Intimità e solitudine
Una buona parte dell’energia dell’uomo si consuma nel tentativo di vivere in pienezza gli affetti. L’uomo è alla ricerca ardente dell’intimità con altri esseri. La ricerca lo spinge a desiderare relazioni umane senza alcuna barriera, una comunicazione senza restrizioni. L’intimità qui appare come un fine da raggiungere senza il quale non vi sarà felicità terrena, e la sua immagine si aureola come nessun’altra.
Ogni esame di noi stessi ci porta a constatare che ogni relazione di intimità, anche nelle coppie più unite, suppone dei limiti. al di là, ecco la solitudine umana. Chi si rifiuta a quest’ordine della natura conosce la rivolta, conseguenza del suo rifiuto.
Il consenso a questa solitudine fondamentale apre un cammino di pace e, al cristiano, permette di scoprire una dimensione sconosciuta della relazione con Dio. Consentire a questa parte di solitudine, condizione di ogni vita umana, stimola all’intimità con Colui che ci strappa alla solitudine deprimente dell’uomo di fronte a se stesso.
Dire al Cristo “Ti amo” ci spinge a manifestargli la nostra intenzione in un gesto, un atto, altrimenti la parola resta lettera morta. Per lui dobbiamo, in ogni combattimento, spezzare in noi ciò che deve essere spezzato, a rischio di esserne segnati momentaneamente nelle nostre energie vitali. L’intimità con lui colmerà le solitudini, ormai animate.
Con lui la solitudine diventerà comunione e sosterrà una fede capace di trasportare le montagne (Roger Schutz, Dinamica del provvisorio, Morcelliana, Brescia 1965, pp. 110-111)