Fedeltà nel tempo


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Con la prima venuta di Gesù nella carne ha inizio un kairós, un tempo propizio che qualifica tutto il resto del tempo. Gesù, inaugurando il suo ministero, annuncia che “il tempo è compiuto” (Marco 1,15), che l’ora della piena realizzazione è iniziata, che occorre convertirsi e credere al Vangelo (Marco 1,15; Matteo 4,17); di conseguenza occorre utilizzare il tempo: il tempo di grazia è realtà in Gesù Cristo! Passione, morte e resurrezione di Gesù non sono un semplice evento del passato: sono la realtà del presente sicché l’oggi concreto è immerso nella luce della salvezza. Questo è il tempo favorevole, questo il giorno della salvezza (cf. 2 Lettera ai Corinzi 6,2)! Il primo atteggiamento del cristiano di fronte al tempo è allora quello di cogliere l’oggi di Dio nel proprio oggi, facendo obbedienza alla Parola che oggi risuona. Il nostro rapporto con il tempo, con Crónos tiranno che divora i suoi figli, viene così trasformato per assumere dei connotati precisi: si tratta di saper giudicare il tempo (cf. Luca 12,56), di discernere i segni del tempo (cf. Matteo 16,3) per giungere a cogliere “il tempo della visita di Dio” (Luca 19,44). Il credente sa che i suoi tempi sono nelle mani di Dio: “Ho detto: Tu il mio Dio; i miei tempi nella tua mano” (Salmo 31,15b-16a).