La comunità tra apertura e chiusura

In tal modo un determinato gruppo di individui ... finisce per muoversi solo entro le due possibilità consentite da quello schema: escludere, definendosi per contrapposizione e per appropriazione di qualcosa che è negato ad altri; o includere, pretendendo dagli altri stessi omologazione, adattamento e conversione all’identità del gruppo. quando si determina un fenomeno del genere prende corpo un errore paragonabile a quello che riduce l’esistenza individuale al mero “istinto” di sopravvivenza. Su un altro piano, anche la comunità tenderebbe all’autoaffermazione come unica ragione di vita. Invece, non è men vero per la comunità di quanto lo sia per i singoli che il dinamismo essenziale della nostra inquietudine sta nella ricerca di una vita che sia più della vita. In ciò la comunità dilata e trasfigura la stessa ricerca del singolo. Quella umana è una vita di confine, cosicché il qui e ora in cui ogni volta è di fatto implicato il nostro intero essere è essenziale non come dimensione ultima, ma in quanto ricapitolazione e anticipazione di un viaggio in corso ... Le comunità cui possiamo partecipare, comunque connotate, non sono la meta ultima, la; destinazione e la verità della condizione umana. Sono intanto e tendenzialmente quella realtà di comunione in cui impariamo a condividere la vita, ad amare, a diventare noi stessi, a continuare il viaggio (Roberto Mancini, {link_prodotto:id=364}, Qiqajon, Bose 2004, pp. 9-11).

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