conquistano? Forse non si tratta di un’alternativa. Forse solo la durezza di certe parole può custodirne la dolcezza, come il guscio la sua mandorla.
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12 maggio 2025
Il capitolo 6 di Giovanni ci presenta una delle realtà più scandalose del cristianesimo, che affonda le sue radici nel mistero del Natale. A Natale celebriamo il Verbo di Dio che si fa carne, il Dio immortale che si fa materia, l’alto che si fa basso. Gesù prende corpo in una donna, Maria, e nasce a Betlemme di Giudea, la “casa del pane”.
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10 maggio 2025
La fame definisce l’uomo: fame di pane di frumento per la sopravvivenza biologica, fame di una parola di saggezza per un esserci in dignità, fame di un pane disceso dal cielo per giorni dischiusi a orizzonti inediti, eccedenti, di senso.
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9 maggio 2025
Nel corso della vita, esperienza comune è quella di azioni buone fraintese o ripagate male. È quello che è appena successo a Gesù: il suo amore generoso, capace di sfamare una grande folla, è stato letto alla luce di proiezioni che, oltre a snaturarlo, hanno provocato il ritiro di Gesù.
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8 maggio 2025
Indipendentemente dai numeri e dalle circostanze, sarà esperienza pasquale se saremo disposti per grazia a condividere ciò che siamo e abbiamo.
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7 maggio 2025
Testimonianza (martyría) è la parola che ricorre, martellante, per dieci volte, in questi versetti, e che attraversa da un capo all’altro l’intero Vangelo di Giovanni (cf. 1,7-8.15.19.32.34; 21,24). La testimonianza – come indica la sua radice etimologica: “tenere, sostenere” – è una “prova”, una “manifestazione” nel linguaggio giuridico, e si inscrive dunque nel contesto di una “crisi”, di una causa, di un giudizio, di un tribunale, di una polemica fra Gesù e i suoi avversari che lo accusano di fornire una testimonianza autoreferenziale e quindi non veritiera.
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