Povertà


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 E, in effetti, Gesù pone l’istanza evangelica della povertà anche nei termini di libertà dal potere: «Voi però non così» (Luca 22, 26) è il categorico comando di Gesù costitutivo della chiesa come comunità eucaristica strutturata in modo «altro» rispetto a quello dei poteri mondani. La povertà qui appare come opposta al potere. La presenza evangelica della comunità cristiana porta con sé una valenza di contro-cultura, di critica del potere dominante: ma questa valenza è attiva solo quando all’interno della chiesa l’autorità è declinata non come potere ma come servizio. Ridurre la povertà a virtù privata significa disinnescarne un evangelica potenzialità critica. Non a caso nel periodo tardomedievale, in concomitanza con una mancanza di istanza critica nei confronti dell’evoluzione della società in campo economico, la chiesa arrivò a espungere la povertà dal proprio ideale canonico di santità. Solo con il Vaticano II si tornerò a parlare di chiesa povera e di poveri, e non solo per i poveri o con i poveri. In questa prospettiva si riprende il fondamento cristologico della povertà: «Cristo, da ricco che era si fece povero per arricchirvi mediante la sua povertà» (2 Lettera ai Corinzi 8,9). Fondamento che fa della povertà un’esigenza evangelica ineludibile per tutti i cristiani, non un consiglio riservato ad alcuni, ma che ne norma le forme storiche.