La comunità non è un “ideale” umano

 È un vantaggio per tutti che questa ora della delusione circa gli individui e la comunità sopraggiunga quanto prima. Ma una comunione incapace di sopportare e di sopravvivere a tale delusione, per il fatto di dipendere dall’ideale, con la perdita di questo perde anche la promessa di una stabile esistenza che è data alla comunione cristiana, e quindi prima o poi per forza va in rovina. Qualsiasi ideale umano, immesso nella comunione cristiana, ne impedisce l’autentica realizzazione, e deve essere distrutto perché possa vivere la comunione vera. Chi ama il proprio sogno di comunione cristiana più della comunione cristiana effettiva, è destinato a essere un elemento distruttore di ogni comunione cristiana, anche se è personalmente sincero, serio e pieno di abnegazione ... Chi si costruisce un’immagine ideale di comunione, pretende la realizzazione di questa da Dio, dagli altri e da se stesso. Nella comunità cristiana avanza esigenze sue, istituisce una propria legge e giudica in base a essa i fratelli e perfino Dio. Si impone con durezza, quasi un rimprovero vivente nel gruppo dei fratelli. Fa come se spettasse a lui solo creare la comunione cristiana, come se fosse il suo ideale a legare insieme gli uomini. Ciò che non va secondo il suo volere è preso da lui come un fallimento. Quando il suo ideale fallisce, pensa che si tratti della rovina della comunità. E così diventa prima accusatore dei fratelli, poi accusatore di Dio e infine si riduce disperatamente accusatore di se stesso. È Dio ad aver già posto l’unico fondamento della nostra comunione, è Dio ad averci unito con altri cristiani in un solo corpo, in Gesù Cristo, ben prima che iniziassimo una vita comune con alcuni di loro: per questo la nostra funzione nel vivere insieme ad altri cristiani non è quella di avanzare esigenze, ma di ringraziare e di ricevere. Ringraziamo Dio per ciò che egli ha operato in noi. ringraziamo Dio perché ci dà dei fratelli che vivono la sua vocazione, del suo perdono dei peccati, della sua promessa. Non reclamiamo per ciò che da Dio non ci vien dato, ma lo ringraziamo per ciò che ci dà quotidianamente. l’eternità (Dietrich Bonhoeffer, Vita comune, Queriniana, Brescia 2003, pp. 21-23).

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