L'appello spirituale delle cattedrali - Avvenire

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Monastero di Bose
Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto – Cei
Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori

XVI CONVEGNO LITURGICO INTERNAZIONALE
ARCHITETTURA DI PROSSIMITÀ

Idee di cattedrale, esperienze di comunità

BOSE, 31 maggio - 2 giugno 2018


Avvenire, 31 maggio 2018
di Goffredo Boselli

Al centro della città e idealmente al cuore della società contemporanea, le cattedrali di cosa oggi sono segno? Sono reliquie preziose di un tempo tanto glorioso quanto passa- to? Segni ostentati delle pretese trionfali- ste di una cristianità ormai scomparsa? Come conciliare la loro centralità spaziale con la progressiva marginalizzazione del messaggio cristiano nelle società occidentali come nei comportamenti degli uomini e delle donne di oggi? Come coniugare le loro monumentali dimensioni con la lenta erosione dell’appartenenza alle comunità cristiane e della presenza alle assemblee liturgiche? Siamo forse costretti a guardare alle nostre cattedrali come a delle immense navi spiaggiate alle quali è venuto meno il mare in cui navigare? In definitiva, il segno della cattedrale è oggi diventato insignificante?


Di fronte a queste impietose quanto inevitabili domande non può venir meno la piena convinzione che la visibilità delle nostre cattedrali è ancora portatrice di un messaggio per la società di oggi. La loro presenza al cuore delle città è tutt’oggi memoria della prossimità della comunità cristiana alla comunità umana. Le loro dimensioni segno della vocazione non settaria ma multitudinista della Chiesa. Infine, ma non per ultimo, la loro qualità architettonica e la loro bellezza artistica sono la più eloquente parola sulla natura e il fine della rivelazione cristiana. “Cattedrale” è vocabolo che evoca da sé solo per il popolo cristiano le radici e l’eredità della sua fede, la testimonianza del- la storia e il centro simbolico della chiesa diocesana. Per i non credenti è un riferimento alla cultura e alla storia, per il turista, per l’esteta e per lo storico un luogo la cui visita offre sempre scoperte ed emozioni. Per lo Stato e i suoi organi un monumento unico da conservare e un patrimonio artistico peculiare da valorizzare.

Pertanto, la vocazione prima di una cattedrale non è quella di essere un museo di opere d’arte o di custodire un tesoro, né di essere una meta turistica o una prestigiosa sala di concerti. Sebbene possa e debba essere anche tutto questo, la cattedrale è innanzitutto la chiesa madre il centro spirituale e liturgico della chiesa locale, il luogo dove è posta la cattedra del vescovo in mezzo alla sua diocesi. La cattedrale è sta- ta e resta l’espressione della fede di un popolo che nel corso dei secoli ha apposto il sigillo del suo tempo in funzione della sua cultura religiosa e del suo genio artistico.

La prima vocazione alla quale la città contemporanea appella la cattedrale è quella di essere presenza, in altre parole di continuare a esserci e assumere il senso dello stare al centro, lì dove la storia l’ha posta. Al cuore dello spazio cittadino, la cattedrale non è solo nella città ma è con la città. In senso figurato essa abita la città insieme ai suoi abitanti, come un simbolo il cui significato deborda ampiamente il suo valore religioso e la sua funzione cultuale.

Se la centralità della cattedrale non è più in alcun modo l’emblema della pretesa della Chiesa di fondare e ordinare l’intero mondo sociale, se lo stagliarsi della sua figura nello skyline della città non è di certo l’immagine di un potere spirituale incontrastato, affermare che il primo compito della cattedrale al cuore della città e della società contemporanea è quello di esserci, significa essere fino in fondo consapevoli del valore della presenza, della semplice e nuda presenza.

La presenza basta a se stessa e, a maggior ragione, la forza e l’intensità della pre- senza di un edificio storico e di grande valore architettonico e artistico come è una cattedrale. Se crediamo all’efficacia e all’eloquenza dei luoghi, degli spazi, degli edifici e delle architetture non fatichiamo a comprendere che il semplice esserci della cattedrale al centro della città svolge il compito di ricordare che anche una società secolarizzata non può recidere le sue radici religiose. In Europa la civiltà cristiana è tramontata ma le cattedrali restano. Restano come testimoni di una storia religiosa e culturale che non può essere dimenticata, ignorata né tan- to meno rimossa, ma che deve essere conosciuta e interiorizzata.

La presenza della cattedrale al cuore della città contemporanea è un appello a ricordare non solo che la dimensione spirituale nelle sue molteplici forme ed espressioni è costitutiva di ogni essere umano, ma anche che la stessa convivenza umana, il tessuto quotidiano delle relazioni, la costruzione dei valori condivi- si e la ricerca del bene comune necessitano della componente spirituale. Tra gli edifici e gli spazi pubblici della città, la cattedrale ha vocazione a essere uno spa- zio altro che è figura dell’esistenza di una dimensione altra della vita. Per questo, la sua presenza connotata da una particolare bellezza architettonica e artistica invita a entrare per accedere e aprirsi a un’altra dimensione del vivere.

Percorrerla nell’interezza della sua profondità può condurre a comprendere che l’esistenza umana necessita di un orientamento, uno scopo, un fine, una meta. La cattedrale sta al centro della città per ricordare che quando l’umanità perde la dimensione spirituale smarrisce una par- te non accessoria ma essenziale di se stessa, per questo la vocazione oggi della cattedrale al centro dello spazio pubblico è quello di ricordare in modo silente che il messaggio cristiano è ancora oggi una risorsa di umanizzazione. Questo è il primo compito della cattedrale oggi nella città contemporanea, quello della presenza, che non è occupare il posto centrale, ma rispondere alla vocazione del cristianesimo di stare al centro della vita umana, là dove la vita ogni giorno pulsa.

Città e cambiamenti - Osservatore Romano

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Monastero di Bose
Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto – Cei
Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori

XVI CONVEGNO LITURGICO INTERNAZIONALE
ARCHITETTURA DI PROSSIMITÀ

Idee di cattedrale, esperienze di comunità

BOSE, 31 maggio - 2 giugno 2018


Osservatore Romano
di Mario Abis

Negli ultimi decenni siamo testimoni diretti di una globalizzazione che in primis significa urbanizzazione del mondo, ovvero trasformazione della visione di città che, aprendosi a nuovi orizzonti, crea soluzioni sempre più innovative. Fin dalle origini della cultura occidentale si è posto l’accento sull’insieme di pregiudizi che viziano il rapporto centro-periferia.

Se da un lato il centro è sinonimo di importanza, di potere, di legittimazione ed efficacia (dall’agorà al panottico, la stessa architettura ha esaltato positivamente il concetto di centralità come luogo del potere) dall’altro lato, per contrasto, la periferia viene confinata ad assumere un ruolo marginale e negativo, nonché svantaggioso e delegittimante. Questa sorta di tensione storica viene oggi a scontrarsi e a frantumarsi in un mondo caratterizzato da nuovi “processi di decentramento”, fotografati proprio da Augè. L’antropologo spiega come il processo di urbanizzazione corrisponda a un duplice sviluppo che vede la convergenza delle grandi metropoli con le vie di comunicazione e consumo, i cosiddetti “filamenti urbani”, ossia quegli spazi che saldano tra loro queste nuove e grandi agglomerazioni urbane.

In questo scenario «il mondo è un’immensa città. È una città-mondo», dove occorre ribaltare i pregiudizi e riabilitare il concetto stesso di periferia che, più che estinto, si trova oggi di fronte a un processo di trasformazione. Secondo Wallerstein «Centro/periferia è un concetto di globalizzazione del mondo premoderno»; nella modernità, invece, vi è un’immagine di centro demoltiplicato e onnipresente, in cui vige la regola di un eterno presente.

Lavori del 3 giugno

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Monastero di Bose
Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto – Cei
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XV CONVEGNO LITURGICO INTERNAZIONALE
ABITARE
CELEBRARE
TRASFORMARE

processi partecipativi tra liturgia e architettura

BOSE, 1-3 giugno 2017


Si conclude oggi il XV Convegno Liturgico Internazionale, organizzato dal Monastero di Bose e dall’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’edilizia di Culto della CEI.

Le conferenze di quest’ultima sessione – presieduta da fr. Goffredo Boselli, membro del Comitato scientifico – ruotano intorno al verbo /TRASFORMARE/ cioè dare nuova vita ai luoghi. Ogni spazio costruito dall’uomo è un organismo vivo e per questo in continua trasformazione, autentica metamorfosi di finalità, usi e forme. Semper reformanda è la Chiesa, anche nelle sue architetture. La tradizione ecclesiale – che è trasmissione del fuoco e non nostalgia delle ceneri – abita e vive gli spazi della comunità nei suoi continui mutamenti; inevitabilmente, dunque, e vitalmente li trasfigura, perché continuino ad essere eloquenza dell’oggi di Dio per gli uomini che vivono l’oggi della Chiesa nell’oggi del mondo. Dare nuova vita alle cose non è solo compito del divino, ma richiede il contributo dell’umano.

Il prof. Carlo Ratti del Massachusetts Institute of Technology di Boston, dove dirige il Senseable City Lab, propone una riflessione su «Temporaneo e permanente in architettura», mentre l’architetto Mario Cucinella di Bologna, docente presso la Facoltà di Architettura di  Ferrara,  l’Università  di  Nottingham,  lo IED  di  Torino,  l’Università  Federico  II  di  Napoli,  e  direttore  del  comitato  scientifico  di  PLEA  (Passive  and  Low  Energy Architecture), offre una rilettura trasversale dei temi percorsi durante i tre giorni di questo convegno: Abitare, Celebrare e Trasformare.

Al termine di un tempo di dibattito e dialogo fra relatori e pubblico, il presidente del Comitato scientifico, fr. Enzo Bianchi, porge all’assemblea i saluti e i ringraziamenti conclusivi, alla fine del XV Convegno Liturgico Internazionale di Bose, che ha cercato di mettere in evidenza la dimensione partecipativa dell’esperienza ecclesiale e architettonica, nel movimento virtuoso fra committenza, architetti, artisti e comunità cristiana. Ancora una volta si conferma che non è possibile pensare e realizzare gli spazi di una chiesa senza il coinvolgimento delle persone e delle comunità chiamate ad abitare i luoghi di vita della Chiesa, in profonda sinergia con il tessuto sociale e ambientale circostante.

 

Lavori del 2 giugno

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Monastero di Bose
Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto – Cei
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XV CONVEGNO LITURGICO INTERNAZIONALE
ABITARE
CELEBRARE
TRASFORMARE

processi partecipativi tra liturgia e architettura

BOSE, 1-3 giugno 2017


Si svolge oggi la seconda giornata del XV Convegno Liturgico Internazionale, organizzato dal Monastero di Bose e dall’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’edilizia di Culto della CEI.

La sessione della mattina – presieduta dalla dr. Micol Forti, direttrice della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani e membro del Comitato scientifico – ruota intorno alla tematica del /COSTRUIRE/ cioè porre un nuovo elemento all’interno di un paesaggio: in senso architettonico e teologico, la Chiesa è costruttrice del tempo e dello spazio, sapendo che costruire è quell’autentico abitare, che – mentre erige costruzioni – si prende cura di ciò che cresce. Il prof. Luigi Bartolomei, dell’Università di Bologna presenta l’interazione fra costruzione dello spazio sacro e paesaggio, nel segno del signum consolationis.

In seguito il critico dell’architettura Jean-François Pousse (Meudon), con fr. Philippe Markiewicz osb (Paris), architetto e direttore della rivista francese Arts sacrés, presentano la recente realizzazione della Cattedrale e del Centro culturale per gli ortodossi russi a Parigi, alla luce dei principali progetti finalisti in concorso.

Nel pomeriggio – sotto la presidenza di mons. Giancarlo Santi – la riflessione verte intorno al verbo /CELEBRARE/ che, coniugato in chiave teologica, implica l’assumere e l’abitare la ritualità e la spiritualità in un luogo: l’agire liturgico di una comunità celebrante plasma gli spazi, imprime una direzionalità, apre vie di senso e di sensibilità, manifesta la Chiesa, mentre le dà forma. Il teologo francese Louis-Marie Chauvet dell’Institut Catholique de Paris offre la sua riflessione circa l’attuale domanda di riti, come possibile apertura di itinerari di senso, di fede e di umanizzazione.

In seguito, la dr. Kristell Köhler, responsabile diocesana per la pastorale giovanile della diocesi di Köln e il prof. Albert Gerhards, docente presso il Seminar für Liturgiewissenschaft dell’università di Bonn, esamineranno il caso del Centro di pastorale giovanile «Crux» di Köln per esemplificare alcuni criterio di adattamento degli spazi liturgici per celebrazioni peculiari.

Anche durante questa giornata, le diverse conferenze della sessione mattutina e pomeridiana sono seguite da un tempo di scambio e dibattito animato dai giovani architetti e professionisti del /CLI LAB/, che illustrano le “architetture quotidiane” degli spazi sacri vissuti concretamente dalle comunità, e che propongono alcuni schemi per “visualizzare il limite” nel pensare e disegnare uno spazio per il culto, fra separazione e coinvolgimento, cammino e scoperta.

Lavori del 1 giugno

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Monastero di Bose
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XV CONVEGNO LITURGICO INTERNAZIONALE
ABITARE
CELEBRARE
TRASFORMARE

processi partecipativi tra liturgia e architettura

BOSE, 1-3 giugno 2017


Si è aperto questa mattina il XV Convegno Liturgico Internazionale, organizzato dal Monastero di Bose e dall’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’edilizia di Culto della Conferenza Episcopale Italiana, in collaborazione con il Consiglio Nazionale degli Architetti, dedicato al tema: Abitare, celebrare, trasformare. Processi partecipativi tra liturgia e architettura.

Il fondatore di Bose, fr. Enzo Bianchi, ha aperto i lavori con una relazione introduttiva, seguita dall’indirizzo di saluto di mons. Valerio Pennasso, direttore dell’UNBC della CEI, che si è fatto latore del messaggio di S. Ecc. Mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. Il dott. Giuseppe Cappochin, presidente del CNAPPC, ha poi porto il suo saluto ai partecipanti al Convegno.

Nell’intento di delineare una grammatica per pensare e vivere la Chiesa attraverso i suoi spazi e le sue architetture, la sessione del mattino è dedicata alla coniugazione del verbo /FARE/ nella prospettiva ecclesiologica del «fare Chiesa» e del «fare chiese» in senso architettonico. Il prof. Dario Vitali, ecclesiologo della Pontificia Università Gregoriana (Roma) esamina la prospettiva teologica della Chiesa, fra appartenenze e radicamento nel territorio, mentre mons. Valerio Pennasso, esamina i luoghi per la comunità, attraverso i loro processi di costruzione e trasformazione.

Nel corso della seduta di apertura, presieduta da mons. Angelo Lameri (Pontificia Università Lateranense, Roma), membro del Comitato scientifico, S Ecc. mons. Marco Arnolfo, Arcivescovo metropolita di Vercelli, ha dato lettura del messaggio del Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, con la benedizione del Santo Padre Francesco; mentre il messaggio del Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura è stato letto da mons. Fabrizio Capanni, officiale del medesimo Pontificio Consiglio.

La sessione del pomeriggio – presieduta dall’architetto Andrea Longhi (Politecnico di Torino), membro del Comitato scientifico – è dedicata al tema dell’/ABITARE/, considerato sotto l’angolo antropologico e filosofico del prendere dimora in uno spazio costruito: se «l’abitare è il modo in cui i mortali sono sulla terra» (Heidegger), allora questa modalità dev’essere pensata e assunta, in un dato intreccio e contesto sociale, nell’epoca dei non-luoghi. Dopo il saluto di S. Ecc. mons. Gabriele Mana, vescovo di Biella, che ha dato lettura del messaggio di E. Ecc. mons. Claudio Maniago, presidente della Commissione per la Liturgia della CEI, la prof. Carla Danani, dell’Università di Macerata, accompagna l’uditorio in un percorso attraverso le diverse prospettive filosofiche contemporanee dell’abitare, per delineare una «Oikosophia» per l’oggi.

In seguito, gli architetti Aaron Werbick e Gerald Klahr (Köln-Berlin) presentano il progetto partecipativo come metodo, alla luce della loro esperienza di dialogo fra committenza ecclesiale, comunità cristiana, architetti e costruttori.

Alle relazioni del mattino e del pomeriggio segue un tempo di dialogo e dibattito animato dai giovani architetti e professionisti che, nel mese di febbraio, hanno partecipato al /CLI LAB/, un laboratorio interdisciplinare tra architettura e liturgia organizzato dal monastero di Bose dall’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’edilizia di Culto della Conferenza Episcopale Italiana per favorire lo scambio diretto di esperienze, progetti in corso, realizzazioni per aprire nuove strade verso la progettazione dei luoghi di culto e spiritualità.

 

XV Convegno Liturgico Internazionale - Abitare Celebrare Trasformare

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Monastero di Bose
Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto – Cei
Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori

XV CONVEGNO LITURGICO INTERNAZIONALE
ABITARE
CELEBRARE
TRASFORMARE

processi partecipativi tra liturgia e architettura

BOSE, 1-3 giugno 2017


pdfCOMUNICATO STAMPA

pdfPROGRAMMA

Da giovedì 1 a sabato 3 giugno 2017 si terrà presso il Monastero di Bose il XV Convegno Liturgico Internazionale. Organizzato dal Monastero di Bose e dall’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’edilizia di Culto della Conferenza Episcopale Italiana, in collaborazione con il Consiglio Nazionale degli Architetti, il XV Convegno Liturgico Internazionale di Bose sarà dedicato al tema: Abitare, celebrare, trasformare. Processi partecipativi tra liturgia e architettura.

Il Convegno sarà aperto dalla prolusione di Enzo Bianchi, fondatore di Bose e dagli indirizzi di saluto di don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e del Servizio Nazionale per l’Edilizia di Culto della Conferenza Episcopale Italiana e del Dott. Giuseppe Cappochin, presidente del Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

Tra i relatori, Carlo Ratti, Mario Cucinella, Louis-Marie Chauvet, Dario Vitali, Carla Danani, Aaron Werbick e Gerald Klahr, Luigi Bartolomei, Jean-François Pousse, Philippe Markiewicz, Kristell Köhler, Albert Gerhards.

Alcuni giovani ricercatori del CLI/LAB - il laboratorio interdisciplinare tra architettura e liturgia che si è svolto a Bose nel febbraio scorso - presenteranno le ricerche nate dal laboratorio come fonte di dibattito e di approfondimento tra i partecipanti al Convegno.

pdfCOMUNICATO STAMPA

 

Programma

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XV CONVEGNO LITURGICO INTERNAZIONALE
ABITARE
CELEBRARE
TRASFORMARE

processi partecipativi tra liturgia e architettura

Da giovedì 1 a sabato 3 giugno 2017 si terrà presso il Monastero di Bose il XV Convegno Liturgico Internazionale. Organizzato dal Monastero di Bose e dall’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’edilizia di Culto della Conferenza Episcopale Italiana, in collaborazione con il Consiglio Nazionale degli Architetti, il XV Convegno Liturgico Internazionale di Bose sarà dedicato al tema: Abitare, celebrare, trasformare. Processi partecipativi tra liturgia e architettura.

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