Luogo privilegiato per manifestare al mondo attraverso l'arte, i contenuti e la bellezza della fede

Bose, 2 giugno 2007LUOGO PRIVILEGIATO PER MANIFESTARE AL MONDO ATTRAVERSO L'ARTE, I CONTENUTI E LA BELLEZZA DELLA FEDE

L'Osservatore Romano
11 giugno 2007
Di ENZO BIANCHI

Dal 31 maggio al 2 giugno scorso si è tenuto presso il Monastero di Bose il V Convegno Liturgico Internazionale sul tema: Il Battistero. Giunto alla sua quinta edizione, il Convegno Liturgico Internazionale promosso dal Monastero di Bose in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana, intende essere un luogo di riflessione e di formazione circa il rapporto tra liturgia e architettura. Un tempo di incontro, di confronto e di scambio tra esperienze provenienti da nazioni diverse e confessioni cristiane diverse e, non ultimo, laboratorio di idee, spazio di ricerca storica, teologica e architettonica in vista di un’apertura sapiente e meditata a rinnovate forme di spazi liturgici adeguati all’oggi della fede.
Nella prolusione di apertura ho ricordato come “il battistero, nel suo collocarsi all’esterno dell’eucharisterion, dell’aula della sinassi eucaristica, pur essendo pienamente spazio di fede è, al contempo, luogo esterno allo spazio-chiesa. Questa tensione, espressa fin dalle origini, ha trovato l’apice della sua rappresentazione in molti battisteri italici come quelli di Firenze, di Pisa, di Parma per citare solo i più noti. Di fronte al luogo dell’assemblea, nel mezzo della piazza pubblica si erge il battistero, luogo metaforico dell’incontro tra la ricerca umana di Dio e l’annuncio della fede. Simbolo materiale dell’attesa dell’uomo e del dono di Dio. Se il battesimo è, come dicevano i padri, ianua vitae christianae, il battistero è la soglia di questa porta, perché punto di arrivo di un cammino di fede e, al tempo stesso, passaggio in vista dell’ingresso definitivo nell’aula della convocazione”.

Nella seduta inaugurale don Stefano Russo, direttore dell’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della CEI, ha riconosciuto come “noi che ci occupiamo dei beni ecclesiastici del nostro paese siamo chiamati sia a mettere in risalto il loro valore storico e artistico, ma anche quei contenuti di fede che questi beni testimoniano. I battisteri delle nostre città sono quei luoghi che, più di ogni altro, offrono l’opportunità di manifestare al mondo, attraverso l’arte e l’iniziazione alla vita cristiana che in essi si svolge, i contenuti della fede e della bellezza che essa esprime”.

Al termine dell’indirizzo di saluto l’Arcivescovo Piero Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, ha dato lettura del messaggio inviato dal Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone nel quale il porporato, sottolineando come il battistero sia “figura somma del grembo fecondo della Chiesa di Dio che genera figli e figlie”, auspica che “lo studio e la ricerca che la Vostra lodevole iniziativa ad esso consacra, alimenti l’instancabile e premurosa cura affinché i luoghi dell’iniziazione cristiana risplendano di quella bellezza e di quella luce che il battesimo infonde in coloro che lo ricevono”. “Il Santo Padre – si legge in conclusione del messaggio – informato dello svolgimento dell’Assise, assicura il suo orante ricordo per il felice esito dell’evento e invoca su di Lei, sugli Eccellentissimi Vescovi presenti, sui rappresentanti delle Chiese, sugli esimi Professori e su tutti i partecipanti ogni benedizione spirituale in Cristo”.

Ai lavori del Convegno ha partecipato S. E. Mons. Felice Di Molfetta, vescovo di Cerignola – Ascoli Satriano, Presidente della Commissione Episcopale per la Liturgia CEI. Nel suo indirizzo di saluto Mons. Di Molfetta ha evidenziato la necessità di “compiere un percorso sinergico tra gli operatori della lex orandi e quelli della ratio aedificandi declinando insieme, nella fedeltà, spazio e figure come iconizzazione della teologia del battesimo la cui centralità simbolica non può non essere evidenziata che dalla suggestiva evocazione paolina della immersione ed emersione”. Al termine Mons. Di Molfetta ha dato lettura del messaggio di S.E. Mons. Giuseppe Betori, Segretario Generale CEI, il quale osservando come il Convegno “conferma il rapporto tra il Monastero di Bose e l’Ufficio Nazionale per i beni Culturali Ecclesiastici” si dice “certo dei frutti che anche quest’anno il Convegno saprà offrire”.

Il delegato ufficiale del Patriarcato Ecumenico, il professor André Lossky dell’Institut de Théologie Orthodoxe Saint Serge di Parigi, ha rivolto ai presenti il messaggio di Sua Santità Bartholomeos I, mentre l’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Christodulos era rappresentato dal protopresbitero Konstantinos Karaisaridis.

Oltre i numerosi messaggi di adesione pervenuti, nello svolgimento del convegno hanno portato il loro saluto S. E. Mons. Arrigo Miglio vescovo di Ivrea a nome della Conferenza Episcopale Piemontese e S. E. Mons. Gabriele Mana vescovo di Biella, diocesi di cui il Monastero di Bose fa parte. Ai lavori del convegno hanno partecipato S. E. Mons. Sebastiano Dho, Presidente della Commissione Liturgica CEP, don Giuseppe Russo direttore del Servizio Nazionale per l’Edilizia di Culto CEI, don Angelo Lameri dell’Ufficio Liturgico Nazionale CEI. La presenza di pastori e fedeli della Chiesa cattolica, del Patriarcato ecumenico, della chiesa ortodossa di Grecia, della Comunione anglicana, ha dato un respiro ecumenico a queste giornate di studio, che sono così diventate anche un incontro fraterno di persone e di tradizioni spirituali e liturgiche che sempre hanno bisogno l’una dell’altra per poter celebrare l’unica fede. A conclusione della seduta inaugurale è stato ufficialmente presentato il volume {link_prodotto:id=727}, Ed. Qiqajon, Magnano 2007, atti del IV Convegno Liturgico Internazionale di Bose dello scorso anno.

Insieme alla portata ecumenica anche l’internazionalità dei partecipanti al convegno ha permesso il confronto e lo scambio di esperienze. Oltre che dall’Italia erano rappresentati diversi Paesi quali Belgio, Francia, Grecia, Germania, Malta, El Salvador, Stati Uniti e Ungheria.

Nella prima relazione del convegno il monaco benedettino Frédéric Debuyst designando il battistero come fonte di vita, di luce e di perdono ha aperto un orizzonte particolarmente vasto e profondo che, al tempo stesso, “suggerisce la tonalità di partenza: quella di un clima di estrema freschezza, di limpidità in qualche modo fondamentale che da sempre è stato quello del battesimo e del suo genius loci”. Il prof. Paul De Clerck, docente emerito dell’Institut Catholique de Paris, ha tracciato un’efficace sintesi dell’evoluzione teologica e liturgica del battistero. Il ritorno attuale del battesimo degli adulti e la sua nuova forma “esige nuovi spazi, in quanto non è possibile celebrare il battesimo di uno o più adulti solo nei luoghi creati nel corso del secondo millennio”. Dal canto loro, il prof. Jean Guyon, direttore di ricerca presso il Centro Nazionale di Ricerca Scientifica di Aix-en-Provence e membro della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, e il prof. Carlo Tosco, docente presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino hanno presentato lo sviluppo architettonico dei luoghi dell’iniziazione cristiana dalla chiesa antica al Medioevo, fino all’epoca tridentina, mostrandone la forte dipendenza dal rito liturgico e lo stretto legame con la sociologia religiosa di ciascuna epoca.

In apertura della seconda giornata Anne Da Rocha-Carneiro, direttrice della Commissione d’Arte Sacra della diocesi di Lille, il prof. Ulrich Hahn docente presso la Fachhochschule di Aachen e il prof. Paolo Mauro Sudano della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino hanno presentato alcune realizzazioni contemporanee di luoghi del battesimo in Francia, Germania e Italia, mostrando il grande lavoro di ricerca e di realizzazione che in questi ultimi decenni le Chiese europee hanno compiuto e che oggi proseguono con particolare attenzione. Don Giuliano Zanchi ha offerto una lettura mistagogica degli attuali riti battesimali osservando anzitutto come la particolare situazione presente segnata dal declino del regime sociale di cristianità apra nuovi stimolanti problemi “in ordine alla reale ed efficace formazione del soggetto cristiano e all’edificazione della comunione ecclesiale”. Sulla base della lettura mistagogica, al prof. Angelo Torricelli, della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, è stato affidato il compito di presentare alcuni progetti di architetture battesimali per il futuro. La singolare esperienza della Chiesa tedesca di connotare alcuni battisteri anche come luoghi di memoria del battesimo e spazi di incontro ecumenico è stata illustrata dalla prof. Maria Schwarz, vedova del celebre architetto Rudolf Schwarz e dal prof. Albert Gerhards docente di liturgia presso il Seminar für Liturgiewissenschaft dell’università di Bonn.

Infine, la riflessione sulla dimensione battesimale della penitenza è stata la porta di accesso per l’analisi dei luoghi della celebrazione di questa. Obbedendo al significato originario della penitenza, il convegno ha inteso affrontare il tema dei luoghi della celebrazione di questo sacramento in modo strettamente congiunto al battesimo, tracciando un ideale rapporto tra battistero e luogo della penitenza. Il prof. Enrico Mazza, docente presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma, attraverso l’analisi delle analogie tra la formula battesimale e la formula assolutoria, e la comprensione dei sacramenti come imitazione tipologica, ha mostrato i due elementi principali grazie ai quali la penitenza è legata al battesimo: la disciplina penitenziale antica e il tema della conversione che le è proprio. Alla prof. Marchita Mauck, della Luisiana State University di Baton Rouge è stato affidato il compito di mostrare alcuni esempi di luoghi per la celebrazione della penitenza.

Padre Robert Taft s.j., del Pontificio Istituto Orientale di Roma, osservando come “il compito del liturgista cattolico non sia quello di dire al magistero o al popolo santo di Dio che cosa debbono fare, bensì di indicare i fatti e di delineare le alternative”, ha presentato una pertinente e documentata analisi del battesimo e del battistero tra oriente e occidente. Al termine dell’analisi storica, indicando alcune lezioni pastorali per l’oggi, padre Taft ha ricordato, tra l’altro, la necessità di una corretta comprensione della Tradizione: “Un’immobilità inflessibile non è sinonimo di fedeltà alla Tradizione bensì al passato. La Tradizione non è il passato; è l’attuale autocoscienza della Chiesa di ciò che le è stato tramandato non come un tesoro inerte ma come una dinamica di vita interiore. E ciò che la storia della Tradizione mostra è un costante cambiamento per andare incontro alla sfida delle nuove necessità. Quindi la pratica della Chiesa non è determinata dal passato, ma dalla Tradizione, che è il presente della Chiesa in dialettica dinamica con il suo passato. Questo è il motivo per cui la Chiesa cattolica non è stata mai guidata da un’ideologia retrospettiva. Lo storico della liturgia studia il passato non per imitarlo ma per imparare da esso, al fine di capire la tradizione in continuità con la propria interezza, e non al fine di rimanere prigioniero della sua più recente, spesso contingente, manifestazione”.

Il monaco benedettino Philippe Markiewicz, sintetizzando le acquisizioni del convegno e indicando le questioni ancora aperte, ha concluso ricordando come alla bellezza e al significato dei battisteri evocati più volte durante i lavori del convegno debba necessariamente trovare luogo una liturgia in grado di corrispondere a tale qualità.

Al comitato scientifico dei Convegni Liturgici Internazionali di Bose, composto da Enzo Bianchi (Bose), Goffredo Boselli (Bose), Frédéric Debuyst (Louvain-la-Neuve), Paul De Clerck (Paris), Albert Gerhards (Bonn), Keith Pecklers (Roma - Boston) Stefano Russo (Roma) Giancarlo Santi (Milano) Crispino Valenziano (Roma), spetta ora il compito di individuare nuove tematiche per i convegni dei prossimi anni.

Tutte le relazioni del convegno di quest’anno, saranno pubblicate nella serie annuale degli Atti.

Enzo Bianchi

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